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“Ci islamizzano con il cibo”. Anzi no, li premiamo

Il presidente della provincia di Lodi, il leghista Pietro Foroni, non vuole che l’Auchan promuova uno “speciale Ramadan”. Niente cibi halal, ossia preparati in modo accettabile per la legge islamica. Che importa riguardi 2 milioni di persone e un giro d’affari di circa 5 miliardi di euro nella sola Italia: “questa continua sottomissione a logiche puramente commerciali [...] non mi trova d’accordo e [...], seppur involontariamente, rischia di andare nella direzione delle parole di Gheddafi”. In sostanza, come riassume il titolo de La Padania di ieri (p.5): “Ci islamizzano anche con il cibo, fermiamoli“. Per questo l’Auchan dovrebbe dismettere “il predetto spazio dedicato al Ramadan” e concentrare “la propria politica alla valorizzazione dei prodotti di filiera agroalimentare della terra che lo ospita“. Una logica ineccepibile: l’azienda dovrebbe scegliere di rinunciare a un mercato redditizio e in crescita perché contrario ai valori di una parte politica o alle “radici cristiane” (questo lo aggiungo io, ma logicamente è sulla stessa lunghezza d’onda) del Paese in cui svolge la sua attività economica. Alla faccia della laicità dello Stato e della libera iniziativa.

Ma la posizione di Foroni va oltre, mettendosi in contrasto perfino con ciò che il suo stesso partito aveva avallato. Il 17 giugno 2009, infatti, i giovani di Coldiretti assegnano gli “Oscar Green” per l’innovazione in agricoltura. Per la categoria “Esportare il territorio” vince l’Azienda Agroalimentare La Genuina di Ploaghe (SS) “che produce – e cito dal sitodell’iniziativa - salumi preparati secondo le regole halal e kosher per le comunità musulmana ed ebraica, utilizzando carne di pecora e di capra. La qualità della materia prima è l’obiettivo centrale dell’azienda che punta tutto sulla filiera corta. I prodotti vengono controllati e certificati dall’Imam, la principale autorità religiosa per l’Islam, e dal Rabbino”. In sostanza il salame halal, fatto di carne di pecora, vince in quanto “moderno” e “rispondente alle esigenze dei consumatori”. Che c’entra la Lega? Lo rivela in maniera concisa ed efficace Immigrazioneoggi:

Il premio, per la “creatività” imprenditoriale ed un’attenta analisti della domanda del mercato, è stato assegnato ieri dal Presidente dell’organizzazione sindacale, Sergio Marini, e dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Luca Zaia.

Dunque la Lega prima premia – nella sua veste “romana”, istituzionale – il salame halal e poi – in quella “padana”, territoriale – dice che i prodotti halal ci “islamizzano” e vanno rimossi dagli scaffali. Un ennesimo saggio di “coerenza” padana. Un po’ come l’accettazione dell’idea che si possa promuovere l’identità agroalimentare italiana associando il marchio del governo a un panino di Mc Donald’s – un’altra trovata dell’allora ministro Zaia, che non esitò a definirla una “grande operazione culturale“.

Da ultimo, giova notare – di passaggio – che il 30 giugno di quest’anno i ministeri degli Esteri, dello Sviluppo Economico (cioè Berlusconi stesso), della Salute e delle Politiche Agricole hanno firmato una convenzione interministeriale a sostegno del progetto “Halal Italia” e che mira, brevemente, a diffondere “un marchio di qualità “Halal” per certificare la conformità alle leggi coraniche dei prodotti italiani dei settori agroalimentari, cosmetico e farmaceutico”. O ancora, meno brevemente, “a facilitare l’accesso ai mercati islamici dei prodotti dell’eccellenza del made in Italy“, così da “contribuire a rafforzare il collegamento tra l’Italia ed i Paesi a maggioranza musulmana”. Gli “alleati fedeli” della Lega sono o non sono d’accordo con quanto sottoscritto dallo stesso governo di cui fanno parte? 

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