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Cesare Battisti: un caso irrisolto

A quanto pare, secondo i primi orientamenti emersi dai membri dell’Avvocatura dello Stato del Brasile, potrà essere concesso l’asilo politico a Cesare Battisti, figura di spicco del movimento terrorista rosso dei Proletari Armati per il Comunismo attivo fra la seconda metà degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso.

Generalmente questa forma di tutela dell’immigrato clandestino viene concessa a chi scappa da paesi dove la democrazia e la libertà non vengono garantite e dove regna la povertà.

Qui invece parliamo di un autentico sanguinario responsabile di almeno quattro omicidi, ferimenti e rapine commessi secondo la logica brigatista dell'“abbattimento dei servi dello stato e dell’esproprio proletario” in un arco di tempo agghiacciantemente limitato.

Mi chiedo come l’ormai ex presidente carioca Lula, il quale in questo affaire internazionale ha mantenuto un atteggiamento a dir poco ambiguo, possa giustificare questa decisione guardando negli occhi i familiari dell’agente di polizia penitenziaria Antonio Santoro ucciso a Udine il 6 giugno del 1978, del macellaio Lino Sabbadin ucciso a Santa Maria di Sala (Venezia) il 16 febbraio del 1979 contemporaneamente al gioielliere Pierluigi Torregiani ucciso a Milano per finire all’agente della Digos Andrea Campagna ucciso il 19 aprile dello stesso anno sempre nella città meneghina, i quali stanno ancora aspettando a trent’anni di distanza un briciolo di autentica giustizia che di certo non potrà riportare in vita i propri cari, ma che rappresenterebbe un segno dell’esistenza di uno Stato di Diritto.

Abbiamo, dunque, trovato un’autorità giudiziaria degna erede della Francia mitterandiana di inizio anni Novanta secondo la quale i terroristi rossi, neri e gialli protetti da Parigi, qualora fossero stati estradati in Italia avrebbero rischiato la propria incolumità fisica, al pari di realtà come la Cina o la Nord Corea dove vige ancor’oggi la pena di morte. A distanza di quasi vent’anni fatico ancora a capire una simile decisione partorita da un autorevole esponente del Socialismo Europeo.

Un aspetto”positivo” in questa querelle, tuttavia, possiamo trovarlo; infatti, dopo mesi di continue turbolenze nella politica italiana destra e sinistra sono quasi all’unanimità d’accordo nell’affermare la richiesta di estradizione di Battisti, assicurandolo alla giustizia ordinaria del suo Paese d’origine.

Possiamo dire che 21 anni dopo la caduta del Muro di Berlino quantomeno nella politica nazionale di oggi non si ragiona più in logiche contrapposte da Guerra Fredda tranne un esponente di un ormai minuscolo partito che dal 2008 non siede nel Parlamento Italiano e che chiede di rispettare la legge brasiliana.
Mi chiedo se, al posto di Battisti e dei Parc ci fosse stato Stefano delle Chiaie e Avanguardia Nazionale farebbe tanto il garantista.

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