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Come il gelato della giustizia si scioglie: dal rischio espulsione di 50 mila avvocati all’estinzione della compensazione spese

 
Mentre sul sito del governo si legge che c'è tempo fino al 31 agosto 2014 per partecipare alle consultazioni pubbliche sulle linee guida dello "Sblocca Italia" e della riforma della Giustizia, il governo ha presentato nel CDM del 29 agosto il pacchetto giustizia e sblocca Italia. 
 
Alla faccia della democrazia e delle consultazioni pubbliche ancora presumibilmente operanti ed itineranti. D'altronde che si tratta di una forma di democrazia visionaria è un dato di fatto, un dato di fatto che serve solo a legittimare, strumentalizzando il concetto della democrazia, l'operato di chi cala le cose dall'alto pur nella negazione dell'esistente. In Italia è da tempo che si susseguono interventi pesanti in materia di giustizia civile. Dall'introduzione del pagamento del contributo unificato e marche da bollo per i lavoratori che superano un certo reddito, in ogni caso parliamo di redditi medi, alla condanna quasi automatica, in caso di soccombenza, delle spese processuali. Eppure il lavoratore sarebbe la parte contrattuale debole, ma oggi, non solo non è più parte contrattuale, poiché non contratta un ben nulla e si trova imposte norme ed atti già unilateralmente definite ed impacchettate, con la formula non scritta ma applicata del prendere o lasciare, e l'alternativa è la disoccupazione piena e totale, ma non è neanche debole, ma semplicemente non pervenuta. 
 
Certo, un conto è quando si ricorre a liti temerarie, ma sono una percentuale irrisoria, se i lavoratori ricorrono nelle sedi giudiziarie è perché costretti dal sistema, mica per divertimento o diletto personale. Eppure loro sono i primi ad essere danneggiati da queste continue riforme, riforme che hanno lo scopo di rendere in sostanza inaccessibile l'accesso alla giustizia, tra le altre cose non sempre “giusta”, ad una fetta ben determinata e definita di milioni persone. Accedere alla giustizia ha dei costi significativi, destinati ad essere incrementati. Da qualche giorno è stato approvato il nuovo regolamento che rischia di determinare, entro il 31 dicembre 2014, l'espulsione dall'Albo degli Avvocati di quasi 50mila avvocati. Si tratta di Avvocati giovani, di Avvocati che nella maggior parte dei casi hanno un reddito inferiore ai 10 mila euro annui chiamati a pagare, ora per Legge, contributi che per una platea enorme sono praticamente impossibili da soddisfare se non ricorrendo a prestiti od indebitamenti. Senza parlare delle altre spese correlate.
Ora, si dirà, ma chi se ne frega degli Avvocati. Quando ci si è iscritti all'Albo degli Avvocati, dopo lunghe peripezie e sacrifici, perché si voleva lottare tramite il diritto per la difesa sociale, per la giustizia sociale, queste condizioni non esistevano. Hanno modificato le regole durante il gioco per i giocatori che hanno deciso, scelto, di giocare con regole che consentivano l'entrata in campo. Ma ora, il cartellino rosso è alle porte, per chi non paga per lavorare e per una pensione che non vedrà mai. Anni di studio, sacrifici gettati via. Hanno determinato una selezione di classe, tramite la nuova meritocrazia. Meritevole è il ricco o chi ha i mezzi economici, per poter esercitare questa professione. Tutti i giovani, non figli di papà, che si sono fatti un mazzo enorme, per conquistare la toga, anzi neanche quella visto che costa un casino di soldi, ora, perché non benestanti, perché figli di una generazione precarissima, perché sprovvisti di risorse economiche, rischiano di essere spazzati via. Ora, per molti questo principio potrà essere giustificabile, ma per tanti non lo è e non lo potrà essere, anche perché alla fine i costi si rifletteranno direttamente nei confronti della clientela. 
 
