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 Home page > Tribuna Libera > Caso kazako: le auspicabili dimissioni di Emma Bonino

Caso kazako: le auspicabili dimissioni di Emma Bonino

C’è un’iniziativa che il ministro degli Affari Esteri Emma Bonino dovrebbe prendere al più presto possibile. Ed è un’iniziativa che, per la stima che le portiamo e la dirittura morale e il coraggio che le riconosciamo, vorremmo che prendesse subito, oggi stesso, senza pensarci su due volte: dare le dimissioni e sbattere la porta del suo dicastero e di questo Governo.

Non è donna che può rischiare la propria immagine e una vita di integrità etica all'interno di questo governo e al fianco di questi ministri. Non in una vicenda che lei per prima ha giustamente definito "miserabile".

Perché nel caso della deportazione forzata e, sembra ormai acclarato, illegittima di Alma Shalabayeva e Alua, moglie e figlia del dissidente kazako Ablyazov, questo governo ha dato prova manifesta di avere in squadra un Ministro dell’Interno che è incapace di gestire e controllare l’apparato di sicurezza del paese oppure che è un uomo capace di fregarsene della legge dello Stato, delle convenzioni internazionali, dei più elementari diritti civili e umanitari riconosciuti dalla comunità internazionale.

Ora il governo aggiunge anche un'ignobile beffa al danno arrecato: revoca l’espulsione e chiede alla donna di tornare per chiarire la sua posizione. Solo nella repubblica delle banane (ma banane decerebrate, non quelle normali) si può arrivare ad una farsa di questo livello di demenzialità pura.

Chissà se la signora vorrà tornare oppure se è troppo impegnata nello shopping. Che dite, mandiamo anche noi l’ambasciatore a fare pressioni su un funzionario kazako degli interni? Magari sono dei pirla anche loro e ce la rimandano indietro.

A parte i quotidiani di area berlusconiana, la ricostruzione proposta dalla stampa nazionale se non parla apertamente (ancora) di un’operazione pianificata a tavolino da alcune alte cariche dello Stato per fare uno scandaloso favore sottobanco al premier kazako, di sicuro dipinge un quadro di desolante inettitudine. 

Si parla dell’Interpol che non tiene conto dell’asilo politico rilasciato al dissidente dalla Gran Bretagna, né di un permesso di soggiorno lettone per la moglie, valido in tutta l’area Schengen; di un passaporto valido ritenuto invece falso; di uno status diplomatico di cui nessuno sa niente; di precedenti penali, a carico della donna, inesistenti ma ritenuti, chissà perché, reali ed esistenti; di una dimensione di clandestinità tutta da dimostrare; e dell’irruzione, violenta e improvvisa, di decine e decine di uomini armati e urlanti, al grido di "puttana russa" (ma è così che si comporta la polizia di un paese civile quando agisce contro una persona che - al più - è un'immigrata priva di permesso di soggiorno?) in una villa dove ci sono un uomo, una donna e una bambina. Manco si fosse trattato di Totò Riina

Tutto questo scordandosi che la legge prevede che la prima opzione sia l’allontanamento volontario, seguito solo dopo da un’eventuale espulsione forzata (DL 23 giugno 2011, n. 89 - capo II, art. 3, comma 5) a meno che lo straniero non sia nella situazione in cui "ricorrano le condizioni per l'accompagnamento immediato alla frontiera" che, in questo caso, non si riesce proprio a immaginare quali possano essere.

Risultato: nel giro di cinque giorni - sfido chiunque a dire che si tratta di una operazione di routine - dall’iniziale visita dell’ambasciatore kazako ad un alto funzionario del Ministero degli Interni (e senza che il Ministero degli Esteri ne sia messo al corrente, ma è questa la prassi?), la donna e la bambina sono impacchettate e infilate in un aereo privato prenotato prima ancora che il giudice avesse dato il nulla osta all’espulsione.

Di tutto ciò il Ministro degli Interni non solo dice di non sapere niente, ma cade dal pero. Anche se a ricevere gli emissari del Kazakhstan pare che sia stato guardacaso Giuseppe Procaccini, capo di gabinetto del Ministro dell'Interno, incaricato proprio da Alfano in persona di seguire la pratica, come ci racconta Repubblica in un resoconto da non perdere: "Il ministro dell'Interno ricorda semplicemente di aver girato al suo capo di gabinetto Procaccini l'incombenza di parlare con i due kazaki".

E il prefetto Procaccini davvero può non essere andato di corsa a raccontare la storia al suo diretto superiore dopo l'incontro con i kazaki? E come poteva Alfano non sapere niente della vicenda, quando la Bonino - allertata dagli avvocati della donna kazaka - gli ha chiesto conto "con una certa energia" (scrive il Messaggero) della storia, ma quando ormai la donna era già stata spedita via?

