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Cartello “Pericolo di Morte”: un fiume di melma scorre nel lago Fusaro - VIDEO

Non è un fotomontaggio, non è una visione. E’ semplicemente un fiume di melma allo stato liquido che, dai water delle abitazioni sparse lungo i territori di Bacoli e Monte di Procida, affonda inesorabilmente tra le acque del lago Fusaro.

Sì avete capito bene, del lago Fusaro: quello in cui è permessa e consentita, nonché celebrata, la mitilicoltura, la crescita di mitili che, in questo habitat e come confermato da più fonti (nonché dalla scienza), ingrossano prima e “meglio”. Trasformandosi in mastodontiche cozze da porre sul mercato in tempi record e con profitti esorbitanti.

E’ il pomeriggio del primo giorno di luglio e le pompe di sollevamento di via Cuma, quelle poste in prossimità della scuola Plinio il Vecchio e riconosciute con il nominativo di “picchetto 17”, vanno in tilt per via di un calo d’elettricità.

Manca la luce e l’impianto, clamorosamente privo di un proprio gruppo elettrogeno, smette di lavorare e di pompare le acque reflue dei comuni di Bacoli e Monte di Procida verso il depuratore regionale di Cuma-Licola.

Sì anche di una buona parte della comunità montese, non c’è da stupirsi. D’altronde Monte di Procida ha due modi per “depurare” le proprie acque reflue. Una parte le indirizza verso la vasca Imhoff di via Giovanni da Procida, impianto posto da più di due anni sotto sequestro giudiziario proprio perché non solo non depura ma poiché non non sono ancora stati progettati interventi tecnici utili per renderlo “a norma”. Un’altra parte, attraverso via Torregaveta, si getta sul trivio del “Mazzoni” e, attraversando la conduttura fognaria bacolese delle periferie di Fusaro e Cuma, arriva al depuratore regionale di Cuma-Licola.

Quindi, qualora non lo sapessero, è bene informare i cittadini di Monte di Procida (ed innanzitutto le istituzioni che li rappresentano) che i propri “scarichi”, fondamentalmente o totalmente non depurati, si riversano o lungo la costa di Miliscola, merdao presso l’arenile di Licola o, a due passi delle proprie abitazioni, all’interno del lago Fusaro, facendo compagnia alla melma proveniente dai water bacolesi.

Una comunione d’intenti che, paradossalmente, unisce in simbiosi due comunità spesso in conflitto. Per la serie: “la storia divide, la melma unisce”.

Ma torniamo alla cronaca: la situazione è raccapricciante. L’impianto si ferma ma la melma, inesorabilmente, non termina il proprio cammino, venendo direzionata, attraverso delle condutture poste in pubblica strada, verso lo spiazzale che ospita le celeberrime ed abbandonate “Grotte dell’Acqua”, complesso termale lasciato morire tra indifferenza e strafottenza istituzionale.

Lì lo scarico termina proprio all’interno del lago Fusaro, riversando copiose quantità di “acque nere”. Il disastro ambientale è conclamato e la gente si riversa in zona contattando gli organi deputati al controllo. Sul posto sopraggiunge la Guardia Forestale che resta attonita dinanzi a cotanto inquinamento determinato non da un privato, da un abusivo o da uno scellerato residente del posto: a versare melma nel bacino lacustre del Fusaro è proprio il Comune di Bacoli.

Ma il clamore non è che agli inizi poiché, proprio dinanzi agli uomini in divisa e ad alcuni responsabili dell’Ufficio Tecnico Comunale, la rabbia dei cittadini si palesa in modo forte e virulento: “Non stiamo qui a lamentarci per quello che potrebbe presentarsi come un episodio sporadico. Qui la melma all’interno del lago vi termina con cadenza sempre più periodica. La notte, dopo le ore 22 e quasi quotidianamente – tuona un residente –un filo di fogna confluisce, pian piano, in lago. La mattina l’acqua è sempre ricoperta da una patina gialla e da un odore a cui, oramai, ci stiamo abituando”.

Foto4028Non è il fiume pomeridiano a far paura. Ad incutere timore è il perpetuarsi dell’assassinio dell’ecosistema lacuale, della salubrità dell’ambiente e della stessa salute della popolazione.

D’altronde il versamento è costante: quando piove, quando l’impianto va in tilt, quando manca l’elettricità.

L’eccezionalità non è il gettito di liquami all’interno del “Fusaro” (consentito dal Comune di Bacoli), ma la mancanza dello stesso. 

Realtà ben chiare anche alla magistratura che, proprio a causa di questi fenomeni, ha indirizzato degli avvisi di garanzia per l’inquinamento del lago Fusaro, a due referenti dell’Ufficio Tecnico del Comune di Bacoli. A quel filone d’indagini si aggiungerà, per ingrossare il faldone, anche la relazione dello stato dei luoghi compiuta proprio dalla Guarda Forestale.

Un disastro di cui anche la cittadinanza ha preso drammaticamente piena consapevolezza. A rendere palese tale affermazione, è un macabro cartello affisso su di una recinzione posta difronte lo scarico comunale. Un rettangolo bianco su cui è possibile leggere “Attenzione, Pericolo di Morto”. Sopra l’ammonimento, una testa penzolante di un gallo sgozzato.

“E’ stato un ragazzo del posto a creare questo monito – continua un anziano residente – mi ha detto che era suo intento avvertire le persone che, da queste parti ed in tali condizioni, si rischia la morte. Un atroce fine determinata da chi il problema, pur conoscendolo, sembra proprio non volerlo risolvere”.

E’ giusto, e quanto mai utile, rammentare che proprio da quelle parti, nel novembre dello scorso anno, giunsero anche le telecamere di Annozero. Il sindaco di Bacoli, Ermanno Schiano, diede all’epoca sfogo al suo celeberrimo “Mò Vengo”, inviando poi sul posto il fidato Michele Balsamo (alias “dito di polvere”), coordinatore degli uffici Tecnici comunali. Schiano, nonostante le promesse, non giunse mai (né allora, né poi) in “loco” e la situazione, dati alla mano, non l’ha per nulla migliorata. Anzi.

 

Redazione Freebacoli

 

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