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Cocaina: come ci cambia il cervello

La droga compromette l'interazione tra i neurorecettori, aumentando il rischio di una ricaduta. 

di Eleonora Degano

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Fare uso di cocaina provoca cambiamenti molto profondi nel nostro cervello, che aumentano il rischio di ricadute nel caso si sia soggetti a molto stress. Il tutto a causa di un meccanismo molecolare presente nell’area cerebrale della ricompensa, che influisce sul modo in cui i tossicodipendenti riescono (o non riescono) a smettere di fare uso di cocaina.

Lo spiega un nuovo studio della University of East Anglia, pubblicato sul The Journal of Neuroscience, che fortunatamente oltre alla spiegazione del problema mette sul tavolo anche un meccanismo (potenziale) per combattere il rischio di ricaduta. I ricercatori hanno studiato il fenomeno su cellule cerebrali di ratto in coltura (in vitro) e sugli animali (in vivo), per capire a fondo il meccanismo che -quando soggetti a stress- porta a cercare nuovamente la cocaina.

“Abbiamo osservato l’interazione tra due neuropeptidi, le molecole messaggere che portano informazioni da un neurone all’altro, nella parte del cervello legata alla ricompensa, alla motivazione e anche alla dipendenza da droghe”, spiega Peter McCormick della UEA School of Pharmacy, leader della ricerca. Questi neuropeptidi costituiscono parte del sistema di comunicazione del cervello, ed è per questo che “pensavamo ci fosse una comunicazione diretta tra i neurorecettori che controllano lo stress e la ricompensa. Ne abbiamo avuto conferma”.

Il rilascio di neuropeptidi influenza l’attività cerebrale proprio in questa parte del cervello, determinando modifiche importanti nel livello dei neurorecettori quando c’è esposizione alla cocaina. “La cocaina compromette l’interazione tra i recettori, e sono proprio questi cambiamenti ad aumentare il rischio di una ricaduta nel caso si debbano affrontare condizioni di forte stress”, spiega McCormick.

Ma come anticipato, riconosciuto il problema si va alla ricerca di un trattamento. “Ristabilendo l’interazione perduta potremmo essere in grado di minimizzare la ricaduta legata allo stress. La nostra ricerca sarà la base per questo tipo di approccio e, nonostante sia stata condotta sui roditori, sappiamo che gli stessi recettori influenzano lo stress e la dipendenza da droghenegli esseri umani”, conclude lo scienziato.

@Eleonoraseeing

Leggi anche: Lotta alla droga, verso una nuova policy globale

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 ItaliaCrediti immagine: Adam Swank, Flickr

 

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