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Caso Balotelli. Moratti: "Niente contro la Juve". Ennesima farsa?

La Juventus giocherà a porte chiuse la partita con il Lecce in seguito agli insulti razzisti di sabato sera rivolti all’attaccante dell’Inter Balotelli. La Juve giocherà senza tifosi all’Olimpico anche se per Moratti “non è una cosa nei confronti della Juve. Bisogna trovare una regola che protegga chi è coinvolto in queste cose antipatiche. Bisognerebbe chiamare i capitani e vedere come sospendere situazioni del genere”
 
Come tutte le cose che succedono in Italia e creano lo scandalo momentaneo, anche questa andrà nel dimenticatoio fino al prossimo buuu razzista, fino alla prossima frase, fino ai prossimi scontri, fino al prossimo morto.
 
Le offese di domenica contro Balotelli sono semplicemente il risultato di un clima che ormai in Italia è palpabile, e segue la caccia al rumeno, e allo straniero in generale, che da troppo tempo va avanti. Facile adesso che i politici s’indignino, che i presidenti s’indignino, che il “calcio” s’indigni, troppo facile, in un paese che ormai da troppo tempo ha perso la capacità di indignarsi veramente. Erano indignati quando Zoro stava per abbandonare il campo a seguito di cori razzisti (dei tifosi interisti, per la serie chi la fa...), indignati quando ci sono gli scontri e ora tutti sono indignati contro gli juventini che hanno insultato il calciatore italiano. Sì perché Balotelli è italiano, italianissimo (“Sono più italiano io...” ha detto di sfuggita il giocatore interista a fine partita). Ma anche se non lo fosse stato? All’indignazione devono seguire i fatti, ma siamo troppo abituati, anestezzizzati quasi, al fatto che a questo mare di parole non seguirà nulla, troppo abituati alla sudditanza verso il cretino che crede di essere tifoso. Per colpa di quei cretini ora una tifoseria intera pagherà. È successo spesso a Napoli a Roma e ora tocca a Torino.
 
“L’arbitro avrebbe dovuto fermare la partita” si dice. Fermare la partita? Ma se non è successo neanche per rispetto verso i morti del terremoto, volete che si fermi la giostra per qualche insulto razzista? Se ci sono gli striscioni si può fare, ma con gli insulti no.
 
Chi si dimentica degli striscioni razzisti in curva all’Olimpico (“Squadra di negri, curva di ebrei”), o le svastiche in giro per gli stadi italiani, senza dimenticare le braccia alzate in segno di saluto fascista, gesto che, purtoppo, non è solo dei tifosi, ma anche di giocatori, vedi Di Canio, recidivo.
 
Ricordo, poi, oltre all’episodio di Zoro, anche quello di Omolade, ma questa volta a fischiare il giocatore del Treviso furono i suoi stessi tifosi e in risposta la partita successiva fu giocata dai giocatori con la faccia dipinta di nero. Tanti io casi in giro per il Vecchio Continente, dal “Negro di merda” di Aragones, rivolto ad Henry o quello di Abdeslam Ouaddou giocatore del Metz che salì in curva a spiegare come la pensava e poi sporse denuncia.
 
Da tanto tempo si chiedeono punizioni esemplari per i tifosi che durante la partirta a tutto pensano fuorché a quella. E a poco servono le difese degli juventini sui vari siti internet: “È giusto punire chi si rende protagonista di insulti razzisti - si legge sul forum di vecchiasignora.com - ma permetteteci soltanto di notare in tutto questo un pò di ipocrisia (...) se per 90’ la madre di un giocatore qualunque viene insultata, nessuno dice niente. Poi però scattano dei cori razzisti contro Balotelli e si mobilitano tutti: ministri, Digos, Moratti che chiede la partita a tavolino, politici, giornalisti e, naturalmente, il giudice sportivo che per dare l’esempio ci andrà giù pesante”. Siamo veramente al ridicolo. “Un insulto è un insulto, senza distinzioni” dicono ancora; no, non è così, troppo facile, non esiste un insulto esistono tanti insulti. Se ti dico “Stronzo” è una cosa, se ti dico “negro di merda” è un altro, inutile appigliarsi alle parole, fare filologia spicciola.
 
Chi ha sbagliato deve pagare, ma veramente chiudere lo stadio per una domenica è la soluzione? Veramente multare le società è una soluzione? Fermare le partite non è una soluzione, ma potrebbe essere un gesto forte. Costringerebbe le società a mettersi in gioco seriamente per la difesa di quello spazio familiare, che è lo stadio, ormai depradato da (poca) gente stupida, incapace di sfogare le proprie frustazioni se non nella violenza.

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