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Ballottaggi: c’è chi piange, chi gioisce e chi (quasi) sparisce

Adesso non si sa che fare: gioire perché Berlusconi ha perso o non gioire vista l’affluenza alle urne ulteriormente calante (che è un'espressione di volontà pure lei) o addirittura mettersi a piangere per certi risultati negativi?

Se le elezioni amministrative hanno un valore politico (e questo non lo dice mai nessuno a meno che non abbia stravinto alla grande) dovremmo dedurre che il centrodestra soffre molto più del centrosinistra per il governo dalle larghe intese.

Il che un po’ stupisce perché si dava per scontato (o almeno io lo facevo) che l’astio per Berlusconi, ma soprattutto per i “valori” così repellenti del berlusconismo e del suo mondo, fosse molto più insopportabile per la sinistra di quanto non fosse il contrario. Un errore, si direbbe.

Il fatto che il centrodestra abbia accettato di governare insieme ai “comunisti” (una categoria che ormai solo loro vedono nel loro approccio delirante alla società italiana) ha di fatto determinato una perdita di consensi per il PDL di portata tsunamica.

Tutti i capoluoghi di provincia da tempo immemorabile culla amorevole di governi locali targati Forza Italia o Lega (vedi Imperia, Viterbo e, ohibò, perfino Treviso) hanno da oggi un sindaco di centrosinistra. Oltre a Roma, Brescia eccetera, naturalmente. Nessuna delle maggiori città ha invece fatto il percorso inverso.

Questo significa che quel certo numero di elettori che ha deciso di andare a votare, è in massima parte - a volte consistente, come il 76 a 24% di Imperia o anche il 64 a 36% di Roma - su posizioni di centrosinistra. Motivo: senso di responsabilità più accentuato? Stomaco più robusto? Maggiore capacità di digerire l’indigeribile? O solo il fatto che molti sono ex democristiani e perciò storicamente adattabili ad ogni patto di governo?

Non saprei: di sicuro il governo delle larghe intese è stato presentato all’elettorato italiano come l’unico governo possibile per il PD dopo il niet di Grillo. E credo che ci sia del vero in questo anche se mantengo vivo in me il dubbio che non tutto sia stato fatto davvero per sondare strade alternative, anche se gli schiaffi affibbiati dal M5S in diretta streaming entreranno nella storia di questo paese come l'idiozia politica allo stato puro, quasi sublime. In ogni caso, visto il successo degli uni e la sconfitta degli altri, si direbbe che la gente ha creduto più agli uni che non agli altri.

Ad oggi quindi abbiamo un Perdente Allo Sbando Conclamato (la Lega, grazie anche ai voti leghisti finiti nel calderone a Cinquestelle dopo lo scandalo dei fondi pubblici finiti in tasche private), un Grandissimo Sconfitto, sembra anche nel voto siciliano (il M5S che è andato al ballottaggio solo in 3 comuni su 67, anche se di questi tre due li ha vinti - dopo aver perso un’altissima percentuale dei voti rastrellati tre mesi prima alle politiche), un Grande Sconfitto (il PDL che perde tutti gli scontri diretti di importanza nazionale) e un Medio (ma non piccolo) Sconfitto (il centrosinistra che vince perdendo, passo dopo passo, così tanti voti da rischiare il dissanguamento).

Ma che recupera però a Roma dove Ignazio Marino vince con oltre 664mila voti là dove Bersani alle ultime politiche ne aveva rastrellati solo 539mila: un recupero di oltre 120mila voti che chissà da dove vengono (Marchini? Cinquestelle?), ma che permettono comunque al PD di togliersi qualche soddisfazione.

L'altro aspetto è che l'alternativa, presentata come l'ondata inarrestabile dei cavalieri di Gengis Khan, e che molto ha entusiasmato, pare abbia già deluso. E ne paga le conseguenze anche in quella terra di Sicilia che aveva aperto la strada al trionfo dei Cinquestelle alla fine dell'anno scorso. Indicativo il fatto che ieri sera, giornata dei risultati, il blog di Grillo parla della guerra nel Mali (sic). Meglio guardare altrove, insomma.

La palma della vittoria va quindi al grande assente, l’elettorato italiano, che non si sente rappresentato più da nessuno (né dalla politica tradizionale di destra o di sinistra né dalla nuova antipolitica che poi tanto ‘anti’ non è).

Ci sono milioni di cittadini che non trovano più alcun appeal in nessuna delle offerte politiche oggi sul tavolo. Che è la situazione più pericolosa in assoluto per una democrazia tutto sommato così giovane come la nostra. E, nota bene, ho detto per la “democrazia” non per la sinistra o per la destra.

Quindi urge - mentre in Parlamento gli uni si trastullano con gli scontrini da rendicontare e gli altri giocano a fare i Padri Costituenti con un progetto di presidenzialismo di cui non frega un emerito piffero a nessuno - urge, urge, massimamente urge, un’assise di politici/intellettuali/studiosi/gente capace di proposte che trovino l’interesse e una corrispondenza di ‘amorosi sensi’ con il popolo italiano.

Amorosi sensi che hanno nomi noti: speranza per il futuro, equità, qualità della vita e senso di giustizia (che è un concetto un po' diverso da quello che ha in mente il redivivo di Arcore). Qui servono davvero dei Padri Costituenti, capaci di costruire una nuova cultura. Di sinistra, magari (e che non dimentichi molti dei temi del Movimento Cinquestelle che erano palesemente di sinistra)

Vi pare poco ?

Post scriptum: nella puntata "elettorale" di Otto e mezzo di ieri sera la bionda, morbida e suadente direttrice di youdem, Chiara Geloni, è riuscita nell'intento di ammansire il vampiresco direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, fino a farlo sorridere mansueto! Roba da non perdere.

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