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Concorso docenti: invito al Ministro Profumo (e all’ex)

175.813 perché.

Spett.le ministro Profumo, ringraziandola per l’augurio fatto ai 320 mila candidati del concorso per docenti, ma principalmente per averci fatto intendere che non siamo più adatti a questo tipo di scuola, rivolgiamo a lei e a chi l’ha preceduta, l’ex ministro Gelmini, l’invito a “tentare la sorte” col simulatore che è stato il banco di prova di tanti italiani. Chiediamo semplicemente che una trasmissione televisiva o, per meglio concentrarsi, una diretta streaming dal proprio studio possa riprendere i vostri 50 minuti della prova preselettiva.

Solo 88.610 candidati hanno superato la prova, il 33,5% dei 264.423 aspiranti professori che hanno svolto i test. Prima ancora che gli aspiranti docenti ammessi, affrontino le successive prove in programma (scritti e gli orali), con la novità della lezione simulata che valuterà la capacità di stare in classe e comunicare agli studenti (bella questa, peccato non aver raggiunto quota 35, che ci perdiamo), sarebbe un nobile gesto dimostrare le capacità di chi governa tale importante ministero.

Ci aspettiamo che qualcuno risponda “non c’entra niente” il mio compito di ministro con il test preselettivo. I 175.813 aspiranti docenti che non hanno passato la prova, ma anche quel 33,5% che ce l’ha fatta, si è posto lo stesso quesito. Un personal computer in 50 minuti ha deciso che migliaia di persone, molte delle quali già docenti in servizio da decenni e passate al vaglio di altri concorsi, non potranno insegnare perché non sono stati in grado di rispondere a domande di questo tipo:

«Quattro cantanti, Mauro, Walter, Luigi e Fabrizio, hanno scritto ognuno una canzone dedicata alla propria Regione: Lombardia, Toscana, Veneto e Puglia (non necessariamente in quest'ordine). Ognuno dei quattro cantanti, inoltre, suona un solo strumento musicale: chitarra, piano, violino, tromba (non necessariamente in quest'ordine). Si sa che: I) Walter suona la tromba; II) Fabrizio, originario della Lombardia, non suona il piano; III) Mauro non suona la chitarra. In base alle informazioni precedenti è certamente vero che Luigi:
A. è veneto
B. suona la chitarra, se Mauro suona il piano e Fabrizio suona il violino


C. è pugliese
D. suona il piano solo se Fabrizio suona il violino».

I tassi di maggiore successo sono stati registrati nei candidati con un’età compresa tra 25 e 26 anni e tra quelli con un’età compresa tra i 35 e 37 anni. Parallelamente, i tassi di successo decrescono nei test svolti da candidati con un’età dai 39 anni in poi.

Ci auguriamo che lei, con la sua laurea in ingegneria, e con i suoi 59 anni, possa cogliere il nostro invito a cimentarsi pubblicamente al simulatore ancora on line. Ci auguriamo anche che accetti l’invito anche l’ex ministro Gelmini, 39 anni.

50 minuti, il tempo di una partitella a tennis, a calcetto, di una pennichella pomeridiana, di una messa in piega, da dedicare ai suoi “dipendenti” non è chiedere troppo, è invece un’opportunità per dimostrare vicinanza a chi giornalmente è gratificato dai suoi studenti e per un giorno è stato umiliato da un pc. Seguono circa 175.813 firme.

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.120) 27 dicembre 2012 17:23

    Ma cosa centra il ministro Gelmini? Sempre la solita codardia!

  • Di sbirciapaola (---.---.---.47) 27 dicembre 2012 17:43
    Luigi Colella

    Farei fare la prova a tutti i ministri dell’istruzione che si sono succeduti per vedere se sono all’altezza dei loro "subalterni" docenti. Quale codardia!?

  • Di (---.---.---.227) 28 dicembre 2012 15:09

    Il rancore non muore mai. Anzi, qui è proprio livore.

  • Di (---.---.---.47) 28 dicembre 2012 15:26

    Ma chi scrive? L’avv. Gelmini in persona?