Angelino Alfano, è già stato capace in passato, per insipienza propria o per ottemperare agli ordini di scuderia del suo datore di lavoro, di sostenere a spada tratta (arrivando a sottoscrivere una risoluzione parlamentare) che una minorenne marocchina detta "Ruby Rubacuori" fosse la nipote di Mubarak.

Ora, in un caso scandaloso di deportazione forzata e illegittima di una donna munita di validi documenti di riconoscimento internazionale, non è stato capace di dire altro che “non sapeva” ammettendo così di essere - come minimo - un'imbelle marionetta gestita da scaltri o ambigui funzionari, casualmente a lui sottoposti, ma evidentemente al servizio di chissàchi. Come minimo un incapace. Come minimo.

E che un Ministro si faccia prendere per i fondelli dai suoi dipendenti significa solo che non può occupare la poltrona più importante del governo dopo quella del premier. Perché non ha l’autorevolezza o il carisma o la capacità di gestire l’apparato più importante dello Stato.

Tutto ciò, alla fine, si riassume nella pretesa tassativa che questo Ministro, così come il Direttore del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, il Questore di Roma e il suo responsabile dell’Ufficio Immigrazione, oltre al responsabile italiano dell’Interpol, diano in blocco le dimissioni dall’incarico che non sono stati in grado di ricoprire e dalla responsabilità a cui altri - più capaci o più onesti - devono essere chiamati.

Poi la Magistratura accerterà le responsabilità penali, se ce ne sono, ma quelle morali sono di un’evidenza lampante.

Il rispetto che proviamo invece per Emma Bonino e per i decenni in cui si è spesa per i diritti civili ed umani in Italia e nel mondo - oltre per l'insussistenza di prove a suo carico in questa storia "miserabile" - ci impone un distinguo: per cui ci permettiamo di chiederle di andarsene, se possibile sbattendo rumorosamente la porta.

Ieri la Farnesina, cioè il dicastero degli Esteri, si è mobilitata per cercare di assicurare alla donna kazaka l'appoggio di cui ha bisogno ed ha pubblicato sul suo sito un comunicato con cui specifica a chiare lettere che "non ha alcuna competenza in materia di espulsione di cittadini stranieri dall'Italia né, in base alla normativa, ha accesso ai dati relativi a cittadini stranieri ai quali sia riconosciuto da Paesi terzi lo status di rifugiato politico".

Ma è ovviamente tardi e la frittata è stata fatta. Ed è una frittata di portata internazionale che, fra l'altro, espone il paese allo scherno di mezzo mondo mentre l'altro mezzo si limiterà a disprezzarlo per la disumanità scandalosa della vicenda.

Emma Bonino non è donna che possa rischiare di farsi ledere l’immagine e l’integrità da quei cialtroni con cui si è accompagnata. Dia quindi le dimissioni anche lei; non per indegnità come nel caso di coloro che sono coinvolti nella questione kazaka, ma proprio per non esserne coinvolta. Per rimarcare la differenza, per sottolineare la propria diversità umana e politica.

Se ne vada, questo governo non è più posto per lei, se mai lo è stato. E se le dimissioni sono chieste a gran voce da SEL e M5S, e da alcune voci anche del tentennante PD, lei si schieri al loro fianco con un'azione decisa che avrebbe manifestamente il senso di un suo "togliere la fiducia" al collega degli Interni e a questo governo tutto.

Non ci importa sapere se la deportazione è avvenuta per interessi economici o geostrategici o solo per fare un favore "agli amici degli amici", lei se ne vada comunque, perché qui c’è troppo marcio e troppo fango. Il fango delle deportazioni forzate, oltretutto di bambini; che ricorda cose orribili di un passato che si sperava definitivamente tramontato.

 

Foto: wikimedia

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.114) 15 luglio 2013 15:30

    Ma che vi aspettavate? Quando ci si mette in società col diavolo, si pensa sempre di poterlo ingannare. E non c’è illusione più stupida e più difficile da scardinare dalla mente degli stupidi, in special modo in Italia, dove l’ultimo degli imbecilli crede sempre di essere più furbo del primo dei malfattori. E poi, i Radicali sono una cosa, altra cosa è Pannella, altra cosa ancora la Bonino, disposta a qualsiasi compromesso ed mai realmente coivolta in qualcosa che non sia la propria carriera. E pensare che gli M5* la volevano al Quirinale! Incuranti dei molti inviti ad aprire gli occhi dati da Grillo nel passato.
    RBle

    P.S.: dal Partito Radicale sono usciti alcuni tra i peggiori trasformisti, da Rutelli, passando per Quagliarello fino a Capezzone. Pannella è indifferente, basta che lo lascino tranquillo al comando: non ha bisogno del Partito lui, se non per quella quota sufficiente alle contrattazioni in periodi pre-elettorali. Da tempo è disposto ad allearsi ed a sostenere chiunque ed ovunque, purchè gli sia garantita la sopravvivenza politica (e, forse, non solo).

