• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Carcere: la marcia di Amnesty International a Cremona

Carcere: la marcia di Amnesty International a Cremona

In periferia, dove l'illuminazione è scarsa, il giallo brillante di Amnesty International accende la notte scura. È la sera del 21 gennaio, siamo a Cremona, in via Ca' del Ferro e già suona sinistro il nome della via in cui ha sede la Casa Circondariale.

D'un tratto il silenzio inanimato e un po' lugubre di un luogo che pare dimenticato dal mondo è rotto dal suono acuto e simultaneo di tanti fischietti: questo è il segnale convenuto tra gli attivisti del gruppo di Bergamo di Amnesty International per segnalare ai detenuti la presenza sotto ai cancelli del carcere di un piccolo raduno, una quarantina di persone che hanno a cuore i diritti umani e vogliono partecipare a una fiaccolata che porti simbolicamente da qui al centro della città i problemi del mondo carcerario.

I detenuti forse equivocano sul senso della nostra marcia e urlano qualcosa contro la polizia; ci dispiace, ma è facile immaginare che non abbiano letto le poche righe del quotidiano locale che annunciavano l'evento. C'è chi invece le ha lette e si è unito alla fiaccolata: qualche giovane, un magistrato, una candidata sindaco, il presidente dell'ARCI, ex volontari di Zona Franca da anni espulsi dall'Isituto e un'insegnante della scuola media: lavora dentro al carcere e le chiediamo che all'indomani si faccia nostra portavoce per spiegare il senso della marcia e la posizione ufficiale di Amnesty International, sempre più critica sul sistema carcerario italiano in cui il 40 % dei detenuti è in attesa di giudizio, il sovraffollamento raggiunge il 150/100 e le misure alternative sono concesse col contagocce.

Un'ora di cammino per 4 chilometri di strade via via più movimentate. Camminiamo in silenzio, i nostri messaggi sono affidati ai cartelli e, quando si fermano ai semafori, gli automobilisti cercano di leggerli per capire chi siamo e cosa significhi questo insolito corteo di persone tranquille e composte. Tra i pochi passanti di questa fredda sera invernale c'è chi scatta una foto.

Quando arriviamo in piazza del Comune le torce sono quasi consumate, ma ormai qui la luce non manca; una sosta simbolica che vuole rimarcare la finalità riabilitativa e volta al reinserimento sociale di ogni detenzione e infine l'arrivo al Teatro Filodrammatici dove sta per essere proiettato il bellissimo film “Levarsi la cispa dagli occhi”, girato da Carlo Concina e Cristina Maurelli nel carcere di Opera. La sala è piena e anche gli attori arrivati da lontano siedono in prima fila, inaccessibili, scortati dagli agenti, ma presenti, per la gioia di tutti. Suonano i musicisti dell'Orchestra dei popoli e la bravura del giovanissimo violinista rom seduce e convince più di ogni fondata argomentazione sul valore delle pari opportunità.

Poi si spengono le luci in sala e tutti veniamo condotti dentro ai laboratori di lettura e scrittura creativa di un luogo segreto e misterioso come il carcere. Alcuni dei protagonisti sono introdotti sullo schermo dalla scritta “fine pena mai” ma queste parole si intrecciano con le belle parole in prosa e poesia di quelle stesse persone, parole distillate come balsamo per sé e per chi assiste al film.

Siamo tutti trascinati in un viaggio che, prima ancora che dentro alle celle di un carcere, ci conduce dentro noi stessi, a misurarci con le nostre riflessioni sul senso della vita, le sue ombre e le sue luci, e quello che ci accomuna in quanto esseri umani risulta ora molto più evidente di ciò che ci divide.

All'uscita c'è il nostro banchetto dove chi vuole può firmare le petizioni per il premio Nobel Liu Xiaboo e sua moglie, scrittori entrambi e poeti, prigionieri di coscienza di un Paese che non sa ascoltare la sua voce migliore.

Giovanna Mosconi per “Segnali di Fumo – il magazone dei diritti umani”

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità