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Comunicazione a Cinque Stelle: il nuovo corso

Il nuovo corso della comunicazione a Cinquestelle riserva delle sorprese. Appare all’improvviso gente seria, preparata, che parla in maniera forbita, pacata.

Lindi, pinti e senza un pelo fuori posto, al limite del lezioso. Ed educati. Quasi l’opposto del loro ‘megafono’ di riferimento che dell’invettiva sboccata e urlata ha fatto il suo marchio di fabbrica.

C’è da chiedersi perché i vari Fico, Di Maio, Morra (o anche il quasi eretico Zaccagnini) siano stati tenuti nascosti finora. E non ho risposta al quesito.

Naturalmente questo non significa automaticamente essere d’accordo con quello che dicono, anche se su molti temi (ma non su tutti) si può ampiamente concordare.

Ma poi ci sono le differenze. Come sulla valutazione delle ultime vicende, quelle che hanno visto il leader del PD, Bersani, corteggiare a lungo il Movimento di Grillo raccogliendo solo un funesto due di picche. E ha insistito, dice la Puppato su left, per sessanta giorni senza risultato, pur chiedendo solo un’astensione che lo lasciasse provare, non un’adesione esplicita; fino a che le correnti filo-larghe-intese ben presenti all’interno del PD non hanno imposto un cambio di strategia a 180 gradi.

La lettura dei vari passaggi che hanno portato al governo PD-PDL diverge ampiamente. Nel varo dell’esecutivo Letta-Alfano i portavoce del M5S leggono esattamente una conferma di quanto hanno sempre sostenuto; non, quindi, un'ovvia conseguenza derivante dal loro aprioristico rifiuto di stringere accordi con la sinistra, ma la latente volontà dello stesso PD di truffarli con una falsa disponibilità che loro avrebbero fiutato e respinto.

Letture opposte che potrebbero lasciarci tutti nel dubbio, se non fosse che a distanza di tre mesi dalle elezioni politiche, il Movimento Cinquestelle ha preso la solenne batosta delle amministrative, perdendo oltre la metà dei suoi voti. Segno che pochi hanno creduto alla loro versione dei fatti e che molti invece avevano sperato proprio in una qualche forma di accordo, sostanziale o “di scopo”, per battere politicamente Berlusconi una volta per tutte e girare finalmente pagina. Per poi magari varare quella legge elettorale che sembra l’araba fenice: tutti ne parlano e nessuno la vede mai.

La novità del nuovo corso comunicativo dei grillini sembra indicare, al dunque, una sorta di autocritica post-amministrative del Movimento anche se, a parole, tutti esaltano, come vecchi marpioni della politica politicata, il loro grande successo (scegliendo con cura il paragone con le elezioni precedenti più utile per confermare le proprie tesi), continuando a ripetere come un mantra l’altro classico refrain del M5S sulla loro essenza trasversale; cioè sul non essere “né di destra né di sinistra”.

E questo mi piacerebbe riuscire a capirlo, perché è un’affermazione che nella sua semplicità veicola in realtà un contenuto un po’ criptico.

Qualsiasi decisione che un partito prenda è, in sé, o di destra o di sinistra; una qualsiasi scelta, economica, sociale, culturale, etica e così via, può essere progressiva o regressiva. Portare ad uno sviluppo della società o ad una sua involuzione. Andare verso una maggiore diffusione dei diritti, del benessere, della crescita della maggior parte della popolazione, della maggior parte degli strati “bassi” della popolazione, quelli più svantaggiati; oppure andare verso un deperimento del tenore di vita (materiale, sociale o culturale) della massa per favorire magari delle ristrette élite.

In questo senso qualsiasi partito che si proponga di gestire la cosa pubblica, mediando fra i vari interessi contrapposti che esistono nella società, è di fatto “trasversale”, né di destra né di sinistra, anche se, ovviamente, la scelta di campo ideologica ha un suo senso come dichiarazione d'intenti; ma sono, e restano, di destra o di sinistra le singole azioni che compie, i singoli pensieri che esprime, le idee che comunica. Se ne possono fare molti esempi sui diritti civili, ad esempio, su ius soli e immigrazione, sui temi cosiddetti “sensibili”, ma anche sulla redistribuzione del reddito oppure sugli esodati o sulle categorie sindacalizzate e quelle lasciate senza garanzie sindacali come i precari.

E non è sempre facile capire se una proposta è davvero di destra o di sinistra. Ci vogliono riflessioni, approfondimenti, analisi che tengano conto dei vari punti di vista e delle interpretazioni spesso diverse che si possono dare di una proposta. Insomma, ci vuole “cultura” nel senso più alto del termine.

È indubbio che molte delle proposte targate M5S sono definibili “di sinistra”, ma, come diceva Norberto Bobbio “chi dice di non essere né da una parte né dall ́altra, non vuole semplicemente far sapere da che parte sta”.

Quindi fare di questa trasversalità banalizzata il topos della propria identità politica non sembra avere molto senso, a meno che non si voglia comunicare che il superamento delle divisioni destra/sinistra ha a che vedere proprio con la contrapposizione ‘storica’ (che risale addirittura alla rivoluzione francese dove i deputati, guardacaso, si chiamavano “cittadini”) tra destra conservatrice e sinistra innovatrice o, peggio ancora, fra la destra nostalgica del fascismo e la sinistra antifascista.

Se il M5S non vuol dire da che parte sta per poter rastrellare i voti berlusconiani o leghisti in libera uscita (Parma docet) non può poi lamentarsi di essere considerato un movimento quantomeno ambiguo a cui tutti continuano a chiedere "ma da che parte state?".

Se invece il contenuto latente dei bei discorsi condivisibili è una visione autoritaria dello Stato, con tanto di nostalgie per il fascismo “buono” delle origini, allora le cose cambiano e sono molto, molto più serie.

Vedremo se il nuovo portavoce M5S, Riccardo Nuti, già definito un "sergente di ferro", ci aiuterà a capire con chi abbiamo a che fare davvero (più di quanto non abbia fatto la scontrosetta Roberta Lombardi che, finalmente, ci lascia).

Non vorremmo che dei nuovi comunicatori si dovesse dire "puliti, educati, sembravano finti, sembravano proprio due santi dipinti".

I commenti più votati

Commenti all'articolo

  • Di Marvin (---.---.---.115) 6 giugno 2013 16:47
    Marvin
    RAI-LA7 0 - MOVIMENTO CINQUE STELLE 2

    Lucia Annunziata e Lilli Gruber non dovrebbero invitare più i Cittadini del M5S in TV, perchè rischiano di essere smascherate e potrebbero essere costrette a ritirarsi in un convento.

    Le azioni di un politico possono essere, è vero, di destra o di sinistra, ma quello dovrebbe contare maggiormente è che il politico di turno sia una persona seria, onesta, non corrotta, nè corruttibile e non appartenente a nessuna lobby.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 6 giugno 2013 17:31
      Fabio Della Pergola

      Dal momento che la tanto decantata rete in Italia copre solo una piccola parte della popolazione e che richiede comunque un minimo di competenze tecniche e di capacità di aggiornamento dei sistemi utilizzati, sarei dell’idea che la democrazia via web è, al momento, tuttora una panzana.
      Quindi, anche per conoscere le reali proposte del M5S - al di là delle trascrizioni più o meno manipolate dell’informazione - sarei decisamente a favore che i grillini si decidessero una buona volta a partecipare non solo alle interviste, piuttosto mosce, delle Gruber o Annunziata che sia, ma anche ai faccia a faccia, cioè a dei veri dibattiti con i loro competitor politici.

      Quanto al fatto che un politico debba essere serio, onesto, pulito, non corrotto né corruttibile e non appartenente a lobby sarei d’accordo. A trovarne.

  • Di (---.---.---.36) 6 giugno 2013 20:12

    Siparietto >

    Prima la Salsi e poi il sen. Mastrangeli sono stati “epurati” da M5S per aver messo la faccia in un talk show.
    Cambia la strategia quando c’è in ballo la Commissione di Vigilanza Rai. La rete “non basta più” a veicolare il Grillo pensiero.

    Due le mosse.
    Per dare voce alla sua verità arrivano in tv gli eletti M5S “prescelti” a seguire “indicazioni” per parlare solo di “contenuti”. Ovvero.
    Pronti a ripetere, anche con l’ausilio di appunti, il “meglio” dei proclami di Grillo.
    Inutile cercare “opinioni” personali. Temerario “divagare” su temi di attualità.
    Il copione è uno e solo quello è da “replicare”.
    L’ospite è sacro e va “assecondato” per non rivelarsi “faziosi”.

    Da qui la seconda mossa.
    Chi meglio dei frequentatori del blog di Grillo può certificare il livello di “faziosità” delle tv? Detto e fatto.
    Peccato che meno di 1/3 degli abituali frequentatori hanno aderito al sondaggio. Molto sotto la soglia minima prevista per un televoto su base nazionale.

    Nessun patema. Basta voltare pagina. A quando il prossimo siparietto?
    La storia insegna che la Febbre del Tribuno non conosce remore o limiti fino a …

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