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Cipro: alianti sottomarini in missione

Il glider dell’OGS ha esplorato tra ottobre e novembre le acque tra Cipro, Libano e Israele per esaminare uno dei luoghi più interessanti di tutto il Mare Nostrum.

di Davide Michielin

RICERCA – Al largo di Cipro si moltiplicano in queste settimane gli avvistamenti di tre misteriose creature dalla pelle gialla. Lunghe circa due metri e dalla forma affusolata, queste specie di siluri sono stati osservati planare nelle profondità del Mare di Levante. Gli oceanografi li chiamano “glider” e conoscono da tempo la loro provenienza: uno di questi appartiene all’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale. Si tratta di veri e propri alianti abissali utilizzati per lo studio dell’ambiente marino grazie a sensori capaci di misurare numerosi parametri chimici, fisici e biologici. Pilotabili in remoto attraverso i satelliti, i glider hanno un’autonomia di sei mesi durante i quali si spostano dalla superficie fino a un massimo di mille metri di profondità, muovendosi lungo traiettorie a dente di sega e coprendo fino a 30 chilometri in un giorno.

La grande autonomia è ottenuta attraverso un sistema ingegnoso, brevettato da Madre Natura. «I glider sono del tutto privi di eliche o di un qualsiasi sistema di propulsione: come i pesci ossei aggiustano la profondità gonfiando e sgonfiando una sorta di vescica» spiega Elena Mauri, ricercatrice in Oceanografia presso l’OGS. Lo spostamento in avanti e indietro del gruppo batteria, l’elemento più pesante dell’aliante, permette agli alianti di planare dolcemente negli abissi. L’infrastruttura è completata da un articolato sistema informatico che acquisisce, elabora e visualizza alcuni parametri quali temperatura, salinità, clorofilla, ossigeno e sostanze organiche disciolte. I dati raccolti sono disponibili in tempo reale alla comunità scientifica e ai data center europei per fini modellistici previsionali. Solitamente impiegato nel basso Adriatico insieme a due gemelli rimasti a casa, il glider dell’OGS ha esplorato tra ottobre e novembre le acque tra Cipro, Libano e Israele per esaminare uno dei luoghi più interessanti di tutto il Mare Nostrum.

«Nel Mediterraneo la circolazione avviene in senso antiorario. Dallo stretto di Gibilterra le acque costeggiano il continente africano fino al Medio Oriente dove risalgono verso nord e proseguono il loro viaggio a ritroso lungo le coste dell’Europa» prosegue Mauri. In certi punti del bacino, tuttavia, alcuni grandi vortici, ampi centinaia di chilometri, si staccano dalle correnti costiere, mescolando le acque. «I vortici trasportano grandi volumi di acqua al largo, portandovi le caratteristiche chimico-fisiche costiere nonché nutrienti e plancton» spiega Mauri. Tuttavia, le dinamiche marine hanno una spiccata stagionalità. Le basse temperature invernali normalmente innescano dei moti convettivi che spingono le acque superficiali, più fredde e salate, a sprofondare nella colonna d’acqua, spingendo quelle profonde e povere di ossigeno a risalire. Per questo motivo, dopo due mesi di pausa tra dicembre e gennaio, a inizio febbraio il glider OGS è tornato nella regione accompagnato da un omologo cipriota e uno israeliano. La triade del progetto CINEL rimarrà nel Mare di Levante fino a metà marzo, cercando di spiegare alcune anomalie riscontrare nella campagna autunnale.

Dall’ecologia all’ambiente, passando per la biologia marina e la climatologia, la modellizzazione di questi vortici può portare molteplici vantaggi. Per esempio, la comprensione dei processi che permettono l’esistenza di particolari ecosistemi in queste acque oligotrofiche, con importanti ricadute anche per il settore della pesca. Oppure la gestione ottimale di un’ipotetica fuoriuscita di idrocarburi, evitando disastri ambientali come quello avvenuto nel 2010 nel Golfo del Messico. Ma non solo. «Sappiamo che esiste una correlazione diretta tra le correnti e la piovosità. Nelle regioni aride come quelle che si affacciano sul Mare di Levante, prevedere il comportamento delle correnti potrebbe permetterebbe di pianificare il numero di desalinizzatori necessari» conclude Mauri. Una prospettiva non immediata ma forse nemmeno troppo remota. Nel frattempo gli sgargianti alianti marini continueranno a interrogare gli abissi levantini alla ricerca di risposte.

Crediti immagine: OGS

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