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Caro Governatore Rossi, salvare la fauna selvatica costa. Conviene eliminarla?

Questa, più o meno, è la provocatoria replica rivolta al Governatore della ToscanaEnrico Rossi, da parte dei volontari e amici del Centro recupero animali selvatici "L’Assiolo di Massa". Tutti, giovani e meno giovani, sono impegnati da mesi in un’accanita resistenza nel tentativo di salvare l’attività ventennale di questo CRAS dalla chiusura (vedi articolo). Al Presidente Rossi fanno notare che se è vero che i 45.000 euro richiesti per il 2013 sembrano molti, almeno rispetto ai 28.000 stanziati dalla Provincia di Massa, è altrettanto indiscutibile che sono 1.156 i km² del territorio provinciale che comprende il Parco regionale delle Alpi Apuane e parte del Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, senza contare tutta una serie di requisiti da rispettare e di competenze da possedere.

La macchina di un CRAS, come quello di Marina di Massa, è infatti un apparato costoso, pur con il sostegno di molti volontari, tanto che il bando della Provincia ha richiesto al soggetto partecipante la gestione di un help desk telefonico 24 ore su 24 per la raccolta delle segnalazioni (da pubblicizzare sul territorio), personale volontario con provata esperienza e relativa copertura assicurativa, intervento diurno o notturno entro 24 ore dalla segnalazione di incidenti causati dalla fauna selvatica, mezzi idonei al trasporto, carta, carburante, disponibilità di un servizio o centro veterinario in cui ricoverare, somministrare terapie o intervenire chirurgicamente oltre che alimentare animali di specie diverse (dalla poiana al cinghiale, dal barbagianni alla tartaruga, dall’airone cenerino al capriolo, etc.) da riabilitare in spazi adeguati e voliere prima della loro possibile liberazione, uno o più veterinari disponibili, lo smaltimento carcasse degli animali che non ce l’hanno fatta nonostante le cure somministrate.

Ecco perché appare inspiegabile come 28.000 euro siano sufficienti per tutto. C’è da chiedersi se in tutta la Toscana le cose vadano allo stesso modo. La risposta è negativa perché, solo per fare un esempio, la Provincia di Siena per compiti analoghi stanzia 70.000 euroE’ quindi probabile che il Presidente Rossi, che passa per essere persona attenta e capace, non sia a conoscenza dei costi necessari per salvare gli animali selvatici, nel tentativo di tutelare una biodiversità sempre più a rischio che proietta sicuramente più dei cacciatori l'immagine dell'Italia in Europa.

Ma se il Presidente Rossi può non sapere tutto, stupisce che l’Amministrazione provinciale di Massa-Carrara abbia stabilito come, rispettando naturalmente il fisco e decine di leggi comprese quelle sulla sicurezza, quell'importo sia sufficiente per gestire gli oltre 700 animali recuperati nella provincia, lo scorso anno.

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La campagna su Facebook

Qualcosa però è accaduto. La convenzione con il CRAS, nonostante i riconoscimenti ottenuti dal 1992 ad oggi, non è stata rinnovata o meglio il CRAS ha ritenuto l’importo non adeguato ai costi da sostenere

Non si comprende al momento dove possano essere consegnati nel territorio provinciale gli animali selvatici recuperati, visto che il CRAS è l'unico centro dotato di una discreta organizzaione e risponde a quanto previsto dalla Legge 157/92 e dallo striminzito articolo 38 della Legge Regionale 12 gennaio 1994, n. 3 (meglio conosciuta come legge sulla caccia).

Il Presidente Rossi, nella sua mail indirizzata ai cittadini che avevano sollecitato un intervento a favore del CRAS di Marina di Massa, aveva assicurato “la continuità del servizio, che verrà comunque garantito”. Non ha spiegato in che modo questo possa avvenire e c'è quindi molta preoccupazione tra i volontari del CRAS che vedono non riconosciuta la professionalità e gli anni di sacrifici profusi.

Ma per capire quanto la Toscana, e l’Italia più in generale, sia lontana dall’Europa in merito a biodiversità e tutela della fauna selvatica, andiamo a Rotterdam, nei Paesi Bassi. Qui, come scrive EcoSeven, un team dei progettisti dello studio Openfabric, tra i quali Francesco Garofalo e Barbara Costantino, ha proposto uno studio, approvato dal Comune e dalle Aziende di trasporto pubblico, per sfruttare le fermate di bus e metro come rifugio adatto alla nidificazione di pipistrelli e altri uccelli selvatici. L’altra idea è quella di “unire le aree ecologiche utilizzando i 31,4 km di linee ferroviarie e gli oltre 90 km di linee tramviarie” come “corridoi green”.

Idee nuove che fanno capire, più di tanti discorsi, che per noi c’è ancora molta strada da fare, forse troppa. Nella tutela dell'ambiente abbiamo da imparare molto. Le scorciatoie non danno grandi risultati e neanche l'improvvisazione.

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