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 15 luglio 2013 16:48
      Fabio Della Pergola

      Nel Popolo della Libertà militano i seguenti parlamentari provenienti dalla sinistra extraparlamentare: Antonio Azzollini e Gianfranco Micciché. I seguenti ex comunisti Sandro Bondi e Tiziana Maiolo e gli ex IDV Domenico Scilipoti e Antonio Razzi per non contare gli ex socialisti Roberto Antonione, Valentina Aprea, Simone Baldelli, Massimo Baldini, Lucio Barani, Paolo Bonaiuti, Anna Cinzia Bonfrisco, Margherita Boniver, Renato Brunetta, Stefano Caldoro, Giulio Camber, Gianpiero Cantoni, Giuliano Cazzola, Fabrizio Cicchitto, Luigi Cesaro, Ombretta Colli, Francesco Colucci, Stefania Craxi, Sergio De Gregorio, Giulio Di Donato, Franco Frattini, Antonio Gentile, Lella GolfoGiancarlo Lehner, Giovanni Lenna, Antonio Leone, Innocenzo Leontini, Giacomo Mancini JrFiamma Nirenstein (già nel PCI e nel PRI), Gaetano Pecorella (ex Soccorso Rosso), Mauro Pili, Sergio Pizzolante, Manuela Repetti, Giovanni Ricevuto, Maurizio Sacconi, Jole Santelli, Giuseppe Saro, Amalia Sartori, Umberto Scapagnini, Aldo Scarabosio, Giancarlo Serafini, Renzo Tondo, Giulio Tremonti più numerosi socialdemocratici.
      Senza contare i vari giornalisti di area berlusconiana provenienti dalla sinistra parlamentare e non: da Giuliano Ferrara a Paolo Liguori, Giampiero Mughini, Toni Capuozzo.
      Nella Lega militano Umberto Bossi (ex PCI e PDUP) e Roberto Maroni (ex Av. Operaia, Democrazia Proletaria e Verdi).
      Nell’Unione di Centro troviamo ex comunisti come Ferdinando Adornato (poi AD e FI), Italo Sandi e Antonella Spaggiari oltre a numerosi ex socialisti e socialdemocratici.

      Probabilmente me ne sono scordati un altro bel po’, perché non li conosco o per dimenticanza o anche solo perché mi sono stufato.

      Poi indubbiamente ci sono anche i "peggiori trasformisti radicali", citati nel commento qui sopra. Ma che palle.

  • Di Sandro kensan (---.---.---.18) 15 luglio 2013 15:59
    Sandro kensan

    «avere in squadra un Ministro dell’Interno che è incapace di gestire e controllare l’apparato di sicurezza del paese oppure che è un uomo capace di fregarsene della legge dello Stato, delle convenzioni internazionali, dei più elementari diritti civili e umanitari riconosciuti dalla comunità internazionale.»

    Secondo me bisogna avere il prosciutto negli occhi per avere di questi dubbi e anche per dare una seconda possibilità (quella di dimettersi) alla ministra Emma Bonino. Questa è a suo agio come ministro degli Esteri, si è visto col caso Snowden dove doveva semplicemente dimettersi oppure accogliere l’asilo richiesto dall’eroe dell’NSAgate.

    errare humanum est, perseverare autem diabolicum

  • Di GeriSteve (---.---.---.40) 15 luglio 2013 19:06

    Mi sembra chiaro che non si dimetteranno davvero nè la Bonino, nè l’Angelino nè il Caldiroli (lui lo ha subito dichiarato).
    Mi sembra chiarissimo che l’Angelino ha obbedito al suo padrone (fregando il capo di governo di cui lui è vice) per fare uno sporchissimo favore in salsa Kazaka.
    Non mi è chiaro il ruolo giocato dalla Bonino, ma mi è chiarissimo che a lei della signora Shalabayeva e figlia non gliene frega niente, ma che è interessatissima alla sua carriera, che ripete che non era sua competenza e scopiazza l’Angelino e lo Scajola nel dichiarare che tutto è avvenuto a sua insaputa.
    Si dimetterà? soltanto se avrà valutato che le sue dimissioni verranno respinte e che ciò consoliderà il suo prestigio, attualmente piuttosto appannato.
    GeriSteve

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 15 luglio 2013 19:43
      Fabio Della Pergola