  • Di (---.---.---.143) 29 dicembre 2012 11:11

    Non sono un insegnante e nella vita mi diverto a scrivere quiz di questo genere. Non tutti sono portati a risolverli e non sono adatti a giudicare un insegnante. Se l’obiettivo è scegliere un professionista in grado di comunicare coi discenti in modo da riuscire a trasmettere loro insegnamenti, allora siamo fuori strada. Questi quiz hanno come unico obiettivo quello di selezionare i migliori giocatori.

    Emanuele.
  • Di (---.---.---.218) 29 dicembre 2012 12:53

    Ho 32 anni, non sono una precaria della scuola, perché non mi è mai piaciuto, nè potevo permettermelo, ’perder tempo’ con le trafile che il sistema di arruolamento scolastico, almeno finora, ha imposto. Ho insegnato 5 anni, come contrattista, lingua inglese alla sapienza (€ 200 lorde per 50 ore di insegnamento), una cosa mortificante, accettata solo per far curriculum, e stop, questa la mia esperienza da docente, nella vita faccio tutt’altro. Ho trovato questo concorso un’ottima opportunità per inserirmi subito nel mondo della scuola e l’ho affrontato con serietà. Ma scusate, abbiamo avuto 20 giorni per prepararci, non credo ci si possa presentare ad un concorso e andare a "culo", consentitemi l’immediatezza della locuzione. Io l’ho superato facendo solo due errori, non perché sia un genio, anzi, ma perché ero preparata. E se l’ho fatto io, poteva farlo chiunque, dal momento che sono al nono mese di gravidanza (e credetemi, passare tante ore al pc non mi ha fatto bene) e ho una bimba di quindici mesi di cui mi sono occupata, oltre a casa e marito. Il simulatore che è divenuto il mio pane quotidiano anzi notturno. Certo è stato sacrificante, ma il risultato è arrivato. Bastava prepararsi. Inutile incazzarsi ora con Profumo, anzi magari ce ne fossero di più di occasioni come queste! Ciao e in bocca al lupo per tutto!

  • Di (---.---.---.0) 1 gennaio 2013 15:21

    Effettivamente bastava semplicemente prepararsi. Un insegnante deve essere anche una persona in grado di accettare queste sfide oltre a saper coinvolgere nella didattica i propri allievi. Sicuramente per coloro che hanno svolto un percorso di studi umanistico-letterario il test non era semplice, ma con 20 giorni di utilizzo del simulatore sarebbe stato certamente capace di superarlo. Quindi, senza offesa per nessuno, scagliarsi contro chi li ha predisposti mi sembra un modo per scagionare se stessi.

  • Di (---.---.---.13) 22 febbraio 2013 17:28

    Questa la cronaca del concorso a cattedra per le classi A043/50, A051, A052 nella città di Catanzaro. A chi legge stabilire la validità o meno dello svolgimento. Preciso di essermi rivolta ai colleghi ( perché di colleghi si tratta) della vigilanza per chiedere un po’ di silenzio in aula, non riuscivo a concentrarmi con quel cicaleccio, e di aver ottenuto semplicemente un “ Ragazzi, per piacere, per rispetto dei vostri colleghi” e poi tutto come prima. Ma andiamo con ordine: innanzitutto i tre giorni di prove si sono svolti con alcune caratteristiche comuni. E cioè: alcun controllo dei vocabolari, zaini e borse colmi di libri tranquillamente nella disponibilità dei candidati (ciascuno ha potuto tenerli al proprio banco), sciarpe, cappelli e giubbotti in diversi casi sul banco a formare con i dizionari improbabili pile, contenitori di dizionari sui banchi dei candidati. Insomma tutto il normale – e inaccettabile, almeno credo- armamentario degli studenti quando in un compito in classe vogliono celare qualche magagna. Tutto ciò senza che un membro della commissione o un vigilante facesse osservare alcunché. All’inizio della prova era richiesto ai candidati di consegnare il cellulare: il banco su cui si raccoglievano era pieno di cellulari più che obsoleti, ma all’uscita vedevi nelle mani degli stessi colleghi telefoni di ultima generazione. In più: fogli bianchi per la brutta copia distribuiti in numero assolutamente casuale senza alcuna sigla da parte dei commissari ( verosimilmente ognuno avrebbe potuto mettervi in mezzo un proprio foglio, già scritto e compilato e poi ricopiarlo); ancora: numero di riconoscimento assegnato ad ogni candidato da scrivere su un lembo esterno del plico per mantenere l’anonimato: il codice veniva bandito ( letteralmente) dai vigilanti in aula che dicendo il nome e cognome di ogni candidato proseguivano: “ Scriva 2** ”. In sintesi, io, che pure non sono famosa per la buona memoria, ricordo nome e cognome e codice numerico di diversi candidati mai visti prima. Saprei dire, dunque, senza aprire il plico e solo leggendo il codice esterno, di chi è quel compito. Come me molti, anche vigilanti e commissari, immagino. Faccio ora un breve distinguo tra i tre giorni di prove:

