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Caso Manning, il 16 dicembre la prima udienza

La presunta fonte dei documenti più scottanti di WikiLeaks, il 23enne informatico e militare statunitense Bradley Manning, comparirà di fronte alla giustizia militare il 16 dicembre a Fort Meade, nel Maryland. A rivelarlo è il giornalista del Guardian Ed Pilkington, su Twitter:

Si tratta di una prima udienza che giunge dopo 550 giorni di prigionia per il giovane militare accusato, dopo la pubblicazione da parte di Wired di una presunta auto-confessione via chat con l’ex hacker Adrian Lamo, di aver sottratto centinaia di migliaia di documenti riservati dalle reti protette dell’esercito degli Stati Uniti. Tra cui quelli che hanno portato a scoop planetari riguardanti le guerre in Afghanistan e Iraq, oltre ai 250 mila cablo della diplomazia Usa che hanno fatto parlare di «tempesta sul mondo».

A quanto scrive David E. Coombs, legale di Manning, l’udienza sarà aperta al pubblico e durerà cinque giorni. Inoltre, si configura come un «articolo 32», una sorta di analogo per la giustizia militare dell’udienza preliminare della giustizia civile.

Lo scopo primario di una udienza «Articolo 32» è valutare i punti di forza e di debolezza della posizione del governo, così come fornire alla difesa l’opportunità di ottenere esibizione istruttoria (la presentazione della documentazione nella fase pre-processuale, ndr). La difesa ha diritto a chiamare testimoni durante l’udienza e anche di esaminare i testimoni del governo. Ciascun testimone è posto sotto giuramento; la sua testimonianza può dunque essere usata durante il processo allo scopo di impeachment o nel caso il testimone dovesse diventare indisponibile.

Manning ha già trascorso 17 mesi di reclusione. Di cui circa 10 in condizioni estremamente restrittive («disumane» secondo alcuni) presso il carcere militare di Quantico, in Virginia, e i rimanenti a Fort Leavenworth.

Ad aprile il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, aveva affermato (pur in assenza di un processo e quindi tanto meno di una incriminazione) che Manning «ha violato la legge». In seguito, la Casa Bianca si è astenuta da ogni commento sul caso.

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