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Chi è Nibali, il campione siciliano che ha vinto la Tirreno Adriatico e vuole prendersi il Giro d’Italia

Il siciliano Vincenzo Nibali ha vinto la più dura edizione di sempre della Tirreno Adriatico. Il corridore del Team Liquigas ha strappato la leadership all'ultimata tappa (la cronometro individuale di San Benedetto del Tronto) allo statunitense Horner. Ma chi è Nibali?

Era magrolino, come me, e aveva una bici gialla come la mia. Era una domenica di luglio del 2001, eravamo in un paesino in provincia di Rieti. Roccasinibalda. Faceva un caldo da Africa nera, una fontana in mezzo alla piazza schizzava acqua "benedetta". Benedetta da noi corridori e dagli abitanti del paesino, che ci ronzavano intorno e sbirciavano tra le nostra ruote, cambi, telai, divise. Era una gara di ciclismo, categoria juniores. Io attendevo la partenza vicino a Nibali. 

Ricordo come fosse ora che un signore si avvicinò a lui, diede un'occhiata al numero sulla sua schiena poi controllò che corrispondesse a quello scritto sulla lista dei partenti. "Vincenzo Nibali. Quindi sei tu quello che è venuto qui da Messina?", domandò il tifoso. Nibali fece un cenno col capo, rispose di sì. Il signore, allora, pensò bene di rincarare la dose. "E quante corse hai vinto quest'anno?". Nibali rispose che ne aveva vinte 5, o 6, non ricordo.

La gara quel giorno andò così. Pronti, via, mi attaccai alla ruota di Nibali, sapendo che prima o poi avrebbe provato a staccare tutti sulle rampe di una salita tostissima. E' quello che fece. Io sputai l'anima per rimanere sulla sua ruota e ce la feci per un bel pezzo. Poi, quando proprio non ne potevo più di quella fatica disumana fatta per rimanare insieme a quel diavolo siciliano, arrivò provvidenziale una rottura della bici. Giuro che fui quasi contento così, avrei avuto una scusa valida per illudermi che Nibali, il piccolo fenomeno, non mi aveva staccato. Era la bici che s'era rotta...

Quella fu la prima volta che mi scontrai con lui. Essendo coetanei accadde ancora per sei anni, ma dopo quel giorno a Rocca Sinibalda non ebbi più scuse. Nibali era immensamente migliore di me. Per un curioso gioco del destino non ci siamo mai persi di vista.

Quando iniziai a lavorare come giornalista seguii la tappa della Marmolada al Giro d'Italia del 2008. Ricordo che lui andò in fuga quel freddo cane, e che io lo attendevo in mezzo ai suoi tifosi di Mastromarco (un paesino vicino Pistoia): litri di vino, "rostinciane", pasta asciutta, grappa. Quandò passò Nibali per poco non venne giù la montagna, tanto era il baccano che fecero. 

Poi al Tour del 2009, prima a Verbier poi sul Mont Ventoux. Quell'anno terminò al settimo posto la Grande Boucle. I giornali iniziaono ad accorgersi del siciliano e a scrivere che stava sbocciando un campione. 

Nel 2010 ci trovammo in Argentina. San Luis, una bella città a 5 ore da Rosario. Era la prima gara della stagione (Tour de San Luis). Ricordo i paesaggi deserti, le lunghe strade desolate, gli sguardi dei contadini quando passava la corsa colorata e alzava raffiche di vento bollente. E ricordo l'aria da gita che si respirava tra corridori e giornalisti al seguito. Passai molte sere inisieme a Vincenzo. Perlopiù si scherzava, passeggiando per il corso della città. Ma quando fu il momento di fare sul serio non ce ne fu per nessuno. Nibali vinse il Tour de San Luis, io ero lì a raccontarlo. In aeroporto, prima di tornare in Italia, mi regalò la maglia arancione del vincitore. Il 2010 fu il suo anno d'oro. Sfiorò la vittoria al Giro d'Italia, dove arrivò terzo, ma si prese tutto alla Vuelta di Spagna, una delle tre principali gare a tappe del mondo.

L'anno scorso non ne girò bene una. Zero vittorie e il morale sotto i tacchi. Poi quest'anno, prima una vittoria al Giro dell'Oman, poi la tappa di salita e la classifica finale della Tirreno Adriatico più dura di sempre. Sabato ci sarà la Milano Sanremo, poi le "Classiche" delle Ardenne. Poi sarà la volta di Giro e Tour. Nibali dice che non ha ancora deciso quale fare, ma che non è escluso che nel dubbio tenti il colpaccio in entrambe. Il 2012 è iniziato alla grande. I presupposti perché prosegua anche meglio ci sono tutti...

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