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Celentano: il Vaticano dovrebbe ringraziarlo

Facciamo una premessa. La cosiddetta “opinione pubblica”, nei grandi numeri, si forma negli ascolti televisivi, nei messaggi delle canzonette, nelle aggregazioni spontanee che nascono nelle curve degli stadi, nei “suggerimenti” delle mode, e non attraverso giornali, libri, politica.

Il peso di un ragionamento di un Celentano o di un Vasco Rossi, amplificati a dismisura del mezzo televisivo, è infinitamente superiore a qualsiasi campagna intellettuale o politica e penetra a livello artistico ed emozionale saltando a pié pari l’analisi dei fatti, la razionalità, il difficile percorso per avvicinarsi alla realtà obiettiva dei fenomeni sociali ed economici.

Ma non è per caso che si offre ad un cantante come Celentano di fare esternazioni che non riguardano la musica ad una platea che nessun politico o esponente del mondo economico o finanziario potrà mai raggiungere.

Il “molleggiato” nazional popolare spreca l’enorme occasione che gli viene offerta e critica due giornali cattolici (Avvenire e Famiglia Cristiana) accusandoli di parlare poco di religione, peccato venalissimo, se paragonato al fenomeno di migliaia di preti criminali pedofili, molestatori, violentatori che infestano la Chiesa, e che vengono puntualmente coperti da gerarchie omertose, trasferiti a far danni in altre sedi. Fenomeno che si è registrato in tutto il mondo e reso evidente soprattutto dalla giustizia USA che ha celebrato senza sconti i processi e stabilito risarcimenti cospicui.

Cosa sarebbe successo se Adriano ci avesse parlato di ciò a Sanremo, magari aggiungendo la cacciata del Cardinale Vigano che, come capo della amministrazione dei beni ecclesiastici, aveva scoperto ruberie nella Curia, insieme a fenomeni di corruzione e di speculazione (subito spedito in America), o del documento scoperto da “Il Fatto Quotidiano” sui dettagli di un possibile assassinio del Papa, o delle regole della banca Vaticana che assomigliano a quelle dei paradisi fiscali e consentono operazioni coperte? O dei rapporti con la banda della Magliana, con il suo capo seppellito nella chiesa di S. Apollinare?

La Chiesa, invece di pretendere le scuse da Celentano, dovrebbe fargli un monumento proprio per le verità che non ha detto, facendo percepire, magari a livello subliminale, che le maggiori colpe del Vaticano sono quelle di parlare poco di Dio nei suoi giornali.

Caro Celentano, io credo che tu sia un furbone di tre cotte, un miliardario che fa convivere la propria ricchezza con il messaggio cristiano. Ti piace fare il Savonarola “de noartri”, ma non si capisce quando finisce il messaggio etico e cominciano i tuoi affari.

Comunque a nessuno dovrebbe essere concesso uno spazio televisivo, del peso della platea di Sanremo, per esternazioni personali senza contraddittorio, e se la RAI e la cattolicissima Lei glielo hanno dato è certissimo che faceva il loro gioco.

Le polemiche non sono altro che una cortina fumogena per rafforzare l’operazione “salva Vaticano”.

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