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Come cambia il lavoro in fabbrica

E’ ufficiale la spaccatura della Fiom sugli investimenti Fiat a Pomigliano d’Arco.
La maggioranza del sindacato dei metalmeccanici ha rifiutato sia il referendum del 22 giugno sia l’accordo separato, mentre la minoranza riformista, che rappresenta circa il 27%, si è dimostrata più aperta alla possibilità di far esprimere direttamente i lavoratori dello stabilimento.

Nel frattempo aprono alla consultazione in fabbrica la Cgil Campania e Napoli, e dal segretario Guglielmo Epifani arriva "un sì all’occupazione, sì al lavoro, sì all’investimento".

Per il Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia "è incredibile che davanti ad un’azienda che va contro la storia, prende produzioni dalla Polonia, le importa in Italia ed investe 700 milioni di euro ci sia un no. Quindi attendiamo di capire cosa vogliono fare i lavoratori".

La novità più curiosa che emerge dall’accordo avanzato dai vertici Fiat è l’introduzione nello stabilimento (se il 22 giugno prevarranno i sì) di un metodo per ottimizzare il lavoro degli operai, risparmiando tempo e fatica.

Si tratta dell’applicazione congiunta del World Class Manufacturing e del sistema Ergo-Uas, una variante occidentalizzata dei principi del "toyatismo".

L’inventore è il maestro (accademico di professione) Hajime Yamashina, che insegna al Department of Precision Engineering dell’Università di Kyoto, noto all’estero per aver adattato i principi del toyatismo alle grandi corporation americane dell’auto, oltre a svolgere il ruolo di consulente per Pirelli, Ansaldo e Indesit Company.

Il professor Yamashina dal 2009 è impegnato a Pomigliano in un programma di formazione per gli operai, dove spiega la teoria e la prassi del "muda" e del "kaizen", ovvero la lotta allo spreco ed al miglioramento continuo.

Per fare alcuni brevi esempi, con il World Class Manufacturing cambia la postazione di lavoro, che velocizzerà i tempi e sarà meno faticosa (riducendo del 52% i rischi ergonomici).

Ci sarà inoltre una più efficiente razionalizzazione degli spazi: una riduzione che comporterà meno movimenti per l’operaio, che per alcune operazioni non dovrà muoversi da una parte e dall’altra, ma semplicemente torcendo il busto, riducendo il rischio di procurarsi un malanno.

Le forniture (attrezzi e componenti) non saranno più vicine alle linee ma disponibili su carrelli che verranno di volta in volta messi a disposizione, con una riduzione del 57% dei tempi previsti per le fasi di montaggio.

Il tutto da avviare in ambienti più ampi e luminosi per migliorare l’agibilità dello stabilimento.

L’obiettivo primario del WCM è l’eliminazione dei momenti improduttivi, considerato che l’operaio di Napoli macina chilometri negli spostamenti in fase di lavorazione ed è in via di tramonto la tradizionale scenografia industriale dove la produzione verticale richiedeva che tutto, dalle lamiere ai pneumatici, fosse accumulato in spazi contigui.

La Volvo è riuscita invece a ridurre di 1/3 lo stabilimento di Curitiba, in Brasile, aumentando l’efficienza del 50%.

L’approccio di Marchionne e l’applicazione a Pomigliano del metodo WCM serve a coniugare creatività e disciplina, aumentando il livello di coinvolgimento dell’operaio e avviando una fase innovativa per il futuro dell’industria manifatturiera, che vede l’Italia al quinto posto nel mondo e che rappresenta una consolidata realtà anche per molte aree del Sud.
 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.197) 18 giugno 2010 11:23

    ed è per far faticare meno gli operai e aumentarne il loro coinvolgimento che l’orario di lavoro viene di fatto portato a 9 ore quotidiane, la pausa pranzo viene di fatto annullata, il periodo di riposo ridotto, gli eventuali probabilissimi fermi dovuti a ritardi dei fornitori devono essere recuperati dai lavoratori, accomunandoli al rischio di impresa, diritti costituzionali come lo sciopero vengono compressi con la minaccia del licenziamento eccetera eccetera eccetera?

