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“Che aria tira” a Civitavecchia? Tagliate quei fumi e mettete dei fiori su quelle ciminiere

Che ne pensate di un grande asciugacapelli che si porta via fumi neri di navi e centrali (vedi foto) o di una “Costa Zuccherata” dal fumo arcobaleno e di una Mongolfiera con un perentoria richiesta di “Aria pulita!”?

Per una volta l'immaginazione degli alunni della Scuola elementare “Antonio de Curtis” che hanno rappresentato l’aria di Civitavecchia, ha vinto sui fumi, quelli veri di porto e centrali elettriche, nella speranza di un futuro vestito con i colori dell’arcobaleno, i fiori e le farfalle.

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I fumi visti da un alunno della scuola de Curtis

Questa visione di un mondo migliore è stata raccontata da una mostra, molto apprezzata anche dai turisti delle navi da crociera, che ha aperto la manifestazione“Che aria tira” – Una giornata per la salute e l’ambiente, con la quale il comitato Nessun Dorma ha voluto sottolineare la pericolosità delle emissioni delle navi ormeggiate in porto, con motori sempre accesi. Navi di tutti i tipi, da quelle gigantesche da crociera agli obsoleti traghetti, dalle navi porta container ai pescherecci, alle navi carboniere, a cui si aggiungono le ciminiere di Enel col suocarbone “pulito”, un ossimoro particolarmente indigesto, e quelle di Tirreno Power.

Un impatto ambientale unico in Italia su un territorio che corre il rischio, difficile da credere ma vero, di diventare la discarica di Roma e di incenerire i rifiuti della capitale, magari sotto il rassicurante nome di “biomasse”, l’inganno perfetto di una forma di energia non rinnovabile ma spacciata per tale.

Alla riuscita di questa splendida giornata di maggio dedicata alla tutela della salute, hanno fornito il loro contributo alcune tra le associazioni più sensibili all’integrità del patrimonio ambientale e alla salvaguardia della salute umana: Legambiente Lazio,Italia Nostra, il Forum ambientalista e Se non ora quando? e Medici per l’Ambiente, sezione Italiana di ISDE - International Society of Doctors for the Environment.

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Italia Nostra - Attività formativa

La mattina ha visto nel ruolo di protagonisti gli alunni della Scuola media Flavioni ai quali la delegata di Italia Nostra ha spiegato le origini storiche e l’importanza dell’area naturale della Frasca. Si tratta dell’unica polmone verde della città, che oltre ad aver subito l’abbattimento selvaggio di migliaia di alberi - e di cui non sono ancora definite le responsabilità - è sotto l’incombente minaccia di una grande opera, il Terminal Asia, che seppellirebbe sotto una coltre di cemento armato le residue speranze dei cittadini di poter utilizzare la pineta, una consuetudine che i cittadini vogliono mantenere.

E’ stata poi la volta delle volontarie di Legambiente che con un rinnovato gioco dell’oca hanno impegnato i ragazzi sull’importanza delle energie alternative e rinnovabili e sul comprendere ciò che inquina. E’ toccato al Forum ambientalista la parte dedicata al riciclo dei rifiuti, una risorsa da cui ottenere in modo sostenibile altri prodotti, con il recupero della plastica per creare piccoli oggetti di utilità quotidiana, sviluppando quelle abilità manuali che i ragazzi stanno purtroppo progressivamente perdendo a favore delle tastiere di playstation o computer..

Con un ruba bandiera finale, gli animatori di Nessun Dorma hanno poi concluso la mattinata ponendo, come fine del gioco, la verifica delle informazioni trasferite dai volontari e dalle volontarie delle associazioni presenti.

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Forum Ambientalista - Attività formativa riutilizzo materiali

Dopo una mattinata dedicata ad imparare giocando, è arrivato il momento della tavola rotonda sul Porto: Opportunità o servitù ambientale (vedi foto).Di fronte a una platea attenta due ospiti in particolare, un ingegnere e un medico, hanno fornito una visione diversa della medesima realtà.