      Naturalmente di chiaro c’è poco in tutta questa storia. Ma tutti gli apparati che hanno avuto un ruolo manifesto fanno capo al Ministero degli Interni. Dal capo di gabinetto del Ministro, al capo del dipartimento di Pubblica Sicurezza, dal prefetto al Questore, dall’Interpol alla Criminalpol alla Digos.
      Mi sembra chiaro, come ha evidenziato il comunicato stampa del Ministero degli Affari Esteri di oggi che il Viminale c’è dentro fino al collo, ma la Farnesina sembrerebbe di no, anche perché non ha competenze nel fermo, identificazione ed espulsione di clandestini o simili. Che esistano delle aree di competenza diverse fra i vari ministeri mi sembra piuttosto ovvio.

      Tutto il resto sono tue deduzioni, un po’ astiose, verso una politica che ti sta evidentemente sulle scatole. Ma non è una buona ragione per ritenerla implicata per forza in questa losca storia.

  • Di (---.---.---.106) 16 luglio 2013 10:06

    Da quest’accozzaglia delinquenziale non ci si può aspettar di meglio

  • Di (---.---.---.12) 16 luglio 2013 20:04

    la brava ragazza emma bonino e’ l’unica a non sapere che il ministero degli esteri è stato ridotto ad una succursale d’affari - più o meno leciti - come dal programma di governo del sig. Berlusconi ne consegue che Gheddafi - Putin - Busch ecc. ecc. dovevano essere trattati con identico spirito codino.

    Cordiali saluti ai soci di Agora con la speranza che aprano gli occhi e prendano le distanze dalla novella Alice nel paese delle meraviglie ( alias Emma Bonino).

     

     

  • Di (---.---.---.61) 17 luglio 2013 20:07

    CARO FABIO DELLA PERGOLA LA POLITICA ESTERA E’ UNA COSA TROPPO SERIA PER ESSERE RIDOTTA AD INA SUCCURSALE D’AFFARI COME DA PROGRAMMA DEL PDL. IL MINISTERO DEGLI ESTERI RAPPRESENTA LA NAZIONE CON I PROPRI IDEALI DI LIBERTA’ E DI DEMOCRAZIA CHE NON POSSONO ESSERE IGNORATI PER MOTIVI ECONOMICI. PER MAGGIORI APPROFONDIMENTI, ANCHE SUL DA FARSI, LE CONSIGLIO DI RIVOLGERSI ALL’AMBASCIATORE SERGIO ROMANO CHE CONOSCE MOLTO BENE LA MATERIA.

    SALUTI CORDIALI.

  • Di (---.---.---.39) 21 luglio 2013 21:11

    M5S e SEL chiedono le dimissioni di Alfano
    CERCHIAMO DI SEGUIRE UN PERCORSO LOGICO: 
    Alfano sapeva, o forse non ne sapeva niente. 
    Ma forse deve dimettersi per responsabilità oggettiva in quanto capo. 
    Se vale la responsabilità oggettiva è del capo... allora deve dimettersi il capo in testa, ovvero Letta. 
    E se, secondo voi, Letta non fosse tenuto a dimettersi PRIMA perché non è il capo e la responsabilità si ferma ad Alfano, DOPO le dichiarazioni di Letta in difesa di Alfano o Letta è d’accordo con Alfano, e quindi si deve dimettere anche Letta, oppure non ci sono responsabilità da parte di nessuno e non si deve dimettere nessuno. 
    Scegliete voi. 
    Se decidete che non ci sono responsabilità il discorso si chiude. 
    Se scegliete che anche Letta deve dimettersi dovete dirmi chi ci va al posto di Letta in grado di prendere la fiducia.
    Alfano?

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 21 luglio 2013 22:15
      Fabio Della Pergola

      C’è un errore di fondo in questo ragionamento "logico". Il presidente del consiglio, secondo la costituzione italiana, NON è il "capo" dei ministri. Da Wikipedia: Il Presidente del Consiglio dei ministri «dirige la politica generale del governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri» (art. 95 Cost.).
      E’ responsabile della politica generale del governo, non dell’attività specifica di un singolo Ministro che è responsabile ultimo delle sue azioni.
      Infatti la mozione di sfiducia di SEL e M5S era individuale. Né vale la logica per cui DOPO quello che ha detto ne abbia assunte le responsabilità.
      La questione è banalmente che Letta si è trovato sotto ricatto per cui le dimissioni (o la sfiducia) di Alfano sarebbero state interpretate dal PDL come segno di sfiducia al governo. Ma questa è una affermazione arbitraria; Alfano poteva tranquillamente essere sostituito da qualcun altro esattamente come la Idem.

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