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 Home page > Tribuna Libera > C’è muro e muro: non confondere migranti e terroristi

C’è muro e muro: non confondere migranti e terroristi

Era ovvio che accadesse.

Prima si parla del cattivo Orban, astro nascente dell’idiozia europea populistico-razzista, e del muro che l’Ungheria ha eretto a tempo di record per “salvarsi” dai migranti (che in Ungheria, sia detto per inciso, non volevano affatto andarci a vivere, ma solo attraversarla per raggiungere le ben più allettanti città tedesche).

Da qui, dallo sdegno per il muro ungherese, comprensibile e condivisibile condanna di una politica dissennatamente feroce, all’elenco di tutti i “muri” da condannare perché divisori e nemici della pace. Quello che viene fuori alla fine è il solito calderone ideologico, dove non si distinguono le esigenze di sicurezza, in presenza di un terrorismo reale e praticato, dalla difesa di un territorio dall’arrivo di gente disperata in cerca di una vita migliore.

Mettere sullo stesso piano muri di un tipo e muri di un altro tipo - lo fa questa settimana su “leftUmberto De Giovannangeli, ex giornalista dell’Unità vecchio conio, con ripetute frequentazioni anche nella “nuova” Unità renziana e governativa - non è solo discutibile. È semplicemente orribile.

Così facendo il “muro” fra Israele e Territori palestinesi della West Bank - eretto a seguito della campagna di attentati contro la popolazione civile israeliana che ha fatto alcune centinaia di vittime e migliaia di feriti nei primi anni duemila - viene paragonato alle barriere che gli stati dell’ex area sovietica (e non solo) vanno costruendo in funzione antimigranti.

I terroristi (o i resistenti, se più vi piace) di Hamas, della Jihad islamica o delle altre sigle dell’estremismo (o della resistenza, se più vi piace) palestinese vengono messi sullo stesso piano dei siriani in fuga dalla guerra, degli eritrei in cerca di salvezza da un regime spietato o degli africani che cercano di non morire di fame.

Gente che attraversa mille pericoli e migliaia di chilometri in condizioni disumane per raggiungere la più esile possibilità di una vita minimamente decente è equiparata a quelli che, a torto o a ragione (come più vi piace) da decenni impostano la loro lotta politica in attività finalizzate a colpire cruentemente la parte opposta, civile o militare che sia.

Con il risultato catastrofico (sia detto per inciso anche questo) che è sotto gli occhi di tutti, fra l’altro, anche per la loro stessa parte politica.

Il risultato di questa sciagurata equiparazione “fra muri” è alimentare indirettamente quella speculare, sciagurata equiparazione tra migranti e terrorismo che viene agitata dalla destra più becera. Sfuggirà all’articolista di left, ma così facendo insinua la stessa cosa che un Salvini qualsiasi urla da anni.

I migranti invece non hanno mai portato sangue, morte e distruzione a nessuno, in nessuna parte del mondo. Perché chi emigra lo fa per garantire a sé e alla sua famiglia condizioni di vita più umane di quelle che si lascia alle spalle per mille motivi diversi. Se si sposta per compiere attentati si chiama terrorista, non migrante.

Victor Orban e quelli come lui, quando costruiscono muri, di fatto definiscono i migranti come terroristi e comunicano il terrore del migrante. Sono loro i terroristi. Quando De Giovannangeli equipara la barriera di sicurezza israeliana, che ha ridotto quasi a zero i morti per attentato fra la popolazione civile, al muro ungherese comunica anche lui, surrettiziamente, che migranti e terroristi sono la stessa cosa.

Tutto ciò non assolve Israele dalle sue responsabilità, dal mancato rispetto delle risoluzioni dell’ONU né tantomeno dalla sua violenza troppo spesso scriteriata, ma chiarisce un punto essenziale: c’è chi, in Europa, accoglie i migranti e c’è chi insinua che portino la morte.

Sarà meglio fare chiarezza su questa differenza. Soprattutto se si sta a sinistra.

(Foto: Mario Fornasari/Flickr)

 

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