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C’era una volta la scuola pubblica

Il 5 ottobre è stata la c.d. Giornata Mondiale degli Insegnanti, che dal 1994 si svolge ogni anno in questa data ove si commemora l’anniversario della firma collegiale delle “Raccomandazioni sullo Status degli Insegnanti”, stilata dall’ILO-UNESCO nel 1966 e aspira ogni anno a sottolineare il fondamentale ruolo degli insegnanti nel fornire un’elevata qualità di educazione, a tutti i livelli.

Sul sito del Ministero della Pubblica Istruzione, come voglio chiamarlo io, si legge testualmente che:

“La ripresa inizia con gli insegnanti”: questo il manifesto per l’edizione del 2010; l’istruzione, quale catalizzatore per la crescita e lo sviluppo, è essenziale per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Developments Goals) e per il raggiungimento dei target di “un’educazione di qualità per tutti entro il 2015”, così come affermato dall’organizzazione Internazionale dell’Educazione -I.E (www.ei-ie.org) che ricorda che "mancano 15 milioni di insegnanti a livello mondiale per raggiungere l'obiettivo di un'educazione di qualità per tutti entro il 2015", e che altri milioni di docenti lavorano in condizioni precarie, in classi sovraffollate e senza supporti didattici.
La Giornata Mondiale degli Insegnanti rappresenta una significativa presa di coscienza e un apprezzamento del contributo indispensabile che i docenti forniscono all’educazione e allo sviluppo; in tal senso la Giornata vuole anche ribadire il ruolo centrale dei docenti, mettendo in rilievo l’importanza degli insegnanti nel percorso di formazione, educazione e guida delle nuove generazioni".

Quante belle parole. Ma quanta mera ipocrisia. Perché la realtà dei fatti è nota a tutti. Precarietà diffusa e voluta dai governanti, tagli pesantissimi ed in tutto ciò il Ministero della Pubblica Istruzione si permette anche di fare del "sano" moralismo.

C'era una volta la scuola pubblica.

Quella Scuola che trova fondamento in determinanti articoli della nostra Carta Costituzionale. Vedi l'articolo 3, dove si sottolinea in particolare che "è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese"; vedi l'articolo 9 ove si legge che "la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico ed artistico della nazione", vedi l'articolo 30; il 33 dove si esplica che "l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento,l'articolo 34 ove si legge che "la scuola è aperta a tutti, l'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.", nonchè l'articolo 38.

Bellissimi principi, ma appunto parliamo di principi destinati a rimanere tali. Con i tagli posti in essere nella scuola pubblica, operazione attuata da decenni, quindi, anche da governi di sinistra o similari, succede che nella scuola praticamente manca di tutto dalla carta igienica, ai rotoloni di carta al sapone, ai banchi, alle sedie, alla carta per le fotocopie, ai gessi,tutti elementi determinanti per la funzionalità della scuola. Ma nello stesso tempo si spendono enormi cifre per comprare Lavagne Interattive Multimediali per l'innovazione della didattica in classe.

E' notizia di pochi giorni fa che a Barletta è permessa la pubblicità a scuola per diminuire l'impegno finanziario a carico dell'ente. Lo ha deciso la neocostituita Provincia di Barletta, Andria e Trani che al costo di 69,80 euro (Iva esclusa) ha messo a disposizione di sponsor privati le suppellettili delle sue scuole. In cambio del denaro le aziende potranno pubblicizzare la propria attività su una placca sistemata sugli arredi. Il bando è stato pubblicato sul sito della Provincia e scade il prossimo 30 novembre.

E' proprio a ciò che vogliono arrivare.



Tagliare i fondi alla scuola pubblica, per costringere i privati ad intervenire per salvare la funzionalità minima della stessa.

Si inizia con la carta, con i banchi, con le sedie, per poi arrivare alla didattica e quindi, alla selezione indiretta/diretta dei docenti stessi.

Tutto ciò sarà conciliabile con la nostra Carta Costituzionale?

Ovviamente no.

Questo bando è chiaramente sintomatico della situazione in essere e voluta dal sistema vigente. Con l'intervento dei privati si pone a rischio la libertà d'insegnamento, la libertà culturale e di formazione delle future generazioni.
Nel momento in cui si accoglie un solo centesimo dai privati è finita la libertà di essere scuola pubblica. Per salvarla deve rimanere essa stessa estranea al mercato ed a qualunque condizionamento da esso derivante.

I soldi ci sono.

Ripeto quanto scritto tempo addietro, perché non utilizzare i beni e fondi sequestrati alla mafia, e parliamo di milardi di euro, per la scuola pubblica? Basta una modifica legislativa alla normativa esistente e tali fondi possono essere gestiti anche dal Ministero dell'Istruzione oltre che da quello della Giustizia.

I soldi ci sono. Ma la volontà politica affermata e prevalente a livello istituzionale corre in altra direzione. Corre verso la via della piena affermazione del concetto di aziendalizzazione della scuola pubblica.

Spero di non esser costretto un giorno a dover raccontare ai più piccoli che in Italia un tempo c'era la scuola pubblica...

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