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Bologna è in vacanza

Eccomi qui a scrivere .

Eccomi qui ad immortalare su questo computer le sensazioni percepite in tale mattinata di agosto 2010. Giorno nove, lunedì.

Aspetto il solito bus per recarmi in studio. Ho timore di arrivare tardi visto che devo realizzare delle pratiche in scadenza. Il bus arriva ma come se niente fosse, quella stessa strada percorsa ogni giorno, questa volta è diversa.

E’ tutto così stranamente surreale.

Poco traffico, poche fermate. Praticamente arrivo in studio e neanche capisco come sia trascorso quel tempo.

Maledetto tempo.

Fino a due giorni addietro il caos. Solito caos di una città che tende ad essere identificata come city metropolitana. In realtà Bologna è un gran paesone. Stupendo paesone. Ma pur sempre un paesone.

Nella mia mente scorre il pensiero dell’articolo letto su internet dal titolo sei italiani su dieci non partono per le vacanze. Sarà vero?

Forse non a Bologna. Forse non in questi giorni.

Ma probabilmente saranno sensazioni. Mi reco in centro. Via Indipendenza sembra essere assonnata. Come una fanciulla che dopo una notte di amore fatica dal svegliarsi dal sogno reale appena vissuto. Non vuole svegliarsi.

Negozi chiusi, altri aperti, ma vuoti. Poche persone che camminano. Basta svoltare l’angolo ed entrare in una via parallela ed ecco il silenzio. Silenzio. Case chiuse. Finestre chiuse. Serrande chiuse. Come dire non disturbate la nostra quiete. Ed allora cammino piano piano per non disturbare il riposo di quelle case colorate che ogni giorno della settimana devono assorbire i nostri problemi.

Vedo volantini pubblicitari sparsi sotto i porticati delle case. Vedo anche una persona seduta sul ciglio della strada con la sua bevanda fresca a guardarsi intorno come smarrito. Non capisce. Non comprende.

Bologna è in vacanza.

Ecco piazza Maggiore. Gli operai si apprestano a smontare il mega schermo che ha allietato per qualche settimana le serate Bolognesi. Ma piazza Maggiore è vuota. Vuota.

Il tutto nel giro di pochi giorni. Anche meno. Dal caos tipico quotidiano al silenzio quasi sovrano disturbato dai passi di chi come il sottoscritto ha deciso di trascorrere il mese di agosto in città.

Bologna è in vacanza.

Rientro lentamente, sorridendo, in studio. Incontro casualmente un lavoratore che opera nello stesso stabile che ospita lo studio ove mi trovo in questo momento. I nostri sguardi si incrociano.

Sembriamo quasi essere infastiditi dalla nostra presenza. O forse dal fatto che il 9 agosto si è ancora in città . O forse dal fatto che si è turbata la quiete di una solitudine cittadina ricercata, trovata, ed ora a rischio? Poi rifletto e penso: che imbecille che sono a maturare questa idea.

Eccomi qui.

Eccomi a scrivere le sensazioni di una mattinata appena iniziata di una lunga giornata estiva in città.

Il mio pensiero in questo momento vuole andare a tutte quelle persone che hanno perso il lavoro,che lo hanno precario, che non possono permettersi una vacanza. A persone come quella incontrata in una sera Bolognese in un locale che cercava di ottener qualche spicciolo per mangiare. Diceva :" caz.. ho fame, ho sete. Voglio mangiare".

Il mio pensiero va a tutte quelle persone che vivranno la città in estate. La città in estate può essere una gran risorsa un gran momento di ritrovo con se stessi.
La linea che può separare dalla crisi depressiva è sottile. Occorre conferire un senso positivo anche al fatto che le vacanze non si possono fare. Incanalare questa ingisutizia, perchè è diritto di tutti il riposo ed il vivere la vacanza, verso la strada della lotta.

Ma non ora. Non in questo preciso istante. No.

Questi giorni in città devono essere vissuti in simbiosi con l’ambiente circostante. Con quella città che ogni giorno ti cattura nella sua frenesia.

 Ora si può vivere con lentezza...

Viviamo con lentezza questi giorni di non vacanza in città.

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