Se prima potevi aiutare, senza chiedere un centesimo, od a costi minimi, determinate fasce sociali, ora questo non lo potrai più fare. Certo, ci saranno gli Avvocati che possono garantire il gratuito patrocinio, ma chi può garantire il gratuito patrocinio, è chi si può permettere di attendere i pagamenti dopo anni ed anni dalla conclusione della eventuale causa, pur, spesso con peripezie articolate. Con quali mezzi e risorse anticipare le spese? Gratuito patrocinio che ovviamente non riguarderà le consulenze, o le attività stragiudiziali che non seguiranno un giudizio, che poi sono la quasi totalità di quelle svolte da chi ora rischia di essere espulso. 50mila nuovi possibili e potenziali disoccupati, che hanno investito buona parte della loro formazione in questo settore, e poi, quale lavoro si potrà mai fare una volta espulsi? A 35 anni e passa suonati? Con una formazione selettiva? Con la disoccupazione dominante e dilagante? Insomma hanno trovato il modo per ridurre gli avvocati, con una selezione, a parer mio anche incostituzionale e di classe. Un disastro meritocratico impressionante, ma diventato legge. Come già accennato, se nei Tribunali, vige da qualche anno, la condanna alle spese, anche per i lavoratori che perdono le cause, ora si vuole praticamente rendere come ordinaria la morte della compensazione delle spese, questo è quanto si legge nel comunicato stampa del governo: “Modifica al regime della compensazione delle spese: chi perde rimborsa le spese del processo. Nonostante le modifiche restrittive introdotte negli ultimi anni, nella pratica applicativa si continua a fare larghissimo uso del potere discrezionale di compensazione delle spese processuali, con conseguente incentivo alla lite, posto che la soccombenza perde un suo naturale e rilevante costo, con pari danno per la parte che risulti aver avuto ragione”. 
 
Si vuole incentivare il ricorso alla giustizia stragiudiziale: "Sia nelle cause civili pendenti in primo grado che in grado d’appello le parti potranno congiuntamente richiedere di promuovere un procedimento arbitrale (secondo le ordinarie regole dell’arbitrato contenute nel codice di procedura civile espressamente richiamate)”. Od ancora “Conciliazione con l’assistenza degli avvocati (negoziazione assistita). Si vuole realizzare una procedura cogestita dagli avvocati delle parti e volta al raggiungimento di un accordo conciliativo che, da un lato, eviti il giudizio e che, dall’altro, consenta la rapida formazione di un titolo esecutivo stragiudiziale”. Ma "incentivare" il ricorso alla giustizia stragiudiziale, sempre se tale "incentivo" verrà applicato anche al processo del lavoro, in questo contesto economico e sociale che vede il lavoratore vivere condizioni follemente inquietanti, tra condanne alle spese in caso di sconfitta, tra costi significativi per intraprendere i contenziosi, tra orientamenti giurisprudenziali sempre maggiormente peggiorativi, significa accettare condizioni minime, condizioni minime che comporteranno una monetizzazione al ribasso dei propri diritti e quando i diritti si monetizzano in modo massivo, non ci sarà più giustizia ed il ricatto sarà la regola dominante ed i licenziamenti saranno ancora più facili da realizzare. 
 
Insomma chi verrà colpito da questo processo di riforma peggiorativa dello stato di non diritto italiano, saranno in primis le fasce deboli ed i lavoratori. Evviva la meritocrazia, nuova selezione di classe. Evviva la giustizia italiana, che si scioglie come un gelato in balia del sole capitale.
 
 
Marco Barone
 

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.45) 5 settembre 2014 11:55

    " Quando ci si è iscritti all’Albo degli Avvocati, dopo lunghe peripezie e sacrifici, perché si voleva lottare tramite il diritto per la difesa sociale, per la giustizia sociale, queste condizioni non esistevano. "

    Non so da dove Marco tragga queste considerazioni . Iscriversi all’Albo (tutti gli albi professionali ) è vero è una fonte di lunghe peripezie ,specialmente se non sei in grazia di Dio con qualcuno che decide . Se invece non lo sei col cavolo che passi l’esame di ammissione , nemmeno sei sei Nero Wolf .Gli ordini professionali (che avevano promesso di eliminare) sono la quintessenza del lobbismo che in molti casi somiglia ad una associazione a delinquere.

    Poi che si diventa avvocati per praticare la giustizia sociale mi sembra quantomeno un eccesso di idealizzazione della professione .Chiunque ci ha avuto a che fare , degnissime eccezioni a parte ,sa che la furfanteria è sempre in agguato come il lupo.

    Infine ,abbiamo soltanto a Roma tanti avvocati conme in tutta la Francia .E’ vero che la litigiosità italiana è primatista del mondo , ma che ci sia meno gente a rimpolpare le avvocature e più gente a praticare altre professioni è come la manna dal celo .Domande provocatorie : ma come mai tanti avvocati ? Tutti motivati da principi ideali o speranzosi di svuotare le tasche dei tanti malcapitati ? E allora di questi dobbiamo preoccuparci ? Segnalo a tal proposito ,per esperienza personale ultradecennalre ,che la stragrande maggioranza dei ritardi (mastodontici ) delle cause sono in parte proprio imputabili agli avvocati delle parti in contenzioso .Il perché lo lascio decidere .

    Il resto dell’articolo è una serie di considerazioni , asolutamente legittime ma del tutto opinabili ,che andranno poi verificate all’atto pratico . Sono tipologie procedurali già in uso in altri paese(vedi USA) che funzionano egregiamente ma è indubbio che la nostra legislazione è alquanto più complessa e faraginosa .
    Insomma vedremo.

    saluti

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