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Banda larga italiana al 36esimo posto ma il governo latita

36esimo posto nel mondo per la banda larga italiana ma la Legge di Stabilità in merito resta molto al di sotto delle aspettative. 

Anche per gli italiani essere sempre connessi e navigare sempre più velocemente è un bisogno che diventa giorno dopo giorno essenziale. A questo proposito sono milioni gli utenti che provvedono a installare nelle proprie case linee adsl sempre più performanti, che mettono le offerte per la chiavetta internet più veloce a confronto, o ancora che acquistano smartphone con velocità di navigazione promessa fino a 4G.

Peccato, però, che proprio questa promessa spesso non sia affatto mantenuta dal servizio gestito dagli operatori telefonici e la banda larga italiana risulti tra le più scadenti d’Europa. Tenendo conto degli accessi alla rete da dispositivi fissi o mobile, infatti, il rapporto dell’International Communication Union, che calcola che l’indice di connettività dei Paesi del mondo, posiziona la penisola al 36esimo posto della classifica, ampiamente superata dalle vicine Germania, Francia e Gran Bretagna.

Lontanissima dalla Danimarca, situata al primo posto della graduatoria, la banda larga italiana è lungamente distanziata anche da Svezia, Islanda, Gran Bretagna, Norvegia, Olanda, Finlandia, Hong Kong, Lussemburgo, Giappone e Australia, oltre che dagli Stati Uniti, al 14esimo posto, e a Paesi come il Qatar, gli Emirati Arabi e le Barbados.

Anche in quanto a Paesi con maggior dinamismo, che hanno registrato cioè miglioramenti superiori alla media, l’Italia è dietro a nazioni come gli Emirati Arabi, le Fiji, Capo Verde, la Thailandia, l’Oman, il Qatar, la Bielorussia, la Bosnia-Erzegovina e, infine, la Georgia. Tra i paesi europei al di sotto del Belpaese, insomma, solo Croazia, Grecia e Lituania, oltre che le performance ancora peggiori di Repubblica Ceca, Portogallo, Polonia e Slovacchia.

Il problema, però, non è solo da imputare alle promesse tradite dei gestori di telefonia fissa e mobile. Più rilevante in questo senso si dimostra, infatti, la questione delle infrastrutture e il ruolo dello Stato nella messa a punto di uno scenario fertile per lo sviluppo delle telecomunicazioni e della banda larga italiana.

Se grandi sono le aspettative degli italiani scarse sono invece le risposte e le soluzioni proposte proprio di recente dalla Legge di Stabilità. Fondi e stanziamenti, oltre che incentivi per l’installazione della banda larga ai Comuni sono sì previsti dal decreto, ma ancora non in maniera e quantità decisive per un reale miglioramento delle prospettive di Internet e del digitale del Paese.

Ancora condannati a velocità di navigazione da 36esimo posto nel mondo, insomma, i web-user italiani dovranno momentaneamente rassegnarsi a servizi di qualità spesso opinabile e sicuramente da migliorabili e sopportare, nell’attesa di un vero investimento nella banda larga italiana, questa infinita serie di promesse tradite.

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