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Cipro: ”bel suol d’amor” finanziario

Gli italiani, ormai da quasi due settimane, sono bersagliati dagli organi di informazioni con notizie quotidiane provenienti da Cipro. Un altro “orribile” sconquasso economico finanziario, una nuova truce “immagine” con la falce, foriera di peste, minaccia e si aggira per l’ Europa.

A parte pochissimi, addetti ai lavori”, della gente normale - che poi è la stragrandissima parte della cittadinanza - nessuno capisce proprio. Alcuni conoscono dell’esistenza di Cipro solo a seguito delle esperienze vacanziere.

Intanto si minacciano sfracelli. Addirittura, un grande prelievo forzato sui conti bancari, un esproprio statale (non proletario), all’inizio di tipo generalizzato, di dimensione stratosferica. Ora, addivenuti a più “miti consigli”, si parte da un tetto di 100.000 euro. Cose mai viste, date le percentuali e le quantità in gioco, nell’Europa detta liberale. Patria del libero e giulivo forziere.

Cipro è un’isola di 9000 km quadrati, a ridosso delle coste della Turchia, con poco più di un milione di abitanti. Cioè, corrisponde, con lieve approssimazione, a Napoli città.

Questa umanità si divide nelle due realtà politiche che tagliano l’isola. La parte sud, denominata Repubblica di Cipro, con assoluta prevalenza della popolazione di origine greca (861.000 abitanti), fa parte dal maggio del 2004 della Comunità europea ("chissà perché”?). Rappresentano lo 0,18% della popolazione della Comunità.

Nell’altra parte, denominata Repubblica di Cipro Nord, risiedono circa 300.000 abitanti di origine turca cipriota. Questa, che ha dichiarato l’indipendenza nel 1983, è riconosciuta solo dalla Turchia.

Furono i famosi e famigerati colonnelli della dittatura greca che innescarono la divisione. Questi, infatti, nel 1974 organizzarono un colpo di stato, per annettere l’isola alla Grecia. Intervenne militarmente la Turchia, si scatenò la guerra civile. Oltre duecentomila persone furono costretti a spostarsi dalle loro storiche aree di residenza, dal nord al sud e viceversa.

Da diversi anni a questa parte la Repubblica del Sud è diventata un “bel suol d’amor” finanziario. In gergo, questi paradisi fiscali si chiamano off-shore.

Molti di quelli che fanno girare i “sudati risparmi” in giro per il mondo sono piombati nell’isola, allettati, tra l’altro, da un consistente differenziale dei tassi di interesse (mediamente il 4,5%). Molti hanno depositato consistenti capitali: russi, tedeschi, francesi, inglesi...

I soldi arrivati sono proprio tanti. Infatti, le quantità finanziarie collocate nei meccanismi bancari ammontano a 138 miliardi di euro. Un “peso” superiore di ben quasi otto volte (7,8) al PIL dell’isola, pari a 17,5 miliardi. Nella classifica europea del rapporto tra attivi bancari e PIL in ogni singolo paese, Cipro si trova al terzo posto, dopo Malta e Lussemburgo, che guida la “volata” con un rapporto “astronomico” pari a 19,8.

Quando le banche hanno depositi più grandi dei PIL… bufera si aspetta.

Tant’è! La crisi cipriota nasca proprio da questo. Sono in grande difficoltà le due principali banche isolane. Queste, coinvolte nel processo di “ristrutturazione del debito della Grecia”, hanno lasciato sul campo sei miliardi di euro.

Da tutto questo nasce la crisi di Cipro, la trattativa e la richiesta del famigerato prestito di 10 miliardi di euro con la Troika (Commissione Europea, Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale), il tutto connesso con il “contributo” cipriota di 5,8 miliardi euro, derivante dalla tassazione dei depositi bancari.

Altro che cittadini ciprioti - gli 861.000 della Repubblica del Sud - che sono vissuti tra lussi proibiti. NO, sono le banche e il sistema finanziario, che nella gestione dei patrimoni finanziari, fanno e disfanno a loro uso e consumo. Fin che va bene, grasso che cola per pochi, poi, il popolo paga, tutto!

Il caso viene appositamente fatto esplodere ed ampiamente divulgato, ingenerando ancor più allarme tra i cittadini.

Ma guarda un po’! L’isoletta, all’uopo, viene fatta diventare “faro” d’Europa.

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.74) 26 marzo 2013 20:17

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    è indecente la diffusa e voluta confusione fra i cittadini ciprioti, le banche cipriote e i proprietari di capitali nelle banche cipriote.

    Le inevitabili decurtazioni dei capitali depositati non sono nè punizioni nè tasse: sono perdite, che sarebbe gravissimo addebitare ad altri che non siano i proprietari di quei capitali.

    Ma, sappiamo bene che certi capitalisti ci provano sempre a socializzare le perdite, mentre non gli passa neanche per la testa di socializzare gli utili o magari i capitali.

    GeriSteve

    ANSA 12,47
    Le perdite per i correntisti con depositi di oltre 100 mila euro potrebbero arrivare a toccare il "40%". Lo ha detto il ministro delle Finanze cipriota, Michael Sarris, in un’intervista alla Bbc precisando che i controlli sui conti e i movimenti di capitale "si protrarranno per alcune settimane".

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