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Chi sono i Warfalla, l’ultima tribù dalla parte di Gheddafi

A partire dalle manifestazioni di protesta di metà febbraio e dalla conseguente repressione, la guerra civile in Libia è stata analizzata sotto la lente della struttura tribale del Paese. La genesi delle violenze viene individuata nella rottura del patto tra Gheddafi e i capi tribù. Soprattutto i Warfalla, la più numerosa tribù libica con oltre un milione di abitanti, che per bocca dello sceicco Akram al-Warfalli aveva invitato il qa'id di Tripoli ad andarsene. Ma si trattava di un equivoco. Al-Warfalli è solo uno dei tanti capi dei clan in cui è suddivisa la tribù, e nemmeno uno dei più importanti. Tuttavia i media avevano creduto acriticamente allo sceicco, senza neppure domandarsi quale fosse il suo ruolo all'interno della gerarchia tribale. Se davvero i Warfalla avessero revocato il loro sostegno al qa'id, Gheddafi sarebbe stato spodestato già da molto tempo. Bastava recarsi nella città d'origine della tribù, Bani Walid, per rendersi conto che il sostegno dei Warfalla al regime era tutt'altro che vacillante.

Ed è proprio a Bani Walid, 150 km a sud-est di Tripoli, che Gheddafi sarebbe nascosto – almeno secondo le voci che non lo danno per fuggiasco a Sirte.

Storicamente i Warfalla si collocano nell'area compresa tra le città di Bani WalidSirte, Sebha e Bengasi, a circa 125 km a sudest della capitale. È composta da 52 clan o sottotribù (Bayt). I Warfalla sostengono di essere discendenti della tribù Banu Hilal, originaria della penisola arabica e che nell'XI secolo mise a ferro e fuoco il Nord Africa. Durante il periodo coloniale, sotto la guida di Bel Khayre, i Warfalla assunsero inizialmente una posizione neutrale, fino a quando le truppe italiane non raggiunsero e occuparono i territori direttamente controllati dalla tribù Warfalla.

Nel corso degli anni, Gheddafi ha mantenuto salda l'alleanza con la tribù attraverso l'elargizione attirato di incarichi di prestigio a molti suoi appartenenti. In particolare si stima che ben 407 di loro occupassero ruoli all'interno degli apparati di sicurezza del regime. Tuttavia, non va dimenticato che nel 1993 alcuni clan della tribù architettarono un colpo di stato per rovesciare il Colonnello, segno delle divisioni comunque esistenti all'interno dell'immensa costellazione tribale. I responsabili furono individuati e giustiziati, e sebbene la tribù nel suo complesso abbia mantenuto le sue guarentigie, da allora i ruoli chiave nelle forze armate sono stati affidati ad altre importanti tribù del Paese, come i Magarha. Non a caso, alla base del tentato golpe del 1993 ci sarebbe stata proprio la rivalità con questi ultimi.

Le rivalità interne alla galassia tribale sono uno dei nodi cruciali da sciogliere nel futuro della nuova Libia. Tali inimicizie esistono da molto prima della formazione dello Stato stesso. Non dimentichiamo che la Libia è “un'invenzione” italiana: Tripolitania e Cirenaica sono sempre state regioni culturalmente distinte. Considerato che la struttura tribale permeava tutte le gerarchie militari e amministrative del Paese, non vi è dubbio che tali atavici contrasti abbiano giocato un ruolo chiave nella caduta del regime tramite le continue defezioni e i cambi di fronte succedutisi nei mesi, e che alla fine hanno indirizzato le sorti del conflitto in favore dei ribelli.

Più in generale, la frustrazione di influenti tribù per l'esclusione dai ruoli di comando può aver contribuito a formare la catena di eventi poi precipitati nella guerra civile. Basti pensare che i Qadhafa, la tribù dalla quale il Colonnello proviene, e che prima della sua ascesa al potere non aveva alcuna tradizione di militanza politica, pur essendo un gruppo di medie dimensioni occupava la maggioranza dei ruoli chiave nei vertici del regime. Il sistema di lottizzazione tribale a cui Gheddafi aveva affidato la stabilità del regime è finito per crollare sotto il suo stesso peso, e con esso anche la quarantennale dittatura del qa'id.

Ora che la guerra sta volgendo al termine, la riconciliazione tra le varie fazioni sarà un passo necessario per ristabilire l'ordine, evitando che il dopoguerra sia più sanguinoso della guerra stessa. La nuova Libia non potrà mantenersi in piedi se un settimo della sua popolazione, tale è la consistenza dei Warfalla, continuerà ad ostacolarne il corso. Perciò questi dovranno necessariamente essere chiamati al tavolo delle trattative, nel difficile compito di ricucire i tanti, troppi strappi iniziati in tempi remoti, proseguiti sotto Gheddafi ed esacerbati da sei mesi di combattimenti.
E pensare che, quando prese il potere nel 1969, il Colonnello aveva proclamato l'abolizione del sistema tribale.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.209) 6 settembre 2011 17:41

    Trascurate il fondamentale ruolo dei servizi segreti francese, inglese e americano che hanno deciso di rovesciare Gheddafi per il tornaconto dei loro governi a parole democratici ma nei fatti neocolonialisti e imperialisti.
    Senza questo contributo in violazione del diritto internazionale i cosiddetti ribelli sarebbero rimasti a Bengasi, ora invece stanno per svendere la Libia pezzo a pezzo alle corporations francesi e angloamericane, viva la "democrazia"!

  • Di (---.---.---.209) 6 settembre 2011 17:46

    I prossimi target sono la Siria e l’Iran, ma in quest’ultimo caso temo che il conflitto potrebbe avere conseguenze imprevedibili e disastrose, leggasi terza guerra mondiale o qualcosa di molto vicino.
    E’ il frutto di questa classe dirigente mondiale criminale e massonica che crea crisi e guerre per arricchirsi alle spalle del cittadino comune cloroformizzato dai media, guarda caso tutti o quasi in mano loro.


    Massimo Ceci

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