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Casal di Principe: Libera mette all’asta i beni confiscati

"La vendita dei beni confiscati rappresenta un attacco alla parte sana della società civile che della camorra ne vuole vedere solo ed unicamente la sconfitta".

CASAL DI PRINCIPE – Immaginate dei beni immobili: un ampio fondo agricolo su cui insiste un’azienda bufalina, un terreno agricolo parte di un complesso immobiliare costituente anch’esso un’azienda bufalina, una villa a due piani di 430 metri quadrati, insistente su di un unico lotto di circa 932 mq, ed un’altra proprietà costruita in assenza di concessione edilizia con un bel pezzo di terreno circostante.

Immaginate che il loro valore commerciale è di circa otto milioni di euro. Immaginate che vengano venduti a solo due milioni di euro. Immaginate una perdita secca di sei milioni di euro e questo riguarda il il valore commerciale perché, c’è da dire, che in quelle ville e terreni è insito un valore inestimabile che è quello del riuso sociale in quanto si tratta di proprietà confiscate ai clan.

"I beni confiscati sono un bene comune –ha spiegato Salvatore Cuoci della scuola di Pace ‘don Peppe Diana’ per l’occasione nell’insolita veste di banditore - il loro riutilizzo è una ricchezza per il territorio e per la società italiana" e che invece si perde per la necessità di fare cassa (?) per l’Erario.

Adesso smettete di immaginare perché potrebbe essere proprio questo lo scenario che si prospetta nel caso in cui la Camera dei Deputati approvi l’emendamento alla Finanziaria già passato, sotto silenzio al Senato che prevede, appunto, l’alienabilità dei beni confiscati.

Per accendere i riflettori e non abbassare la guardia il presidio di Libera ha organizzato, presso la propria sede, lunedì 30 novembre un’asta simbolica dei beni immobili confiscati alle organizzazioni camorristiche della zona. In tanti hanno affollato i locali dell’associazione, a Casal di Principe, ed armati di banconote fac-simile da cinquecento euro hanno rilanciato le offerte per “accaparrarsi” beni appartenuti ai capi-zona dell’agro Aversano.

"La vendita dei beni confiscati che non si riescono a destinare entro tre o sei mesi, – ha commentato Valerio Taglione, referente provinciale di Libera a chiusura della provocatoria iniziativa – rappresenta un attacco alla parte sana della società civile che della camorra ne vuole vedere solo ed unicamente la sconfitta". Continua, intanto, nelle piazze d’Italia la campagna di sensibilizzazione di Libera con la raccolta di firme (possibile anche attraverso il sito www.libera.it ) per chiedere alla Camera di non far passare l’emendamento che vanifica, di colpo, tutto quanto di buono fatto nella lotta contro le mafie.

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