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Con la cultura si mangia. Ecco come

80 miliardi. Tanto vale la cultura in Italia. La tanto bistrattata, ignorata, abbandonata cultura italiana rappresenta un giro d'affari pari al 5,8% del Pil. Ciò non deve stupire, visti i numeri: 5mila tra musei, monumenti e aree archeologiche, 49 siti Unesco, 10 miliardi di euro l'anno di introiti turistici. Ma tutto questo, i governi continuano a dimenticarselo. Negli ultimi 12 anni il bilancio del ministero si è quasi dimezzato.

La politica, alla parola “cultura”, troppo spesso ne associa un'altra: “tagli”. È superfluo ricordare quanto assurda sia la situazione dell'Italia, Paese con circa il 60% dei beni artistici mondiali e una quantità di spreco d'arte vergognoso. Già ne avevo parlato, anche se in veste di favola, su queste pagine.

 

I DATI

Nella top ten delle opere più visitate spicca il Colosseo: nel 2012 5,2 milioni di persone sono entrate nel circuito che oltre all’Anfiteatro Flavio comprende Foro Romano e Palatino. L’incasso in biglietteria è stato di 37,4 milioni di euro. Segue Pompei, con 2,3 milioni di visitatori che hanno portato 19,2 milioni. Terzo posto per gli Uffizi: 1,8 milioni di visitatori e 8,7 milioni di euro. In tutto, i 202 musei e 221 tra monumenti e aree archeologiche gestiti dallo Stato sono stati visitati da 36,4 milioni di persone, per un incasso di 113,3 milioni di euro. A questi vanno aggiunti gli introiti per i servizi ausiliari, come audioguide, visite guidate, bookshop, bar e ristorante: 6,1 milioni di euro nel 2011, una parte dei 44,5 milioni incassati dai concessionari privati che hanno in gestione i servizi.

Facciamo un confronto illustre: l’anno scorso al Louvre sono entrati ben 9,7 milioni di visitatori (6 milioni i paganti), e l’incasso in biglietteria è stato di 58 milioni di euro, a cui si aggiungono 15 milioni in servizi ausiliari, 16 in donazioni di privati e alcune altre voci, per un totale di entrate proprie pari a 100 milioni. Quasi come tutti i musei, i monumenti e le aree archeologiche in Italia.

Certo, non è ad una logica manageriale che si deve puntare. Nemmeno a Parigi, del resto, riescono a rifarsi dei costi con gli ingressi, visto che il Louvre nel 2012 ha ricevuto 116 milioni di sovvenzioni statali.

IL TURISMO

Però bisogna considerare, oltre all'introito netto del museo, la vetrina che la cultura di un paese offre ai turisti, e tutto l'indotto che ne deriva. Secondo i dati diffusi dal Mibac, nel 2011 la spesa dei turisti stranieri per vacanze artistico-culturali è stata di 10 miliardi di euro, il 32,6 per cento del totale sborsato da chi è venuto da noi in vacanza: 103,7 milioni di persone, 37 milioni delle quali hanno riempito hotel e ristoranti dei 352 comuni italiani considerati di interesse storico e artistico.

Il problema è che per la cultura investiamo molto meno di quello che in media investe il resto dell’Europa. Il bilancio del ministero dei Beni e delle attività culturali è passato dai 2,7 miliardi di euro del 2001 (lo 0,37 per cento del bilancio totale dello stato) a 1,5 miliardi previsti per il 2013 (appena lo 0,2 per cento del bilancio dello Stato). Il budget 2013 del Mibac è un terzo di quello dell’omologo ministero francese (circa 4 miliardi) e corrisponde allo 0,11 per cento del Pil (in Francia è lo 0,24). La cultura, in Italia, pesa sempre meno. E a tutti i livelli. Secondo il rapporto annuale 2013 di Federculture, dal 2008 a oggi il settore culturale ha perso in tutto 1,3 miliardi di euro tra risorse pubbliche e private.

IL FUTURO

In questo mancato investimento si prospetta anche un impoverimento futuro. Paesi come Inghilterra, Germania e Svezia sono riusciti a puntare sulla produzione culturale contemporanea, creando così un patrimonio per gli anni futuri. Da questo punto di vista, la vita culturale italiana è piuttosto fiacca.

Qualche spiraglio di speranza lo concede il ministro Massimo Bray, che gestisce sia la delega dei Beni culturali che quella del Turismo: il decreto Valore cultura, appena convertito in Parlamento, prevede circa 200 milioni per il settore culturale finanziati con accise su alcol e oli combustibili, mentre lo sblocco dei fondi strutturali europei consentirà di utilizzare circa 370 milioni di euro per opere di restauro e riqualificazione di siti archeologici e strutture architettoniche.

Iniziando il suo viaggio in Purgatorio, Dante scriveva: “Per correr miglior acque alza le vele omai la navicella del mio ingegno che lascia dietro a sé mar sì crudele”.

Parafrando e contestulizzando, per uscire dal “mar sì crudele” della crisi l'Italia ha tra i tanti un ottimo strumento; non sprechiamo la cultura, cominciamo a investerci. Seriamente.

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Foto: Stefano Costantini/Flickr

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