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Beirut Nocturne: una città come un’altra nelle foto di Giulio Rimondi

Beirut era famosa negli anni 60 come la Parigi del medio oriente per la sua ricchezza e la intensa vita notturna. Ma con il 1975 scoppia una intensa guerra civile che coinvolge profughi palestinesi e abitanti ebrei. Gli scontri si protrarranno fino al 1990, devastando la città, e da quel momento si alterneranno momenti floridi a recrudescenze belliche.

Una concisa introduzione per fare capire il significato del lavoro fotografico realizzato dal giovane Giulio Rimondi (nella foto), che a Beirut vuole restituire il suo aspetto di comunità viva, di città come un’altra. Volti, arredi urbani, frammenti di quartieri in bianco e nero delicati e onirici che ritraggono Beirut come una città di confine fra il medio oriente e la Francia raccontata dal cinema della nouvelle vague.

“Con questo lavoro non desidero caratterizzare la città” dice Rimondi “è solamente un tributo di affetto alla città dove vivo da cinque anni”. Giulio Rimondi ricorda il ritorno dopo tante ferite sofferte dalla città alla sua antica vocazione cosmopolita. “Non tutti gli abitanti di Beirut sono libanesi, ma partecipano molto attivamente alla vita della città. Potrebbe sembrare un reportage, ma non lo è perché non ha nulla di oggettivo”. E questo è confermato dal contrasto fra le “still life” degli oggetti e il dinamismo di alcuni ritratti.

foto di Giulio Rimondi

“Beirut è una città in divenire” continua Rimondi “e lo fa con una velocità impressionante. Gli scatti rappresentano proprio gli aspetti di una città che sta per mutare nuovamente attraverso un volto architettonico nuovo che si concilia con la poesia del passato, nella speranza, e forse nella convinzione, che non diventi una nuova Dubai". La freschezza, la spontaneità e la bellezza delle immagini di Rimondi sono in realtà il frutto di un lavoro vissuto con senso di responsabilità. “E’ stato un mettermi in rapporto con artisti e intellettuali che con maggiore esperienza e cognizione storica hanno descritto la città”

Foto di Giulio Rimondi

Cos’è Beirut oggi, dopo i periodi tragici vissuti in momenti alterni dalla metà degli settanta ad oggi? “E’ una metropoli, è di nuovo la Parigi del medio oriente. Una città vivibile ma condizionata dai contrasti interni che si preferisce mantenere taciuti”, una situazione simile a tante città segnate profondamente da guerre civili e scontri di identità. E viene da pensare ad esempio a certe città dell’ex Jugoslavia, dove l’equilibrio è mantenuto dal silenzio su quanto è successo.

“Beirut è un corollario di città. Un centro ancora pieno di Porsche e Ferrari parcheggiate e a due passi sorgono le baraccopoli. Questa diseguaglianza estrema favorisce ovviamente la discriminazione”. Una storia che ricorda quella di molte metropoli del cosidetto terzo mondo, ormai pronto a divenire primo senza aver risolto i problemi sociali di base. “Si, ma la storia che racconto comunque non ha nulla di politico. Forse qualcosa di storico”. E sicuramente di poetico.

Una foto di Giulio Rimondi

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