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Casette prefabbricate in legno: regole, permessi e autorizzazioni da ottenere per l’installazione

È vero che costruire una casetta in legno è burocraticamente molto più semplice che costruire un tradizionale edificio in muratura? Quali sono le regole per le case prefabbricate? Possono essere installate ovunque o è necessario che l’area abbia caratteristiche particolari? E, nell’ultimo caso, quali sono e a cosa si va incontro se non le si rispetta? Dubbi come questi sono del tutto legittimi se per la prima volta si ha a che fare con il mondo dei prefabbricati a uso abitativo. Queste strutture sono sempre più apprezzate perché economiche, semplici da realizzare, versatili e sfruttabili tanto come dépendance in giardino quanto come unità abitative a sé stanti e soprattutto più sostenibili e rispettose dell’ambiente. Tra i tanti vantaggi che si hanno optando per una casa prefabbricata in legno però, diversamente da quanto si potrebbe immaginare, non ce ne sono di natura legale o burocratica.

Costruire una casa prefabbricata in legno: gli step burocratici da compiere

Per rispondere alla prima domanda, infatti, l’iter burocratico da seguire per la costruzione di una casa prefabbricata in legno è identico a quello previsto per i più tradizionali edifici in muratura.

La prima cosa da fare è dunque individuare un terreno edificabile che è l’unico, per rispondere a un dubbio altrettanto comune sulle regole per le case prefabbricate in legno, su cui possono essere realizzati questo tipo di edifici. C’è una sola eccezione in questo senso e riguarda i terreni agricoli su cui il coltivatore diretto o l’imprenditore agricolo vogliano realizzare tramite prefabbricato in legno un deposito per gli attrezzi o un piccolo chalet di campagna. I tutti gli altri casi, se il terreno non risulta edificabile perché area forestale o protetta, vincolata come bene culturale o a rischio idrogeologico, anche costruendo una casetta in legno si rischia di compiere il reato di abuso edilizio e sanzioni da un minimo di 2 a un massimo di 20mila euro.

Anche nel caso dei prefabbricati in legno, insomma, è indispensabile rivolgersi a un tecnico di fiducia – che sia un geometra, un architetto, un ingegnere, eccetera – perché verifichi l’effettiva edificabilità del terreno e realizzi un apposito progetto. Quasi sempre rivolgendosi a realtà come Pineca.it, specializzate in prefabbricati in legno, si può essere indirizzati anche in questo senso e ricevere supporto con iter burocratico, progetto, autorizzazioni e permessi necessari per installare le costruzioni prefabbricate in legno.

Una volta realizzato il progetto della casa in legno, lo stesso va presentato firmato al Comune di riferimento – ossia al Comune di cui fa parte l’area di terreno su cui si intende installare il prefabbricato – contestualmente alla richiesta del permesso di costruire. L’ultimo, che non è nient’altro che la vecchia concessione edilizia per come modificata dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 380/2001 e dalle sue successive modifiche, non è necessario soltanto in quattro casi: per le strutture ricettive all’aperto e per quelle turistiche, se l’esenzione è prevista dalla normativa regionale vigente e quando la struttura ha carattere di temporaneità. Al di fuori di queste ipotesi, essere trovati sprovvisti di permesso di costruire integra il reato di abuso edilizio e può comportare sanzioni, oltre che l’obbligo di demolire l’edificio in questione.

Se il progetto è approvato dall’apposita commissione tecnica del proprio Comune – la cosiddetta Commissione Edilizia – e si riesce a ottenere di conseguenza il permesso a costruire, l’ultimo step burocratico da compiere prima di poter cominciare a installare il prefabbricato in legno è depositare la SCIA (Segnalazione Certificata d’Inizio Attività).

Cosa succede se il progetto di una casa prefabbricata in legno non viene accettato

C’è un’ipotesi intermedia rispetto alla bocciatura del progetto che, com’è facile immaginare, impedisce di costruire la casa di legno nell’area individuata o secondo le caratteristiche comunicate al Comune nell’apposita relazione tecnica. È l’ipotesi in cui non convinta da alcuni aspetti del progetto, che siano la reale destinazione edilizia del terreno o le dimensioni del prefabbricato oppure ancora il modo in cui verrà allacciato alla rete idrica, elettrica o fognaria cittadina, la Commissione Edilizia richieda una Dichiarazione d’Inizio Attività (DIA) – che può essere considerata una sorta di autorizzazione “aggravata” a svolgere lavori di natura edilizia e che attesta la piena conformità degli stessi alla normativa vigente in materia – o addirittura richiede l’intervento della Sopraintendenza ai Beni Culturali.

Il fatto che siano costruiti in materiali naturali, più leggeri e sostenibili insomma non differenzia affatto i prefabbricati in legno dalle classiche costruzioni in muratura: non per quanto riguarda regole, permessi e autorizzazione necessarie almeno.



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