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Calcio: razzismo da stadio

I cori e i saluti nazisti negli stadi in Italia sono una prassi costante.

Una specie di allegra carnevalata domenicale a cui si dedica al più qualche fasullo rimbrotto nelle trasmissioni del lunedì e la tipica rivalsa di tipo economico sulle società sportive, una multa da qualche migliaio di euro, ma solo se ci sono anche i graziosi cori razzisti che di solito accompagnano queste manifestazioni.

Poi, ogni tanto, càpita qualcosa di più grave - tipo un giocatore di colore che non le manda a dire o la comunità ebraica che fa la voce grossa - e allora per qualche giorno (o qualche ora) i toni si fanno più duri, la condanna più altisonante, le frasi si riempiono di accenti più roboanti.

 Per qualche giorno (o qualche ora); poi tutto torna come prima e gli idioti da curva sud, con il loro disprezzo per i “diversi” (ma diversi da che?), ricominciano con l’entusiasmo per le celtiche e le rune, la ritualità dell’homo militaris applicata a ventidue ragazzotti in mutande che corrono dietro a una palla, l’entusiastica forza del coro che fa sentire “popolo” anziché quella banda di decerebrati razzisti che in effetti si è.

In Italia i cori e i saluti nazisti sono una costante. A cui nessuno, sembra, è capace di porre rimedio. E così li abbiamo fatti diventare un evento naturale, di una natura un po’ maligna se vogliamo, ma irrisolvibile. A nulla vale l’allarme che chiunque abbia una testa per pensare lancia da tempo. Con quella gente ci vuole più decisione, perché sono fenomeni della “cultura” politica che devono essere stroncati sul nascere. E qui li abbiamo fatti nascere e poi anche crescere.

Invece la cosa è semplice da risolvere.

Un tifoso del Borussia Dortmund è stato beccato mentre urlava “Sieg Heil”, il saluto nazista, durante l’ultima partita di campionato. Identificato e allontanato dal servizio d’ordine, si è beccato dalla magistratura tre anni di interdizione da tutti gli stadi tedeschi, a cui il Borussia ha voluto aggiungere altri tre anni di interdizione dal suo stadio. Niente pallone fino al 2020 per un urlo nazista.

Da noi fioccano braccia tese (classiche o “alla Dieudonné”), bandiere con la svastica, cori e striscioni razzisti e compagnia cantando. E si fa una multa alla società. Così tutto rimane come prima, salvo la monetarizzazione del danno che fa bene solo alle casse dello Stato.

Invece basta poco per farli smettere. Basta farli stare a casa a salutarsi allo specchio. Dopo un po’ si sentiranno ridicoli e stupidi. Che è il primo passo per avere rapporto con la propria realtà.

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