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Caso Mondadori: quale soluzioni per gli scrittori?

Con il decreto numero 40, approvato dal governo il 25 marzo e convertito in legge il 22 maggio questo governo permette ad una contribuente, tale Marina Berlusconi, presidente della Mondatori SPA, di saldare con soli 8,6 milioni di euro un contenzioso fiscale di circa 350.

Sabato 21 agosto, a Roma era tornato quel bel caldo umido che rovina il sonno; era tornato anche Vito Mancuso dichiarando, sulle pagine di La Repubblica, che aveva anch’egli perso il sonno, non per il caldo, ma, per un caso di coscienza; ecco le sue parole: «Eccomi quindi qui con la coscienza in tempesta: da un lato il poter far parte di un programma editoriale di prima qualità venendo anche ben retribuito, dall’altro il non voler avere nulla a che fare con chi speculerebbe sugli appoggi politici di cui gode. Da un lato un debito di riconoscenza per l’editrice che ha avuto fiducia in me quando ero sconosciuto, dall’altro il dovere civico di contrastare un’inedita legge ad aziendam che si sommerebbe alle 36 leggi ad personam già confezionate per l’attuale primo ministro.»

 

Mancuso, riprendendo un articolo di Massimo Giannini del 19 agosto, in sintesi diceva che, se era vero ciò che il collega scriveva, vale a dire che la Mondadori SpA « … godendo di favori parlamentari ed extraparlamentari, pagherebbe al fisco solo una minima parte (8,6 milioni versati) di un antico ed enorme debito(350 milioni dovuti … » e senza un euro di interessi per il ritardato pagamento di appena vent’anni, lui e gli altri autori avrebbero dovuto pensare a ridefinire i rapporti con questa casa editrice, che faceva scandalo con questa mancanza assoluta di eticità.

Mancuso inoltre, con coraggio e intelligenza critica, scriveva che sentiva che non era abbastanza criticare questa ennesima ingiustizia sociale che fa in modo che, se un comune cittadino non paga la tassa sulla spazzatura, appare alla sua porta il Commissario Giudiziario con ingiunzione di sequestro, mentre per le aziende debitrici allo stato di milioni di euro, legate ad un potente politico, tutto si risolve quasi con una risata; e otto milioni contro trecentocinquanta sono una risata, per i proprietari della Mondadori naturalmente.

Anche dopo un’anonima risposta dell’azienda Mondadori a La Repubblica di domenica, che pur confermando nei fatti quanto scritto da Giannini, appellandosi alla legge, legge fatta appositamente per non pagare le tasse, dava una propria interpretazione del “problema”, Mancuso, ieri, sempre sullo stesso giornale, ritorna sull’argomento scrivendo un articolo che già nel titolo, sinteticamente, esprime tutta la sua disapprovazione per le forme e i contenuti ‘berlusconiani’ usati dalla casa editrice in questo frangente: “Cara Mondadori, per le leggi il tuo sarto è proprio di misura”. Mancuso con questo articolo denuncia questa legge ad aziendam che va a sommarsi alle altre trentasei leggi ad personam confezionate a misura per il primo ministro.

Ma Mancuso non si è fermato qui, ne ha fatto un caso di coscienza: appellandosi, come fosse Antigone, al “tribunale interiore”, ha chiesto anche agli altri autori, che pubblicano con la casa editrice di Segrate, e per le affiliate come la Enaudi, di esprimere un giudizio su questi fatti che volenti o nolenti li coinvolge eticamente. Alcuni hanno risposto, tiepidamente; nessuno, finora, ha dato segni inequivocabili di voler uscire dalla casa editrice come già ha fatto Bocca e Don Andrea Gallo.

Intanto sui blog si è scatenato il dibattito dei liberi pensatori con alcune buone idee tipo: perché gli autori non si associano creando una casa editrice loro? Oppure non ne adottano una piccola dove poter pubblicare senza aver le mani sporche di spazzatura legalizzata da leggi che rubano i soldi al popolo italiano?

Altri pensano che una campagna di denuncia e un No Mondadori day che per qualche settimana spopoli le librerie associate e non faccia comprare titoli Mondadori potrebbe essere una soluzione.

Non sono cattive idee, si possono anche attuare per fare venire un po’ di mal di pancia ai signori di Segrate e provincia, ma certamente non basterebbe per far capire ad un popolo che non vuole capire che questo, tutto sommato, è un piccolo problema di una tragedia politica ed umana, che sta distruggendo il nostro “Bel paese”.

Se invece una gran parte degli autori uscissero da questo Castello kafkiano di Segrate, che impoverisce le idee ed i sogni espressi nei loro libri sarebbe un grande evento, politico e mediatico.

Scriveva Hölderlin, “… le parole sono aria del mattino. Divengono sogni. Se uno non li pesa e non li comprende, cadono come errore nel cuore e uccidono”.

Certamente le parole di Roberto Saviano, ancora pubblicato dalla Mondadori, che ci hanno fatto indignare così profondamente per quel fenomeno della criminalità organizzata chiamato Camorra, non saranno meno credibili se egli continuerà a lavorare con questa casa editrice, ma, sicuramente il peso di un suo rifiuto darà più speranza di giustizia ai suoi lettori.

Commenti all'articolo

  • Di Antonio (---.---.---.76) 24 agosto 2010 15:40

    occorre in primo luogo far capire a noi lettori.. quali sono le case editrici (ed i giornali) diciamo "controllati" dalla politica poichè spesso un nome non rende molto chiaro cosa ci sta sotto..

    Sarebbe il primo passo anche per comprendere, non solo politicamente, ma anche culturalmente, le scelte e le impostazioni che sicuramente coloro che detengono il potere della carta stampata danno alla nostra società.. 

  • Di poetto (---.---.---.92) 24 agosto 2010 21:28

     Penso che non sia la prima volta che una azienda, non solo del settore dove opera la Mondadori, approfitti di certe situazioni per trarre profitto; quello che è maggiormente fastidioso è che l’azienda in questione è controllata, anche se per vie traverse, da chi ha la possibilità di poter cambiare le carte in tavola, oltre all’enormità della cifra evasa.

    La mancata risoluzione del conflitto di interessi porta a questi macroscopici sgradevoli episodi.

    Se al posto di chi sappiamo noi ci fosse stata un’altra persona, non legata al mondo dell’editoria, probabilmente un fatto così esagerato non sarebbe accaduto.

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