Da una parte il responsabile Ambiente ed Energia dell’Autorità portuale di CivitavecchiaCalogero Burgio, dall’altra Mauro Mocci, esponente conosciuto anche fuori dai confini nazionali e membro dei Medici per l’Ambiente ISDE.

Per Burgio, l’Autorità portuale ha innescato (anche per le proteste dello scorso anno da parte di Nessun Dorma e di interventi della Procura della Repubblican.d.a) alcuni processi virtuosi che porteranno benefici sulla qualità dell’aria nel corso del tempo. E’il caso dell’ESI (Environmental Ship Index) - unico porto italiano ad adottare questa misura dopo giganti come Amburgo e Rotterdam - un meccanismo incentivante, ma non obbligatorio per gli armatori, che premierà le navi che supereranno gli standard previsti dall’IMO-International Maritime Organization per le emissioni di gas serra, ossidi zolfo e ossidi di azoto. E un passo avanti è stato fatto anche con l’installazione della prima centralina per il monitoraggio della qualità dell’aria dedicata agli inquinanti specifici dell’ambito portuale e collocata nella rete di ARPA Lazio, che misurerà il PM 2,5 e in un secondo momento anche il PM 1 (si tratta delle polveri ultrasottili che non sono filtrabili e finiscono nei bronchi terminali e negli alveoli polmonari). Altre azioni potrebbero essere ottenute con l’incentivo agli armatori per utilizzare combustibili a basso tenore di zolfo (da 2,7% a 0,1%) a due miglia dalla costa e per tutta la durata dell’ormeggio alle banchine. Maggiori risultati arriverebbero dal riconoscimento, in analogia a quanto previsto per Mare del Nord e Baltico, di un’area SECA (Sulphur Emission Control Area) nel Mediterraneo che dovrebbe prevedere una percentuale massima di zolfo contenuta nel combustibile inferiore all’1% (questa insieme ad altre migliorie sui motori è anche una delle richieste di Nessun Dorma riportata nel documento “Fumi delle navi, salute e ambiente”).

Ma è sulla cosiddetta “elettrificazione delle banchine”, più nota come shore power connection o cold ironing, di cui si parla da anni, che Burgio non nasconde che sono pronti quasi 13 milioni di euro (anche se viene fatto notare che sarebbero disponibili ulteriori 20 milioni di euro) che non sarebbero sufficienti al completamento delle due banchine della nuova darsena traghetti e che le navi in grado di utilizzare la connessione con la rete elettrica di terra (ottenendo un -85% nei fumi emessi) sono pochissime (al massimo 80 scali per stagione). Andrebbero aggiunti anche altri incentivi economici per gli armatori, non obbligati per legge ad utilizzare la rete elettrica.

Tocca quindi al medico, al dottor Mocci, presentare un punto diverso sul tema, dove l’attenzione è concentrata tutta sulla salute delle persone e sull’impatto ambientale.

Dall’analisi appare del tutto chiaro come nel comprensorio di Civitavecchia, rispetto alla Regione, siano sensibilmente più alte le percentuali di quanti si ammalano per tumore al polmone, pleura, seno, vescica, oltre a essere in aumento l’insufficienza renale.

Se la letteratura scientifica considera come una percentuale compresa tra il 70% e il 90 % dei tumori sia determinata da fattori “ambientali”, il conto per Civitavecchia torna in modo perfetto.

I processi di combustione, come quelli derivati dall’utilizzazione del carbone nella centrale Enel o degli oli pesanti nei motori delle navi, rilasciano in atmosfera una quantità impressionante di inquinanti e polveri ultra sottili che causano danni alla salute umana, spesso anche dopo molti anni. Ed un’ulteriore minaccia sembra prospettarsi con gli impianti a biomasse che sembrano nascere come funghi in Italia ma che di “bio” hanno solo il nome perché bruciano dall’immondizia (ad esempio quella che potrebbe arrivare da Roma) agli oli di palma, il cui impiego impoverisce intere popolazioni del terzo mondo oltre che diminuire la biodiversità e le superfici boscate.

Per Mocci, le banchine elettriche, che i medici per l’ambiente avevano richiesto nel lontano 2003, possono contribuire a mitigare l’impatto dei fumi sull’ambiente ma è necessario che Enel contribuisca a fornire energia elettrica a basso costo per incentivarne l’uso da parte degli armatori. C’è da osservare come in questo settore tutto cambi velocemente. Un esempio arriva da Imesa Spa che ha ottenuto una commessa da Fincantieri per la fornitura della “Shore Connection” per tre nuove navi da crociera.

Secondo Mocci dovrebbe anche essere oggetto di valutazione, da parte dell’Autorità portuale, l’installazione sull’antemurale di impianti mini eolici per la produzione di energia elettrica.

E sulla nuova centralina di monitoraggio della qualità dell’aria, anzi sul suo posizionamento, che il dottor Mocci avanza riserve. Infatti non si comprende comeArpa Lazio abbia consentito l’installazione della centralina sotto le fronde di uno dei rari alberi presenti nel piazzale, quando è noto che questa situazione interferisce sui dati rilevati. E su questo aspetto sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i tecnici di Arpa Lazio.

 In sintesi sembra di capire che se il Porto cresce, non sono adeguati i meccanismi che servono a limitare i danni, tanto che, in chiusura della manifestazione “Che Aria Tira”, il movimento Nessun Dorma ha avanzato la proposta di avviare e finanziare una nuova Indagine epidemiologica e l’Istituzione di un Registro Tumori nella Regione Lazio (attualmente solo il 40% della popolazione italiana vive in aree coperte dall’attività dei Registri tumori accreditati dall'AIRTUM-Associazione italiana dei registri tumori), iniziative che hanno visto l’accordo generale ma che richiedono un forte sostegno popolare oltre che una classe che faccia dell'interesse per la "polis" una missione più che una questione di piccoli interessi.

Infine è stata data la notizia che la raccolta firme per una petizione popolare indirizzata alla Regione Lazio e finalizzata “all’adozione di ulteriori misure atte alimitare le emissioni in atmosfera prodotte dalle navi all’ormeggio nel Porto di Civitavecchia” ha raggiunto le 250 firme. Non poche per essere state raccolte in poco più di una mezza giornata.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.44) 14 maggio 2012 10:47

    Articolo ben fatto che descrive in modo dettagliato la bella manifestazione organizzata dal comitato Nessun Dorma....

  • Di Giorgio Zintu (---.---.---.86) 14 maggio 2012 10:56
    Giorgio Zintu

    Grazie per l’apprezzamento, l’obiettivo è quello di fornire a tutti quelle informazioni che altri mezzi non pubblicano.

  • Di (---.---.---.90) 15 maggio 2012 00:22

    le centraline del’arpa te le consiglio.... sapessi cosa succedi a trieste con l’inquinamento della ferriera..! ..e le centraline (dicono) non funzionano sempre, oggi registrano domani non si sa. E intanto i veleni viaggiano a pm1 pm2.5, pm10, pm50, fino a pm 3000 che sono i sassi che ti trovi in casa. ma se c’è traffico chiudono il centro, fiiiuuuuu... menomale!!

    • Di Giorgio Zintu (---.---.---.62) 15 maggio 2012 09:25
      Giorgio Zintu

      Il problema di queste misurazioni è che gli unici dati validati sono quelli di Arpa. Ci sarebbe bisogno di tecnici in grado di spiegare se si può fare di meglio, cosa non facile ma non impossibile, come ad esempio coinvolgendo docenti universitari con apparecchiature adeguate. Ma esiste anche un ulteriore dispositivo di controllo che può eseguire misurazioni spot precise e proviene da applicazioni militari: il LIDAR (Light Detection and Ranging; o Laser Imaging Detection and Ranging che esegue a distanza il telerilevamento di gas ed emissioni (L’ENEA ne ha uno).
      Comunque se non cìè informazione e pressione dell’opinione pubblica non si combina nulla.

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