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Brunetta tace dopo lo sciopero del 13 febbraio

"Quello organizzato dalla Cgil sulla riforma dei contratti non può essere definito un referendum".
 
Lo ha farfugliato il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, secondo il quale ’’i referendum nella Pa sono normali, ma sono agibili solo se partecipati da tutte le sigle sindacali’’. Peccato che la stessa teoria non valaga anche nella pratica della sottoscrizione dei contratti! Ha poi aggiunto mister br, in occasione del recente sciopero della Cgil, ’’siccome ha partecipato un solo sindacato, non lo considero tale’’. Purtroppo i risultati del referendum non danno adito ad alcun equivoco: i tre comparti del pubblico impiego (ministeri, parastato, e agenzie non economiche) che si sono espressi sull’accordo separato, hanno detto No al 94,6%. E la partecipazione allo sciopero del 13 febbraio ha registrato un’adesione di oltre il 60%. Dati parziali perché devono tener conto dei turni, per esempio, come negli ospedali, e che quindi richiedono un vaglio più accurato di quanto non faccia il ministro Brunetta, quando spara un’adesione al “7,94%”, cosa che dimostra ancora una volta l’orizzonte limitato del titolare del dicastero della funzione pubblica, che non sarebbe riuscito a vedere oltre neanche se fosse stato in piazza. Ma le bugie del ministro non finiscono qui. “Che fine ha fatto l’indennità di vacanza contrattuale di 160euro promessa dal ministro ora che tutti sanno che è di 80euro? Che fine hanno fatto gli aumenti dei dipendenti pubblici a gennaio? Forse agenzie fiscali e statali li riceveranno a febbraio, ma di certo non quelli dei comparti sanità, scuola ed enti locali”. E le agenzie fiscali sono uno dei tre comparti che ha bocciato l’accordo: una vera e propria elemosina, ridicola davanti al costo della vita, messa in busta paga con un contratto che umilia la professionalità di tutti i lavoratori del settore pubblico. Ci vuole ben altro! Un un contratto che restituisca rispetto e dignità a chi presta servizio nello Stato! Se, poi, mister br vuole davvero dimostrare che la posizione della Cgil non è rappresentativa convochi lui il referendum, con le stesse modalità previste per le elezioni Rsu. Ma il ministro tace. Preferisce glissare l’argomento, troppe risposte mancano all’appello. Non solo gli aumenti che non ci sono, ma anche la riduzione della pensione Inpdap che in alcuni casi è arrivata al 40% per ben 235.000 pensionati nella sola giornata del 16 febbraio, a causa dell’applicazione demenziale che l’Inpdap ha fatto della normativa sull’autocertificazione dei redditi dei pensionati. Quali provvedimenti il ministro intende prendere nei confronti di chi ha la responsabilità di questo clamoroso danno perpetrato ai danni di centinaia di migliaia di persone che sono sicuramente già in una situazione economica di grave difficoltà? Ma il ministro tace. Non ha neanche rilasciato commenti sulla proposta lanciata dalla Cgil di tassare i redditi oltre i 150mila euro, per due anni, a sostegno di pensioni e stipendi penalizzati dalla crisi!

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