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Cantone: il vero Sblocca Italia è bloccare la corruzione. Italia maglia nera in Europa

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Indice di Percezione della Corruzione 2014 (particolare)
Transparency International Italia

ROMA. Non poteva capitare una giornata migliore per fare il punto sulla corruzione in Italia secondo l’Indice della Corruzione Percepita 2014 (CPI). le aperture dei maggiori quotidiani non sono mai state in sintonia perfetta come oggi, si va infatti da Mafia Capitale a Così corrompe la mafia di Roma, da Mafia la cupola di Roma al più acido La società dei magnaccioni, per arrivare al definitivo Crolla il Cupolone.

Titoli quasi in fotocopia come, almeno per l’Italia, la classifica annuale di Transparency International che analizza la corruzione percepita in 175 paesi, nel settore pubblico in generale... La notizia buona è che la posizione del nostro Paese non è peggiorata rispetto al 2013. In Europa siamo insieme a Bulgaria, Grecia e Romania in fondo alla classifica con un punteggio di 43 su 100, lontanissimi dai primi della classe: la Danimarca (prima anche nel ranking mondiale) con uno score di 92 e la Finlandia con 91.

Questi i nudi dati che il presidente di TI Italia, Virginio Carnevali,ha fornito durante la presentazione “Corruzione: quanto è diffusa e come combatterla” presso la sede di Unioncamere, che ha ospitato anche gli interventi di Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità Nazionale AnticorruzioneFerruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere, e Marcella Panucci, Direttore Generale di Confindustria.
 
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Virginio Carnevali, Presidente Transparency International Italia

Certo l’indice non è uno strumento perfetto ma la metodologia utilizzata è la medesima per tutti i paesi compresi nell’indagine e, come sottolinea Carnevali, seppure i dati non siano “freschissimi” e non tengano conto di alcuni risultati raggiunti dalla Legge 190/2012 e dall’ANAC, l’Autorità Anticorruzione, i casi di Venezia con il MOSE, di Milano con Expo e ora di Roma non sembrano proprio i segnali di un’inversione di tendenza quanto la punta di un imponente iceberg.

Non sembra altrettanto pessimista Raffaele Cantone. Per il presidente dell’ANAC, a capo di una struttura operativa dotata oggi di maggiori poteri rispetto al passato, gli italiani soffrono di catastrofismo, sempre colpiti più dai dati negativi che da quelli positivi. Come dimostra il caso Roma, c’è però un pezzo di Stato che fa il proprio dovere. Ma, aggiunge Cantone, quando si apprende che personaggi noti per un passato non esattamente esemplare, persino ex terroristi, interloquivano alla luce del sole con la politica, si capisce che abbiamo raggiunto un livello etico basso. Di sicuro, dalla corruzione i cittadini ricavano un grave danno economico, un vero e proprio furto che l’opinione pubblica spesso declassa al rango di furbizia tutta italiana ma che impoverisce tutti e non assicura risorse per fornire servizi a tutti. L’Italia perde inoltre credibilità agli occhi degli imprenditori esteri che non investono.
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Raffaele Cantone, Presidente Autorità Nazionale Anticorruzione
 
Il vero Sblocca Italia, secondo il presidente ANAC, è bloccare la corruzione. Le attività classiche di prevenzione o repressione non sono sufficienti a vincere una battaglia che deve essere anche culturale e alla quale è chiamata a dare un contributo la Confindustria, lavorando sui codici etici, in grado di fornire alle aziende “virtuose” che esprimono maggiore legalità un riconoscimento nella fase di partecipazione agli appalti. In questo scenario dove, conclude Cantone, “corruzione e mafia sono due facce della stessa medaglia”, servirebbe il contributo non ancora apprezzabile dei cosiddetti “whistleblower”, termine non traducibile in italiano ma il cui profilo è delineato nelle leggi 190/2012 e 114/2014, che si riferisce al pubblico dipendente che segnali illeciti di cui sia venuto a conoscenza nel suo lavoro e che “intenda rivolgersi all’Autorità e non alle vie interne stabilite dalla Pubblica Amministrazione di appartenenza”.

Pienamente d’accordo con Cantone è Marcella Panucci, direttore Generale di Confindustria, per la quale è interesse della sua organizzazione tutelare le aziende sane danneggiate da quelle corrotte e che vanno espulse. Meriterebbero però più attenzione, secondo Panucci, le centinaia di società partecipate dagli enti locali e regionali nelle quali proliferano i casi di corruzione e dove, come il caso Roma dimostra, appare evidente l’incrocio politica-criminalità comune.

Se l’arrivo di Cantone all’ANAC sembra aver impresso nuova linfa al fronte anticorruzione, anche Transparency International ha fatto un passo avanti offrendo ai cittadini il nuovo servizio ALAC, Allerta Anticorruzione, già utilizzato con successo in altri paesi.

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ALAC- Allerta Anticorruzione

Attraverso un portale dedicato, i cittadini che vorranno segnalare un caso di illecito o corruzione di cui sono venuti a conoscenza, potranno seguire, senza comunicare la propria identità, un percorso nel quale gli addetti di TI Italia li assisteranno gratuitamente nella valutazione del fatto oggetto della “denuncia”, indicando le strade possibili da seguire e i destinatari ritenuti più idonei per risolvere il caso.

Whistleblowing diventa sinonimo di una scelta coraggiosa per impedire che nel silenzio generale i cittadini onesti continuino a essere truffati da chi dovrebbe tutelare gli interessi di tutti.

Gli scandali ormai ripetuti fanno suonare l’ennesimo allarme per la residua credibilità di partiti e burocrazia complici in affari sporchi e in tangenti diffuse. Il rischio per la società italiana è che i cittadini migliori si allontanino sempre più dalla partecipazione politica attiva producendo un ulteriore declino economico e morale del nostro Paese.

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