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Champions League: i protagonisti e le storie della quarta giornata

Serate dai tanti temi e dalle tante storie, quelle appena concluse, della quarta giornata di Champions League.

La copertina, neanche a dirlo, è tutta dedicata a Lionel Messi, autore di una tripletta (ennesima) nel roboante 0-4 con cui il suo Barcellona ha facilmente espugnato il campo dei cechi del Viktoria Plzen.
 
Ma c’è dell’altro: grazie a questa tripla marcatura, la “pulga” argentina, a soli 24 anni (ed è giusto sottolinearlo ogni qual volta si parla di questo ragazzino), raggiunge e supera quota 200 realizzazioni con la maglia blaugrana. Vano sarà il tentativo di spulciare il dizionario alla ricerca di aggettivi e relativi sinonimi non ancora accostati al genio argentino, così come è riduttivo e limitativo cercare di risolvere la querelle atemporale tra chi è più forte tra Maradona, Pelè o Messi.
 
Lionel ha la sua storia, fatta di episodi, di numeri (202 goal in 287 presenze), di magie e pazienza se, come dice Pelè, non sa segnare di testa o non ha vinto con la propria Nazionale, o gioca in una squadra di marziani. A 24 anni gli è ancora concesso di non essere perfetto.
 
Ma nell’infinita sfida tra numeri uno, tra i signori del calcio moderno, può Cristiano Ronaldo, farsi da parte e stare a guardare? Assolutamente no ed ecco, infatti, che anche il portoghese, la stella più luminosa nella costellazione del Real Madrid, stabilisce il suo personale e tutt’altro che banale record con la "camiseta blanca": nella partita vinta contro il Lione (0-2 in trasferta, con doppietta proprio del numero 7), stacca il bigliettone delle 100 marcature in appena 105 partite (poco più di 2 stagioni).
 
Quale miglior palcoscenico per far risplendere sotto le luci europee, la forza e lo strapotere di questi ragazzi, simboli di due società dalle mentalità opposte, dal gruppo formatosi crescendo tutti assieme nella “cantera”, a quello invece assemblato dal prestigio e dai soldi che offre il Real? Ma questa giornata di coppa ha regalato anche gioie e soddisfazioni, da chi non te lo aspetti.
 
L’Apoel di Nicosia, etichettata come squadra “materasso” nel Gruppo G, comprendente squadre di alto rango come Porto, Zenit e Shaktar, sta stupendo tutti. Increduli persino i giocatori e lo stesso staff, che mai si sarebbero aspettati di trovarsi ad un passo dalla qualificazione. Ancora imbattuti nel proprio girone, ieri hanno vinto 2-1 contro il Porto, quando ormai il pareggio sembrava prossimo. Infatti, spinti dal calore inesauribile dei propri supporter, hanno immediatamente reagito (per di più al 90’) alla beffa del calcio di rigore trasformato dal centravanti della squadra lusitana, portando a casa una preziosissima quanto insperata vittoria. E la festa continua…
 
Prime gioie europee anche per il Genk, squadra belga, fanalino di coda nel Gruppo E. La gioia risiede tutta nella prima marcatura in questa Champions League, ai danni del Chelsea, che, ancora scosso dalle 5 sberle rifilate dall’Arsenal in Premier, si arena in trasferta sul risultato di 1-1. Il Genk, pur non avendo ancora avuto il piacere di festeggiare una vittoria europea, mantiene la propria imbattibilità casalinga, dopo aver bloccato anche il Valencia qualche settimana fa. Osannati come eroi il 22enne attaccante Vossen, autore della storica rete, e soprattutto il portiere Koteles che neutralizza il calcio di rigore calciato da David Luiz.
 
Chissà se sarà osannato anche il difensore del Napoli, Fernandez, autore di una prestigiosa doppietta che ha illuso i partenopei. Gettato nella mischia per sostituire la pesantissima assenza del capitano Cannavaro, il giovane difensore argentino, si concede il lusso di segnare non una, bensì 2 marcature (le prime con la maglia azzurra) all’Allianz Arena e di spaventare, non poco, i bavaresi che, dopo essere passati in vantaggio per 3-0 nel giro di 40 minuti, pensavano di avere la strada già in discesa.
 
Il Napoli, a causa di questa sconfitta, perde momentaneamente il secondo posto valido per la qualificazione, ma la buona prova di carattere degli uomini di Mister Mazzarri, lascia inalterata la consapevolezza di poter scavalcare il Manchester City (0-3 sul campo dell’affondato sottomarino giallo Villareal).
 
Infine una gioia cercata da tanto, tantissimo tempo e finalmente ritrovata anche per il centravanti dell’Inter, Diego Milito. A fine partita dichiara: "Mi auguro che sia passato il momento brutto, purtroppo questi periodi capitano. Non riuscivo a fare gol, ma grazie alla giocata di Zanetti sono riuscito a sbloccarmi. Ti viene l’ansia quando le cose non vanno bene, cerchi di stare tranquillo, allenarti e dare il massimo, ma non è facile. E’ una questione di testa". 
 
La testa conta tantissimo in questo sport e Milito lo sa bene: passato da eroe del "triplete", quando come re Mida trasformava ogni singolo pallone sporco in oro, a maldestro attaccante che sbaglia sotto porta, anche contro i francesi del Lille, il copione sembrava lo stesso. Traversa colpita in avvio di gioco, poi eclissi totale, riemerge, ma fallisce una ghiotta occasione davanti a Landreau, si intestardisce, come spesso capita in queste occasioni, abbassa la testa e gioca da sé, conclude in maniera fiacca, avendo invece la possibilità di servire due suoi compagni.
 
Il pubblico, nonostante ciò, ha iniziato a gridare il suo nome e grazie alla progressione di Zanetti, che supera 2-3 uomini sulla corsia di destra e pennella un cross che il "22 nerazzurro", con una lieve torsione, insacca in rete.
 
Almeno per una sera, la rana si è trasformata in principe.
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