Bologna: i precari della scuola caricati dalla polizia alla festa del PdL

Ma come previsto ed annunciato non è venuta la sig.ra Gelmini: ha preferito evitare le contestazioni.
Ecco che in un manifesto volante si legge: "Gelmini assente... ditelo a Brunetta".
Ma i precari della scuola i centri sociali bolognesi il sindacalismo di base, semplici insegnanti erano presenti.
La cosa che impressiona maggiormente, ad un primo impatto per chi si recava per le vie centrali di Bologna, è l’imponente schieramento delle forze dell’ordine che "tutela" la festa del PdL in piazza XX settembre, all’inizio di via Indipendenza.
Un centinaio di manifestanti tra fischi e fischietti, cori e trombette provano ad oltrepassare la linea di confine tra il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero ed il divieto fascista di esprimere le proprie opinioni pacificamente in piazza.
Un gruppo di precari, situato innanzi al tendone del PdL mentre stava discutendo tranquillamente sulla situazione in essere, all’improvviso, senza nessun apparente motivo, viene spintonato dai carabinieri e polizia.
Ripeto il tutto così all’improvviso.
Il motivo reale è che non si poteva disturbare la festa del Pdl... Non si poteva contestare, non di doveva contestare.
Ma si contesta. Si protesta. Si manifesta.
Chiaramente è stata una vera e propria provocazione quella posta in essere da parte delle forze di polizia di stato del Pdl.
La tensione, inevitabilmente, sale, aumenta sempre di più. Ecco gli sguardi inferociti dei carabinieri che con i loro scudi spingono i precari lontano dalla festa del pdl. Si arretra di qualche metro, volano calci e spintoni da parte di chi dovrebbe tutelare il c.d. ordine pubblico il tutto gratuitamente.
Quindi, a Bologna, ancora una volta, è stato leso un diritto garantito dalla Costituzione, l’articolo 21. Ed ecco che gli insegnanti della scuola leggono più volte ad alta voce proprio l’articolo 21 della Costituzione.
Era una situazione surreale. Sembrava di vivere veramente il funerale dell’articolo 21 della Costituzione.
Quindi, tra gratuite provocazioni, città blindata, divieti di manifestare e protestare, lentamente si afferma ancora una volta lo stato presente delle cose, ovvero l’Italia è soggetta a grande repressione reazionaria ed autoritaria.
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