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Con Gaza

Contro i criminali (e suicidi) che trascineranno Israele e l’intera regione in una nuova Masada[i].

 

C’è poco da aggiungere a quanto ho scritto negli anni scorsi in decine di articoli dedicati alla tragedia di Gaza (chi vuole, può cercarli facilmente digitando la parola Gaza su “Cerca nel sito”). Calunniata, affamata, assediata, sottoposta a periodiche provocazioni, per precostituire la giustificazione a nuove aggressioni, Gaza sopravvive.

L’ultima provocazione è l’assassinio mirato di Ahmed al-Jabari, come al solito presentato da tutti i media come un mostro terrorista, mentre era l’uomo che stava trattando per arrivare a una nuova tregua. Nella mia introduzione al libro Israele sull’orlo dell’abisso (scritto insieme a Cinzia Nachira, Sapere 2000, Roma, 2002), pubblicata sul sito col titolo di Israele e il sionismo, e in diversi altri scritti avevo già denunciato che Israele puntava a uccidere soprattutto i palestinesi più impegnati nella ricerca di un dialogo, come ad esempio Issam Sartawi, che fu ucciso durante il Congresso dell’Internazionale Socialista ad Albufeira, in Portogallo (il 10 aprile 1983), dove si era recato come osservatore dell’Olp.[ii] È un vizio che non ha perso.

Tutta la stampa di informazione si dilunga tranquillamente in interpretazioni delle ragioni occulte di questa nuova aggressione, senza pudore. Calcoli elettorali, pressioni sugli Usa. Uccidendo, ancora, anche donne e bambini. Effetti collaterali.

Sembra tutto uguale a sempre. Ma c’è un fatto nuovo, sottovalutato da una sinistra stupida e pigra: le rivoluzioni arabe, che hanno cambiato parecchie cose. Il gesto dell’Egitto di Mursi di mandare a Gaza il suo primo ministro di fatto come possibile “scudo umano”, e l’apertura del valico di Rafah, sono una novità importante. Più volte avevo sottolineato che l’arroganza di Israele aveva già portato a gesti di protesta estrema e terroristica contro turisti israeliani da parte di singoli poliziotti egiziani, e avevo commentato: cosa accadrà quando a reagire così sarà invece un pilota di un aereo egiziano o di qualche altro paese arabo più o meno complice di Israele? Intanto più modestamente dopo la parziale vittoria della rivoluzione egiziana ci sono stati decine di attentati riusciti agli oleodotti che portano petrolio a Israele e alla complice Giordania, ugualmente attraversata da nuove tensioni.

Per questo è assurdo sottovalutare la novità rappresentata dalle primavere arabe, anche se non sempre vittoriose, e con processi non facili e spesso contraddittori. A questo proposito segnalo un commento di Piero Maestri alla discussione sulla Siria che prosegue faticosamente nella sinistra italiana, spesso con contributi negativi da parte del Manifesto, appena inserito sul sito: Maestri: La Siria e il movimento pacifista


[i] La fortezza di Masada vide una resistenza accanita all’occupazione romana della Palestina, che si concluse nel 73 o 74 d.c. con un suicidio collettivo, di cui parla lo storico Giuseppe Flavio. È diventata in Israele un simbolo e una tentazione costante delle ali oltranziste del sionismo, disposte a trascinare se stesse e il mondo in un abisso..

[ii] Issam Sartawi era nato ad Acco, in Palestina, nel 1934. Esiliato dal 1948, si laureò in medicina negli Usa, divenendo un noto cardiochirurgo. Già legato al Movimento nazionalista arabo (all’interno del quale militavano Habbash, Hawatmeh, Mohsen Ibrahim, Basil al-Kubeissi e altri futuri dirigenti palestinesi e libanesi), nel 1967 abbandona una carriera sicura per divenire l’animatore di un piccolo gruppo combattente, che si fonderà successivamente con al-Fatah. Convinto fra i primi della necessità di costruire uno Stato democratico e laico in cui anche gli ebrei abbiano il loro posto, comincia a occuparsi delle cause dell’emigrazione degli ebrei orientali in Israele, scoprendo presto che essi sono stati spesso sospinti da azioni congiunte del terrorismo israeliano e dei regimi arabi reazionari ad abbandonare le loro case. Tenterà, con modesti successi, di organizzare una controemigrazione ebraica verso il Marocco. A partire dal 1974. comincia una serie di incontri con alcuni israeliani come Maxime Ghilan o Uri Avneri, che rifiutano di definirsi antisionisti, ma riconoscono la necessità di uno Stato palestinese e accettano di discutere con l’Olp. Anche grazie a questi contatti, diventa uno dei principali esperti di relazioni israeliano-palestinesi dell’Olp . Verrà ucciso durante il Congresso dell’Internazionale Socialista ad Albufeira, in Portogallo. L’omicidio in Israele è stato attribuito all’ambiguo gruppo oltranzista di Abu Nidal, ma i palestinesi ritengono che Israele sia sato per lo meno il mandante. Anche i molti palestinesi uccisi in Europa, e in particolare a Roma, erano fautori del dialogo con gli ebrei non oltranzisti.

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