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Barbara Rosenkranz: aboliamo la legge che vieta il nazismo

Barbara Rosenkranz, candidata alla presidenza in Austria per il partito di estrema destra Fpoe, sostiene l’abolizione della legge che vieta il nazismo. La giustificazione di Barbara Rosenkranz è: la difesa del diritto alla libertà di opinione.

 Barbara Rosenkranz: aboliamo la legge che vieta il nazismo

La protesta ha sollevato proteste da tutto il mondo politico austriaco e una denuncia di un avvocato viennese per apologia di reato cui la Fpoe ha reagito con contro-denuncia per diffamazione.

Rendere legale il nazismo, una "teoria politica" che della libertà fece scempio e che, nelle intenzioni dei nuovi movimenti nazifascisti è rimasta tale e quale, in nome della "libertà di espressione" è una provocazione enorme alla società civile e democratica. Provocazione che deriva dalla troppa "indulgenza" che nel mondo occidentale si ha nei confronti delle teorie totalitarie. Teorie che, il più delle volte, si presentano mascherate da democratiche ma che richiamano alla memoria il passato più buio della storia europea. Basti pensare al razzismo insito in molti partiti di "destra". Razzismo che si manifesta, oggi come oggi, nella totale contrarietà all’islam e agli extracomunitari in genere.

La "ripresa" del fenomeno razzista in Europa è resa possibile, in prima misura, dalla perdita di identità ideologica sopravvenuta dopo la caduta del muro di Berlino e conseguente fine di quel comunismo dittatoriale che fu punto di riferimento ideologico di parte della popolazione europea. Inoltre, la perdita di consensi della socialdemocrazia nordica, con conseguente avanzata di partiti neo liberisti/cristiani, rappresenta la fine del modello sociale basato su rapporti equilibrati (welfare state) tra governo, industriali e dipendenti; modello che nasceva dalla necessità di dare al socialismo una connotazione più umana rispetto al comunismo dittatoriale.

La fine di questi due modelli "ideologici" e l’avanzata del liberismo (teoria economica) a creato un vuoto all’interno della società impossibile da colmare anche se, in teoria, dovrebbe essere colmato dall’ideologia liberale, ma che non avviene perché, il liberalismo stesso, è propenso a incentivare il capitale assoggettando il resto a esso; questo ha portato a credere che ciò che conta non sono i modelli ideologici ma unicamente l’economia; se l’economia va bene stiamo bene tutti, se va male ci "perdiamo tutti" (e non c’è niente di più falso).

Come è stato possibile tutto ciò?
Per passare da uno stato sociale dove diritti come la casa, il lavoro, la salute, la libertà di espressione erano al primo posto (e proprio perché sostenuti dai modelli ideologici), ad uno stato dove passano in secondo piano e comunque legati all’andamento dell’economia col consenso delle popolazioni, almeno la maggioranza, bisogna che i fautori abbiano sostituito i modelli "sociali" (ideologici) con modelli "economici". Questo è possibile spostando la collettività dal centro per far posto all’individuo - operazione resa facilmente possibile dai moderni mezzi di comunicazione di massa. Dove l’individuo è più soggetto ai ricatti economici mentre la collettività, in ragione della forza data dall’essere organizzata come società, lo è molto meno.

E’ facile, a questo punto, supporre che, in una società simile, l’individuo stesso perda quei valori tipici della civiltà umana e, in primo luogo, quello della solidarietà. Perciò, istillare nella popolazione idee razziste diventa cosa facile, se poi consideriamo che la necessità di un’identificazione rimane, comunque, la base della convivenza, si rende necessario spostare l’attenzione dalla solidarietà generalizzata a quella del gruppo di appartenenza.

Non bisogna però pensare che il razzismo sia un fine - il nazismo ne è un’eccezione - ma semplicemente un mezzo per il controllo delle popolazioni.

In questo quadro, la presenza di formazioni politiche di natura razzista "ufficialmente regolari", non è altro che uno dei tanti aspetti del liberismo.

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