  • Di Renzo Riva (---.---.---.95) 18 giugno 2010 13:39
    Renzo Riva

    "Si era nel 1973, la vendita delle Alfa andava in crescendo, lo stabilimento di Arese cominciava a starci stretto. Ampliarlo?

    No, i danni della immigrazione erano già troppo forti. Conveniva fare uno stabilimento al Sud.

    C’ era l’area di Pomigliano già fornita di servizi e infrastrutture.

    Lavorammo come pazzi, in tre anni furono pronti gli stabilimenti e quel gioiello d’ auto che era l’ Alfasud.

    Eravamo riusciti perfino a preparare il personale usando tutti i centri di addestramento e riqualificazione tra Napoli e Caserta.

    Insomma avevamo pronti i tubisti, i meccanici, gli elettricisti, eccetera.

    Stiamo per assumerli quando Donat Cattin blocca tutto.

    Le assunzioni, dice, le fanno gli uffici di collocamento.

    Roba da pazzi!

    Ci mandano pregiudicati, ammalati, gente che abita a cento chilometri da Pomigliano.


    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/05/24/quel la-fabbrica-senza-speranza-imposta-da-un.html

    ...Donat Cattin...che XXX lo scanni....pardon...lo perdoni...

  • Di (---.---.---.230) 18 giugno 2010 18:53

    pezzo penoso.

  • Di (---.---.---.112) 19 giugno 2010 01:00

    oltre un secolo fà esatamente il 03 di settembre 1904 si ricorda uno sciopero dei minatori di un piccolo paese minerario: Buggerru, dove lavoravano diverse migliaia di operai nei vari cantieri di estrazione e di trasformazione. una babele di persone di provenienze diverse, di origini diverse, si incontrarono in questo minuscolo paese per lavoro. Forse allora quella miniera poteva essere considerata come l’azienda Fiat di oggi. grandi investimenti, tanto lavoro, tante speranze, insieme a tanta, tanta fatica e spesso una morte prematura. Quel giorno del 3 settembre 1904 all’unisono, come un solo corpo tutti gli operai pur di regioni diverse, con dialeti diversi, di cantieri diversi, uomini, donne e ragazzi decisero che non potevano ancora continuare a subire e scesero in sciopero per affermare la loro dignità di uomini e non di bestie. Il padrone aveva deciso di soprimere la pausa pranzo perche occorreva produrre di più. quello sciopero quel giorno lascio sul terreno 3 morti e un quarto morto successivamente all’ospedale. Quel gesto compiuto da migliaia di uomini, donne e ragazzi fu considerato un atto di ribelione e fu punito con la morte. sono passati oramai centoseianni, ma le cose non sono cambiate, si tenta di mascondere attraverso raggionamenti sempre più sofisticati avalorati da dati tecnologici sostenuti da scenziati compiacenti e ben pagati. Rilegiamo la storia di questo sciopero del 03/settembre 1904 che fu il 1° sciopero in Italia, spontaneo di migliaia di lavoratori che ricordarono e vogliono ricordare a noi che occorre rispettare l’uomo e la sua dignità. Il lavoro è giusto che ci sia, e che si faccia, ma questo non deve mortificare l’uomo altrimenti diventa solo una ennesima prevaricazione di una parte padrona che vuole solo perpetuare il suo potere, purtroppo, con la stessa compiacenza di sindacalisti e politici di basso valore. inviterei quanti volessere sapere di più sui fatti di Buggerru del 1904 di cercare su internet. forse una vecchia lezione di storia di sangue come questa servirebbe per aprire una nuova finestra nella considerazione del lavoro, che oggi come ieri è sempre precario perchè cosi deve essere, diversamente loro, i padroni, potrebero perdere il loro potere. La sceltà è desiderare di essere uomini liberi o restare schiavi.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.95) 19 giugno 2010 15:44
    Renzo Riva

    Vai a dirglelo al fascio-comunista, resistente-inconsistente che l’ha scritto: Giorgio Bocca.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.95) 19 giugno 2010 15:44
    Renzo Riva

    Vai a dirglelo al fascio-comunista, resistente-inconsistente che l’ha scritto: Giorgio Bocca.

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