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Che l’Europa tuteli i valori della sua storia

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 di Patrizia Cordone

 

Quel 3 di maggio di quest’anno alla Casa della Memoria di Milano una strana atmosfera quasi di mestizia aleggiava quanto da alcuni di loro è stato vissuto forse come l’ultimo raduno tra i superstiti dei campi di concentramento nazisti, l’ultima occasione per l’Aned, l’Associazione nazionale degli ex deportati, e per numerosi fra noi presenti di rivederli assieme: già da tempo molti sono scomparsi, mentre altri vivono non più autosufficienti il pesante incedere degli anni.

Gli interventi importanti succeduti sono stati alternati ad intervalli musicali di un violoncellista dell’orchestra del teatro alla Scala per giungere poi alla lettura tanto partecipata quanto intensa del giuramento dei deportati di Mauthausen compiuta dall’attrice rom Dijana Pavlovic. A pochi giorni di distanza giungeva la newsletter dell’Aned contenente, anche in inglese, l’appello dei superstiti riportato a piè di pagina del presente articolo (1,2). Neanche troppo velatamente esprimono la preoccupazione, che assieme alla loro dipartita possa svanire la Memoria di quegli “anni terribili del novecento” e di quanto invece vada coltivata, trasmessa, perché costituisca fonte di consapevolezza del valore della democrazia ed di deterrenza contro ogni nuova barbarie.

“La pace, la libertà di pensiero, l’uguaglianza, il rispetto reciproco, la solidarietà, la giustizia, la democrazia. Valori, che sono il lascito delle compagne e dei compagni, che dai lager non sono tornati... temiamo, che le generazioni, che verranno, dovranno riscoprirli, forse ad un prezzo molto alto.”

Auspicano, che la Memoria possa costituire l’argine di difesa della democrazia. Per questi ideali hanno subìto le deportazioni nei lager, i quali seppure crogiuolo di tante differenti nazionalità, hanno rafforzato un anelito di Europa preesistente ed insinuata già con l’esperienza dell’esilio e del confino, in qualità del loro essere oppositori politici e dissidenti. In virtù di ciò chiedono, nonostante grondanti di reali fantasmi di atroci sofferenze vissute, che i campi siano tutelati come patrimonio dell’umanità dell’Unesco.

Stesso anelito appare al termine dell’intervista rilasciata da Dario Venegoni, vice presidente dell’Aned nazionale, a la Repubblica il 5 giugno (3): “l’Europa... è anche difesa dei suoi valori costitutivi di memoria.”

Avanza il proposito dell’acquisto dell’appezzamento del campo di Belzec attraverso sottoscrizioni, come già negli anni sessanta era avvenuto con quello di Gusen acquistato dall’Aned assieme all’Amicale francese dei superstiti di Mauthausen ed oggi divenuto meta di pellegrinaggio di migliaia di visitatori. Ciò nella malaugurata ipotesi di assenza di iniziative da parte della politica. Infatti, rivolgendosi a Tiziana Mogherini, in qualità della sua funzione di alto rappresentante per gli affari europei, sollecita un intervento presso le autorità polacche, affinché non dismettano il campo di Belzec e che la stessa Unione europea possa compierne l’acquisizione “a nome dei popoli dell’Europa”. Perché la Storia non sia avvenuta invano. Patrizia Cordone.

 

fonti documentarie:

1. http://www.deportati.it/news/l-appe... 2. http://www.deportati.it/english/app.... 3.http://ricerca.repubblica.it/repubb...;

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