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C’è qualcosa di marcio in Cipro

Da anni la banche ci buttano di crisi in crisi, minacciando sempre più l'esistenza di milioni di persone senza colpa. Ora è la volta dei ciprioti, poi?

C’è qualcosa di marcio in Cipro. E forse non solo in Cipro, forse e probabilmente anche in giro per l’Europa e fuori di essa. In effetti la crisi cipriota ha una serie di aspetti perlomeno poco limpidi.

La prima cosa è che non è chiaro come e perché Cipro e le sue banche sono in crisi.
C’è chi la attribuisce agli stessi motivi di quella greca o di quella Usa e c’è che dice che la crisi deriva dall’aver Cipro aiutato la Grecia comprando i suoi titoli.

Chi sostiene questo dice che tutto deriva dal fatto che poi quei titoli, tramite un default non pilotato, ma mimetizzato dietro altro nome, ha provocato perdite enormi alle povere e generose banche dell’isola.
Il fatto è che, sia vera questa ipotesi o quella delle speculazioni sbagliate e dei troppi finanziamenti a rischio, la colpa è delle banche, anzi dei banchieri che hanno comunque sbagliato, mentre il piano, diciamo così, richiesto dall’Europa scarica tutto il peso su coloro che hanno depositi in quelle banche, sui titolari di quei depositi che sono a rischio per colpa dei banchieri e delle banche.

I proprietari di quei depositi nulla hanno fatto, nulla hanno commesso, nessuna colpa hanno. Neppure una colpa in vigilando o la colpa di una scarsa prudenza.

Da sempre l’investimento di tutto riposo o la custodia sicura dei risparmi è indicato nel deposito in banca.
Che altro potevano fare quei risparmiatori, piccoli risparmiatori?

Sarebbe più logico nazionalizzare le banche e poi, una volta risanate, rimetterne sul mercato le azioni e far rientrare con quella vendita, in tutto o in parte, i finanziatori del salvataggio.

E punire finanziariamente e penalmente i gestori di quei risparmi.
Intendo dire che, se pure poi si dovesse colpire con un prelievo forzato (forzato sì, perché forzoso?), le vittime di quel prelievo, tra la soddisfazione di veder rovinato l’autore della sua rovina e la speranza di essere risarcito, almeno in parte, subirebbe il colpo con minore rabbia. Con più disponibilità.

E forse capirebbe che l’alternativa è, purtroppo, perdere i risparmi completamente o quasi.
La seconda cosa poco chiara, forse marcia, è: dove erano le autorità di controllo mentre nasceva la tragedia? Come mai di queste immense perdite nessuno si è accorto prima? Non venivano presentati i bilanci oppure non si facevano controlli?

Di tutto questo dovrebbero rispondere i controllori che non controllavano e i politici che non si accorgevano del mancato funzionamento dei vari organi di controllo.

E dovrebbero risponderne civilmente e penalmente.
Insieme a tutti gli azionisti con quote superiori al 2-3% nell’azionariato bancario perché questi, specialmente se la banca è grande, non è un piccolo risparmiatore e non è neppure un risparmiatore: è un investitore e del suo lavoro fa parte anche controllare l’operato degli amministratori.

Per essere sicuro che non siano distratti come quelli di Cipro. O del Monte dei Paschi di Siena.
O come i politici che hanno permesso che la finanza divenisse nell’isola quella principale, quella che da cui derivava oltre lo 80% del movimento imprenditoriale. E detta così le colpe dei politici appaiono ancora più grandi.

Se poi si tiene presente che una delle principali banche cipriote, anch’essa in crisi, anch’essa da salvare, appartiene ad un capitalista russo, ad uno di quei russi protetti dall’intervento di Putin, uno di quei russi contrari all’imposta sui depositi e al rifiuto di prestiti russi a Cipro, appare evidente che l’esproprio suggerito, oltre ad essere un buon mezzo per produrre i fondi per il salvataggio, oltre ad agevolare la sopportazione dell’iniquo sacrificio dei veri risparmiatori, è moralmente lodevole.
Un’ultima cosa appare strana in Cipro.

L’Europa sperava nei giacimenti di gas trovati di recente nello spazio sovrano dell’isola, per poter alleggerire la propria attuale dipendenza dalla Russia nell’approvvigionamento di questo prodotto essenziale.
Perché si tratta di giacimenti abbastanza grandi da poter sostituire in modo significativo tale dipendenza.
Se questo è vero perché l’Europa o i singoli stati dell’UE non si fanno avanti per comprare quei giacimenti? O non lo fa un consorzio delle principali imprese energetiche europee?

In questo modo otterrebbero la diminuzione della temuta dipendenza, un prezzo più conveniente per il gas, contribuirebbero a salvare le banche di Cipro e a diminuire la pressione sull’innocente popolo cipriota.
Certo, dalla vendita totale o parziale di giacimenti in grado di ridurre le importazioni di gas russo a 500 milioni di europei, ci dovrebbe uscir fuori una somma abbastanza grande da dare un grosso contributo alla riduzione dei sacrifici chiesti ad un milione di ciprioti. E i ciprioti li hanno, in qualche modo, offerti ai russi che, però, al momento li hanno rifiutati.

Ma nessuno lo propone. Non si fa. Possibile che tra tanti politici, imprenditori, finanzieri, consulenti ed economisti nessuno ci abbia pensato?

Ma forse sì, forse, visto che nessuno lo propone, è possibile. 

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.74) 26 marzo 2013 18:09

    Mah... leggo cose giustissime e altre cose perlomeno strane:

    "I proprietari di quei depositi nulla hanno fatto, nulla hanno commesso, nessuna colpa hanno"

    Ma che c’entrano le colpe?

    Il fatto è che quelle banche sono fallite, quindi non sono in grado di restituire tutti i soldi che lì sono stati depositati, quindi i depositanti hanno già perso almeno parte dei loro soldi, il che non vuol dire che li hanno persi per colpa loro.

    Se altri, cioè la UE interviene per evitare il collasso di tutte le banche, è comununqe giusto che i cittadini della UE non spendano i loro soldi per garantire ai miliardari russi e altri evasori fiscali il 100% dei loro depositi.

     

    Chiarito che il principio è giustissimo, io non so se è giusta la misura, cioè se la perdita del 20% dei deposti over 100 000 euro sia poco o tanto, ma questa è altra questione, così come è altra questione la giustissima pretesa di individuare e punire i colpevoli.

     

    GeriSteve

  • Di GeriSteve (---.---.---.74) 26 marzo 2013 19:36

    perdite, non "punizioni":

    ANSA 12,47
    Le perdite per i correntisti con depositi di oltre 100 mila euro potrebbero arrivare a toccare il "40%". Lo ha detto il ministro delle Finanze cipriota, Michael Sarris, in un’intervista alla Bbc precisando che i controlli sui conti e i movimenti di capitale "si protrarranno per alcune settimane".

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