    A043/50: Pur essendo entrati regolarmente alle 8.00, la traccia della prova ci è stata consegnata poco prima delle 10.30. Nel frattempo siamo stati liberi di andare a zonzo per tutti i locali della scuola e di usare il cellulare. Nella mia aula ci è stato consentito di sedere in due per banco. I vigilanti, dopo aver letto le avvertenze di svolgimento della prova e aver dato il via sono stati un buon tempo in corridoio, poi al cellulare, poi al posto di “controllo” intenti in chiacchiere. In aula un brusio costante, libri e fotocopie e cellulari solo un po’ celati, giusto per preservare un po’ di faccia, dietro le sopra dette architetture di dizionari, contenitori, sciarpe. Un collega ha finito il compito in un’ora e mezza ( molto bravo e veloce? Oppure?) e gli è stato consentito di firmare e uscire. Nessun problema, del resto dopo 60 minuti a tutti era consentito andare in bagno, lasciando il compito sulla cattedra dei vigilanti.

    A051: Dopo aver letto le solite avvertenze i vigilanti ci hanno invitati a “fare con garbo”...cosa? Ma scambiarci informazioni e copiare, biensur! Sempre i soliti fogli bianchi senza alcuna sigla per la brutta distribuiti in numero casuale e sempre il codice numerico personale e segreto bandito pubblicamente in aula ( del resto se io volessi “raccomandarmi” potrei tranquillamente dire ad uno dei commissari: “ Io sono il numero 2**”). Si verifica un’altra cosa: due colleghi sbagliano a copiare in bella, viene loro dato un nuovo modulo ministeriale. A me, che pure avevo fatto qualche cancellatura in bella copia vien detto: “ Non importa, non fa nulla, e poi comunque non abbiamo più moduli”. Sempre il solito brusio, sempre fotocopie, libri e cellulari.

    AO52: nulla di diverso: il solito ritardo, anzi un po’ meno, 9.50, nella consegna delle tracce. Presa da un po’ di paura chiedo ai commissari se una cancellatura possa invalidare il compito. “ Naturalmente sì”, rispondono. “Ma ieri i vostri colleghi hanno detto no!!!”. Spallucce. La traduzione e le domande richiedono un po’ di tempo, le due ore e trenta sembrano insufficienti. Naturalmente ci sono i soliti geni che finiscono con circa un’ora di anticipo, chissà con quali supporti! In aula si sentono chiacchiere per tutto il tempo, libri e smartphone che scompaiono giusto quando i vigilanti annunciano l’arrivo ( sono sulla porta, osservano il corridoio) dei commissari. Del tutto ignari della prassi consolidata, del resto! L’esperienza che racconto mi è stata riferita in modo analogo da colleghi che hanno svolto l’esame in altre aule.

    Direte: perché non hai protestato lì? L’ho fatto con i vigilanti che hanno solo un po’ rimproverato i colleghi, per poi tornare al loro “vivi e lascia vivere”. Non sono andata oltre perché non mi sono sentita tutelata da chi, commissari compresi anzi per primi, avrebbero dovuto vigilare sull’andamento della prova. Credo sia prevedibile sapere come andrà a finire.

    Io amo la mia terra. E amo la scuola. Ma credo sia vero che noi docenti calabresi non sappiamo amare e difendere né l’una né l’altra.

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