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Brexit, l’ultima chance per fermarla sono le elezioni anticipate? Intanto il Regno Unito è ancora in Europa

Si continua a parlare dell'Inghilterra e del Regno Unito come se fossero de facto fuori dall'Unione Europea. Ma non è assolutamente così. Anzi, nel Regno Unito stanno letteralmente prendendo tempo per capire come, probabilmente, fermare quel processo che tramite un referendum "consultivo" il cui vincolo non è ancora oggi per nulla chiaro, sancirebbe l'uscita di Londra dall'UE. 

Certo, è vero che gli inglesi non hanno mai avuto l'euro, e che dall'Europa hanno avuto subito meno danni rispetto a quelli che ha subito l'Europa del sud. Proporre, ad esempio, l'uscita dell'Italia dall'Unione europea è impensabile, sia perchè vi è l'Euro, sia perché abbiamo un debito pubblico enorme, sia perché senza Europa saremmo già in stato di fallimento.

Che l'Europa della globalizzazione è pessima, del liberismo è pessima, è una questione abbastanza diffusa come senso di convincimento. Ma l'ideale di Europa va difeso, ed affermato, poiché ad oggi non si è affermato proprio per nulla, pensando ai diritti civili, ai diritti sociali, al contrasto delle diseguaglianze. Si è data priorità solo all'economica ed alle merci. Solo con una guerra civile o guerra diffusa all'interno dell'Europa sarà possibile uscirne. Ma penso che nessuna persona di buon senso vorrebbe vivere la catastrofe di una guerra. Il Regno Unito non ha ancora azionato l'articolo 50 del Trattato di Lisbona

Certo, è stato indicato il mese di marzo 2017 come quello possibile per l'avvio della procedura. Ma sarà realmente così? "Lo Stato che abbia deciso di lasciare l'Unione Europea ne deve dare notifica al Consiglio europeo, che formulerà orientamenti per la conclusione di un Accordo tra l'Unione europea e lo Stato in questione volto a definire le modalità del recesso, "tenendo conto del quadro delle future relazioni con l'Unione". Non è previsto alcun termine temporale per la notifica al Consiglio europeo della decisione di recesso, che spetta allo Stato membro interessato. A decorrere dalla data di entrata in vigore dell'Accordo di recesso, i trattati non saranno più applicabili allo Stato membro interessato. In mancanza di tale accordo, essi cesseranno di applicarsi due anni dopo la notifica al Consiglio europeo da parte dello Stato circa la sua intenzione di recedere. Il Consiglio europeo può peraltro decidere di prolungare tale termine, deliberando all'unanimità e d'intesa con lo Stato membro interessato (par. 3).

L'art. 50 non fornisce indicazioni sulla durata né sul numero delle eventuali proroghe. L'articolo 50 non fa neanche alcun riferimento esplicito alla possibilità di ritirarsi dal meccanismo di recesso o di revocare la notifica al Consiglio europeo, né pertanto esclude a priori tali eventualità.

La sensazione che sta maturando a livello "europeo" è che la palla verrà rimessa alla politica elettorale. Con una crisi di governo e politica ad hoc che porterà il sistema alle elezioni anticipate. Se vincerà chi vorrà dare seguito alla Brexit penso che vi sia poco da fare, ma se vincerà, cosa possibile, chi non vorrà la Brexit, cosa mai potrà accadere nel Regno Unito? Ed in Europa? Quello che è certo è che l'Unione Europea, ad oggi, sembra non aver proprio imparato nulla dal caso Brexit, e ciò è masochismo politico puro.

Marco Barone

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