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Carl Schrade, il veterano dei lager nazisti

Un libro per la Giornata della Memoria. L’editore Donzelli pubblica la testimonianza di uno svizzero che ha vissuto per undici anni, dal 1934 al 1945, nei campi di concentramento nazisti. In Francia è già un caso editoriale.

Un libro per non dimenticare. Si intitola Il veterano e lo ha pubblicato, con saggezza, l’editore Donzelli. Sottotitolo: Undici anni nei campi di concentramento (1934-1945).

Il volume raccoglie le memorie di Carl Schrade, un commerciante svizzero che fu arrestato nel 1934 in un caffè berlinese per aver giudicato negativamente il regime di Hitler e visse undici anni in cinque campi di concentramento nazisti: Lichtenburg, Esterwegen, Sachsenhausen, Buchenwald e Flossenburg. Per il lungo periodo di internamento patito e la varietà dei luoghi detentivi conosciuti dal suo autore si tratta, senza dubbio, di un diario di grande valore che aiuta a comprendere meglio l’universo concentrazionario della svastica.

Nei lager Schrade rivestì anche vari incarichi, da impiegato d’ufficio a capo Block (dove si rifiutò sempre di adoperare violenza) fino a responsabile amministrativo dell’infermeria dei prigionieri. Riuscì a salvare numerosi detenuti distribuendo di nascosto medicinali e ricoverando malati malgrado il parere opposto del medico SS.

Carl Schrade fu tra coloro che tornarono vivi da quell’inferno e nel 1946 testimoniò nel processo di Dachau contro i crimini compiuti dai medici nazisti accusando in particolare, per le atrocità perpetrate nell’ospedale del lager di Flossenburg, il dottor Heinrich Schmitz (condannato a morte nel 1947 e giustiziato nel 1948).

Il sopravvissuto, nato a Zurigo nel 1896 e deceduto nel 1974 dopo una lunga malattia, mise nero su bianco la sua drammatica esperienza ed affidò poi i suoi ricordi all’amico e compagno di lager Jehan Knall-Demars, storico membro della Resistenza francese, che l’aveva accolto nella sua casa di Nizza. La storia di Carl Schrade è ora emersa per merito del nipote di Knall-Demars, Nicolas Quilici, che nel 2010 durante il trasloco ha ritrovato in cantina il prezioso e dimenticato dattiloscritto. In Francia, pubblicato dall’editore Fayard, è già un caso editoriale.

Nicolas Quilici ha rivelato: “Non appena terminata la lettura, sopraffatto dell’indignazione per la perfida sottigliezza delle atrocità che avevo scoperto, e cosciente del valore storico di questo manoscritto, ho ritenuto mio dovere da una parte onorare la promessa fatta a Carl Schrade da mio nonno, dall’altra rendere pubblico un documento che non arriva per riaccendere l’odio, bensì per testimoniare quello che è successo e che non dovrà mai ripetersi”.

“Durante il mio lungo internamento” scrive Schrade “ho potuto constatare diverse centinaia di volte che per il Terzo Reich la vita umana non aveva alcun valore…”. E continua: “Ho speso undici anni della mia vita, anni della mia giovinezza e delle mie forze fisiche mentali in questi crogiuoli di abietta miseria, ma le prove e le sofferenze che ho sopportato personalmente non sono niente di fronte a questo infinito numero di morti, a questa piramide iniqua e mostruosa che precipita nelle fiamme, morti cinicamente voluti dal più criminale dei tiranni contemporanei e dal suo regime diabolico, la cui bestialità non conosce limiti…”. Nel volume vi è la descrizione della vita nei lager e della barbarie dei servi di Hitler, belve (magari travestite da medici) che ridussero in schiavitù, umiliarono, torturarono e ammazzarono uomini, donne e bambini che avevano invece tutto il diritto di vivere liberi. Da Schrade giunge anche un invito a non abbassare mai la guardia: “La prima pietra della sicurezza resta la Vigilanza”.

Knall-Demars ha affermato: “Ciò che è assolutamente degno di rilievo è che nel corso della sua prigionia Carl Schrade non ha mai abdicato alla sua dignità, alla sua nobiltà, alla naturale bontà del suo spirito, sempre rivolto alla difesa dei più deboli e dei più piccoli. A più riprese, osò arrischiare atti e parole che potevano costargli la vita all’istante”.

Il libro è una rilevante testimonianza storica che rientra a pieno titolo tra le maggiori opere che documentano la follia nazista, responsabile di milioni di vittime.

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