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Chiusura posticipata degli OPG: l’iter legislativo continua

 

Gli OPG, gli ospedali psichiatrici giudiziari, questo acronimo che solo recentemente è venuto alla ribalta grazie ad un'approfondita inchiesta svolta da parte di una una delegazione della Commissione parlamentare di inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale, composta dal Presidente Sen. Ignazio R. Marino, dalla Sen. Donatella Poretti, dal Sen. Michele Saccomanno e dal Sen. Daniele Bosone, assistita dal consigliere parlamentare Dott. Silvio Biancolatte, dal coadiutore parlamentare Sig. Giampiero Bistoncini, dal consulente Dott. Lorenzo Sommella e dai componenti il nucleo di polizia giudiziaria della Commissione Marescialli Capo Claudio Vuolo e Massimo Tolomeo, che in data in data 11 giugno 2010, alla presenza di personale dei N.A.S. Carabinieri di Catania e Caserta, ha effettuato un sopralluogo presso gli OPG (ospedali psichiatrici giudiziari) di Barcellona Pozzo di Gotto (ME) e Aversa (CE), sta subendo una svolta.

Le immagini shock dell'inchiesta che hanno descritto e testimoniato la pessima qualità di vita dei malati psichiatrici finiti in carcere per i più disparati motivi (molti per reati minori) hanno sconvolto la parte più sensibili dell'opinione pubblica e non solo.

Continua l'iter del disegno di legge che vuole convertire, con le oppurtune modificazioni, il d.l. 25 marzo 2013 n. 24, recante disposizioni urgenti in materia sanitaria, ovvero chiudere progressivamente le sei strutture presenti nel territorio nazionale e nello specifico nelle province di Caserta, Messina, Mantova, Firenze, Napoli e Reggio Emilia. In particolare il nuovo d.l. che modifica la l.9/2012, che intendeva risolvere il problema del sovraffolamento delle carceri, fa slittare la data di chiusura degli OPG dal 31 marzo 2013 (data ormai passata) al 1 aprile 2014, con la novità della chiusura definitiva delle strutture, mentre prima si leggeva che "al 31.3.2013 le misure di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario e dell'assegnazione a casa di cura e custodia sono eseguite esclusivamente all'interno delle strutture sanitarie…".

Altro aspetto rilevante del decreto legge in esame ora in commissione dopo l'avvenuta approvazione da parte del Senato è il termine entro cui ler regioni debbano presentare un piano di misure alternative all'internamento dei soggetti, termine che è stato stabilito per il 15 maggio 2013: pena l'entrata in scena di un "commisario unico" per le regioni inadempienti entro tale data. È infatti proprio compito delle regioni quello di procedere ad un "superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari e in particolare l’effettiva, totale presa in carico dei malati da parte dei dipartimenti di salute mentale e il conseguente avvio dei programmi di cura e di reinserimento sociale" in modo da non turbare ulteriormente la condizione esistenziale qualitativa del paziente messa già a dura prova dalla permanenza in queste strutture del più infimo degrado, come abbiamo potuto appurare attraverso i video dell'inchiesta.

Gli internati quindi, non rivedranno mai più le mura degli opg: ma dove finiranno? Ecco il vulnus reale del decreto legge. Non ci sarebbero, a quanto pare, strutture idonee a garantire, da una parte l'allontanamento dalle barbare strutture che non fanno che mortificare e degradere ulteriormente il paziente, e dall'altra parte a continuare e progressivamente incrementare il percorso terapeutico e riabilitativo che assicuri il diritto alle cure e al reinserimento sociale. Di questo parere Massimo Di Giannantonio, docente di psichiatria presso l’Università di Chieti, che sulle colonne di quotidianosanita.it ha criticato "l’ennesimo caso in cui vengono approvate leggi senza che si tenga minimamente conto dei fondi a disposizione. In un quadro del genere a venire penalizzato è soprattutto il rispetto per i pazienti”.

Ed in effetti il rispetto della persona umana, sacrosanto diritto sancito dall'art.32 della Costituzione, riportato tra l'altro come slogan dal sito www.stopopg.it che cura ed infoma in profondità questa tematica, deve però essere supportato da un sistema sanitario che possa investire denaro e personale specializzato per garantire la riuscita del progetto di riabilitazione di questi pazienti nella società. E questo attualmente manca sia in fatto di organico sanitario sia in ambito delle finanze da attribuire a simili progetti.

Questo nodo che si vuole sciogliere e che fa male soprattutto ai nervi degli internati dovrà pagare il suo futuro alla forbice economica che non smette mai di tagliare là dove realmente si dovrebbe piuttosto finanziare e innovare.

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