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Basilicata in scena. Craco, il set di Rosi

“Ma in questa terra oscura, senza peccato e senza redenzione, dove il male non è morale, ma è un dolore terrestre, che sta per sempre nelle cose, Cristo non è disceso. Cristo si è fermato a Eboli.”
[Carlo Levi, "Cristo si è fermato a Eboli"] 

Di fantasmi io a Craco non ne ho mai visti. Eppure lo chiamano il “Paese fantasma” o “la città morta della Basilicata”. Eppure i suoi abitanti sono vivi. Io sono viva. Un borgo, un paese è fatto di persone, di storie, di vite.

Craco vive oggi quotidianamente negli occhi dei bambini che dai loro genitori hanno “imparato ad amarlo”. Ancora. Vive nei racconti della comunità che ne conserva gelosamante e orgogliosamente la memoria.

Vive nei canti dell’emigrante, andato altrove a cercar fortuna. Vive nel presente di quei visi rugati, segnati dal tempo passato. Vive nelle fotografie storiche e nelle cartoline vendute ai turisti. Craco vive nei suoi film. Vive non rivive.

“La prima volta che ho fatto vedere il film fuori dall’Italia è stato a Chicago, ad un festival dove c’erano tremila persone. E io avevo paura, dicevo tra me e me “cosa capiranno questi, in America, a Chicago? I calanchi, le terre arse, i contadini, cosa capiranno? Ebbene, alla fine della proiezione piangevano tutti.” [Francesco Rosi]

È dal capolavoro dello scrittore Carlo Levi che Francesco Rosi sceglie Craco per girare “Cristo si è fermato a Eboli” nel 1979. Un viaggio nel mondo dei contadini del sud in epoca di regime fascista nel 1935 con un eccezionale Gian Maria Volontè che interpreta Carlo Levi, una straordinaria Irene Papas nei panni di Giula, l’ambigua domestica di Carlo Levi e una singolare Lea Massari nel ruolo di Luisa Levi, sorella di Carlo.

È la storia vera di Carlo Levi, del suo confino in Basilicata, della scoperta di una civiltà ai confini del mondo. Eboli da confine geografico diventa confine metaforico di un altro spazio, un altro vissuto. Mediatore tra Torino e Aliano, due mondi divisi da secoli di storia e da immobilità di spazi, Levi/Volontè conosce una nuova dimensione, una realtà fatta di gente dimenticata dalla civiltà e dal progresso dove neppure Cristo è disceso.

Forti le tematiche sociali, belle le musiche di Piero Piccioni, stupenda la fotografia. Il grande Rosi commuove lo spettatore, indaga i suoi personaggi con “primi piani” introspettivi e regala panoramiche suggestive di Craco e della Lucania. E qui le suggestioni non sono cinematografiche. Sono reali. Oltre a Craco, il film è stato girato ad Aliano, Matera e Guardia Perticara.

Meritatissimi il David di Donatello per il film e la regia, il Gran Premio al Festival di Mosca (1979) e il British Academy of Film and Television Arts Awards per il Miglior film straniero nel 1983.

Anche per Rocco Scotellaro, Craco può essere definito come il “set del più passionale e crudele memoriale dei nostri paesi.”

“Ma in questa terra oscura, senza peccato e senza redenzione, dove il male non è morale, ma è un dolore terrestre, che sta per sempre nelle cose, Cristo non è disceso. Cristo si è fermato a Eboli.” [Carlo Levi, "Cristo si è fermato a Eboli"]

E dietro la macchina da presa non c’erano fantasmi...

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