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 Home page > Tribuna Libera > Chiodi: in Abruzzo il Piave mormora il 25 maggio

Chiodi: in Abruzzo il Piave mormora il 25 maggio

Passata la strizza per Millennium bug, un problemino informatico che incombeva sulla mezzanotte del 31 dicembre 1999, l'allora presidente della Regione Abruzzo, Giovanni Pace, si accomodava sulla poltrona facendo leva sui braccioli una volta entrato nella Casa delle Libertà di Berlusconi per amministrare la cosa pubblica e governare su più di un milione di cittadini forti e gentili.

La sua presidenza durò cinque anni, fino all'aprile del 2005 quando il giorno 22 gli subentrò l'ex sindacalista della CGIL, Ottaviano Del Turco, neoeletto con tutta L'Unione del Centro Sinistra. Dopo appena 39 mesi di governo, 219 anni dopo la Presa della Bastiglia, il 14 luglio 2008, il nuovo governatore fu arrestato dalla Guardia di Finanza insieme a una decina di assessori, ex-assessori, consiglieri e alti funzionari, con l'accusa di associazione per delinquere, truffa, corruzione e concussione.

Allertato, il sindaco piacente di Teramo si dimise dalla carica di primo cittadino per avventurarsi nella conquista dello scranno più alto dell'Emiciclo abruzzese. Gianni Chiodi, indicato e voluto dal leader del PdL, vinse le elezioni e da quel giorno così fausto per la sua carriera politica non ha avuto che un chiod... ehm, solo un obiettivo fisso da raggiungere: scrollare di dosso dall'Abruzzo quel lurido sostantivo aggettivante che l'aveva inzuppato di fango a causa dello sfacelo dei conti che non tornavano.

L'Abruzzo di Chiodi non sarebbe stato più indicato come “regione canaglia". Questa la promessa fatta agli inizi del suo mandato. Oggi, l'intenzione a meta per Gianni il combattente, tanto caro al Cavaliere disarcionato d'Arcore, è quella di tentare di bissare successo e consensi 99 anni e un giorno dopo il mormorio del Piave.
 
Attore consumato nel tenere la scena, diede prova del suo talento in una storica stretta di mano con Obama, che ancora adesso lo inorgoglisce agli occhi degli amici virtuali sul suo profilo di facebook.
 
"Abbiamo ereditato una regione allo sbando, con una sanità praticamente fallita. Abbiamo lavorato duramente per rimetterla sui giusti binari. E ci siamo riusciti. Questa è la verità".

Avvincente la presa sul pubblico, l'entrata in scena dell'aspirante a un governatorato mai ottenuto da nessuno per due volte consecutive. Presidenti uscenti o arrestati che fossero. Uno spot elettorale che quasi ipnotizza se non fosse per certe battute che arrivano dopo.


 
Nell'approfondire i fatti elencati da Chiodi si apprende di una Regione che per decenni ha speso molto di più di quello che si poteva permettere e molto di più di quelle che erano le sue entrate. L'Abruzzo ha aumentato il suo debito tanto che nel 2000 era di 500 milioni e nel 2008 era arrivato a 4 miliardi.
 
E allora adesso ci vuole la serva per fare due conti al volo. Secondo quanto proclamato nel video dal presidente, pare appunto che lui stesso sia in grado di individuare molte delle azioni - finanche nella consapevolezza dell'addebitamento delle responsabilità - che avrebbero costretto al disastro finanziario poi avuto in eredità.

Tolti i 3 anni della meteora Del Turco, chi ha governato la regione Abruzzo per più di un decennio è stato proprio quel Centro Destra di cui il presidente uscente è parte insostituibile, vista la ricandidatura decisa da Berlusconi con ritardo significante. Non sarebbe scorretto ipotizzare che la politica risanatrice messa in atto da Chiodi durante il suo lungo mandato non sia anche definibile come estremo gesto di autocoagulazione. Leccarsi le ferite profonde inferte dai compagni di partito che lo hanno preceduto.  

D'altra natura di quelli della serva sono i conti fatti dalla CNA regionale per cercare di analizzare i dati di occupazione e impresa degli ultimi 5 anni. Una recessione senza pari del lavoro e delle imprese abruzzesi più che in altre regioni della penisola. Le ore di cassa integrazione sono cresciute vertiginosamente, le città sembrano deserte per via dell’enorme numero di negozi chiusi e i giovani sono costretti a lasciare le loro famiglie per assicurarsi un futuro all’estero.  
 
La disoccupazione negli ultimi cinque anni è cresciuta di 27 mila unità: i disoccupati erano 36 mila nel 2008, 63 mila nel 2013. Gli occupati dipendenti che erano 378 mila nel 2008 sono scesi a 347 mila nel 2013. Sparite 31 mila unità. Le imprese sono passate da 132.511 unità del 2008 a 129.488 del 2013 evidenziando una flessione di 3.023 unità e di queste solo 1000 in Provincia di Teramo. Quelle artigiane erano 36.319 nel 2008 e sono scese a 33.820 segnando rosso con -2.499.
 
Un fanalino di coda pure sull’export nonostante il basso costo dell'euro sul mercato internazionale. Il prodotto interno lordo regionale da 27.549 milioni di euro del 2008 è sceso a 24.836 milioni di euro nel 2013, con un decremento di 2.713 milioni. Le esportazioni sono passate da 7.640 milioni nel 2008 a 6.734 milioni nel 2013, con un decremento di 906 milioni pari al 12%, mentre a livello nazionale l’export ha registrato un aumento del 6%.

La stagnazione preoccupa più che nel resto d’Italia e i dati ufficiali mal s'accordano con le proclamazioni di successi inenarrabili da parte di quei politici che hanno amministrato e che ora aspettano con tormento che il Piave mormori il venticinque maggio.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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