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Cemento, muro nero all’italiana

E’ da poco uscito il libro inchiesta “La colata” sul business dei cantieri in Italia, un viaggio da percorrere lungo tutto il territorio che diventa sempre più grigio, quasi nero, e così il nostro paese ritenuto sino ad oggi il più bello al mondo, per natura e paesaggi viene rovinato. Viene quindi lanciato l’allarme, oggi diventa sicuramente più difficile costruire, ma si cerca sempre l’espediente per allargare le cubature, un esempio eclatante la costruzione degli stadi. Conquistare quindi il territorio, fuori dai limiti imposti dai piani regolatori. Si realizza lo stadio, ma si progettano anche strutture come appartamenti, così cresce il guadagno. Ci chiediamo a questo punto se il problema visto che esiste, può essere posto, e se è possibile, malgrado tutto, salvaguardare il nostro territorio e fare ancora qualcosa. In sostanza “salvare il salvabile!” Bloccare quindi i progetti con la democrazia, in quanto in Italia esistono comitati attivi in questo senso.

Si sostiene, da parte degli urbanisti, per esempio, che nel nostro paese c’è ancora molto da recuperare, quindi più che costruire, si deve restaurare quello che già esiste. Costruire quindi nuove case, è ormai una necessità? A Roma per esempio non c’è un grande aumento della popolazione, quindi non ce ne sarebbe bisogno. Esiste attualmente la crisi del mattone, e molte case invendute. Ma la fa da padrone, sempre il grande business tra costruire e ricostruire, cosa non da poco. Costruire quindi, deturpando il paesaggio, un esempio palese Crotone. Nasce così anche il traffico del cemento inquinato, impoverito, o fatto con la sabbia. Un esempio? L’Aquila e l’Abruzzo.


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