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Bossi sapeva: indagato per truffa ai danni dello stato!

Il Senatur non poteva non sapere che i rendiconti erano gonfiati artificiosamente e permettevano al Trota ed al fratello Riccardo di beneficiare di una somma di tutto rispetto per le spese personali. Salvini: “Contro di noi, attacco bestiale”. La fine di una stagione politica e del celodurismo padano

Game over: la Padania non incanta più. A dire il vero, non aveva mai incantato fuori dal nord del paese, dove il Carroccio conquistava consensi basando la propria legittimazione sull’insofferenza del settentrione nei confronti del latrocinio di Roma ladrona.

Chi di spada ferisce, di spada perisce: ma non quella sguainata nelle rappresentazioni di Alberto da Giussano bensì quella dell’opinione pubblica che ha dapprima demolito la ben oleata macchina elettorale di Bossi e compari, tenuta in piedi esclusivamente dall’exploit di Tosi all’ombra dell’Arena.

Ormai il messaggio è andato perduto. Si percepisce un profondo scollamento tra l’elettorato leghista ed una dirigenza, macchiatasi di infamia, predicando bene e razzolando decisamente male.

Il Senatur paga la strafottenza che solitamente riconosceva ai meridionali: sì, è vero, forse Renzuccio si è lasciato andare a qualche spesa di troppo, ma Umberto, da bravo padre premuroso, probabilmente - ma questo saranno i giudici a stabilirlo - ha fatto finta di niente, firmando rendiconti gonfiati per permettere, ai rampolli in camicia verde, di appropriarsi di denaro pubblico. 

Adesso la musica è cambiata: il pensiero non va più, diversamente dai messi del tribunale che hanno notificato tre avvisi di garanzia in via Bellerio, indirizzati all’ormai ex leader del Carroccio, al Trota e al fratello Riccardo. Il Senatur è indagato per truffa ai danni dello statoi figli per appropriazione indebita. Niente male per un quello che voleva presentarsi come un partito di incensurati, onesti, lontani dalla tangente e dal tradizionale malcostume/luogo comune del politico che “ruba“. Pesa come un macigno quest’accusa, levata nei confronti del leone padano con la voce roca e dei suoi figliuoli scialacquatori, ai quali, secondo l'accusa, venivano riconosciuti circa 5000 euro al mese per le piccole necessità (il Trota investiva i 12.000 euro del consiglio regionale negli studi all’estero, in Albania mi pare, n.d.r…).

Non dev’essere un bello slogan elettorale nei confronti di chi magari ha recentemente perso il lavoro per colpa della crisi che stiamo attraversando.

L’europarlamentare Salvini pensa al complotto, vede una Lega sotto attacco dei magistrati: è terribile che ogniqualvolta si tratti di esercitare la giustizia in nome e per conto del popolo, si debba parlare di complotto e di attacco politico solo perché sul banco degli imputati ci sono gli stessi che fino a qualche mese fa erano sul palco elettorale. E’ il tradimento di un tacito patto di fedeltà, tra il rappresentante e il rappresentato. Sarà forse questa continua fuga dalle responsabilità che rende i politicanti formalmente irresponsabili per (tutte) le azioni compiute nel corso del loro mandato? Probabile. Si consideri inoltre che Salvini non ha esitato a chiamare in causa il turno di ballottaggi e a metterlo in relazione con le notizie relative al Carroccio: il tutto per coprire le falle del governo Monti e la questione finanziaria, per distogliere l’attenzione dai fatti che contano, dice. Con tutto il rispetto per Salvini ed il movimento che rappresenta, ci vorrebbero cento lauree Trotiane per distogliere l’attenzione dai problemi causati dalla gestione scellerata del governo Monti.

Roberto Maroni, neosegretario “in pectore”, inizia già a parlare da leader del movimento padano: non sposa le teorie complottiste di Salvini, ha fiducia nel lavoro dei magistrati e promette epurazioni. La Lega, dice Bobo, non tollererà ladri, faccendieri, ciarlatani: praticamente il numero degli iscritti rischia di ridursi ad una dozzina…

Facili ironie a parte, il prossimo candidato unico al congresso padano prova logicamente a ricompattare intorno a sé la creatura politica ormai distrutta da scandali e voti di protesta, ma è difficile che il risultato possa realizzarsi nel breve periodo, e ci auguriamo nemmeno nel lungo. La società italiana deve sperare in un rinnovamento complessivo del modo di intendere la politica, che non necessariamente debba passare per Grillo o chissà cos’altro, ma di certo non può continuare ad affidarsi ai partitocrati che hanno affossato il paese fino al livello in cui si trova attualmente.

La Lega ce l’ha ancora duro, come un tempo? Temiamo proprio di no… e qualora la risposta fosse sì, ci auguriamo che almeno il Viagra sia stato pagato con soldi non pescati dal salvadanaio dei rimborsi elettorali…

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