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Attaccatevi al tram! Aumentano i prezzi del trasporto pubblico napoletano

Viaggiare con i mezzi pubblici in Campania diventa più caro e intanto il comune di Napoli invita i cittadini a non prendere l’auto.

Dal 7 marzo viaggiare con i mezzi pubblici in Campania sarà più caro. Con Delibera della Giunta Regionale n. 963 del 30/12/2010, approvata all’unanimità, la Regione Campania ha rimodulato i livelli tariffari massimi dei titoli di viaggio del consorzio UNICOCAMPANIA, prevedendo rincari del 20% sui biglietti di bus, tram e treni. Secondo quanto previsto dal nuovo piano tariffari il biglietto Unico Napoli che nel 2010 costava € 1,10 costerà € 1,32. Ma i rincari non interessano solo la città di Napoli ma l’intera Regione.

Soffermiamoci sulla fascia U2 (quella che comprende tra gli altri Bacoli e Monte di Procida): i rincari anche qui saranno del 20% con i viaggiatori che per andare a Napoli saranno costretti a pagare € 2.16 contro € 1.80 del 2010. I rincari interesseranno anche gli abbonamenti mensili (si passa da € 48,20 a € 57,84) e per quelli annuali (da € 420,10 a € 504,12).

Ma quali sono le motivazioni di tali rincari? Secondo quanto previsto dalla suddetta delibera “le tariffe per il trasporto pubblico di interesse regionale e locale sono, all’inizio di ogni anno, automaticamente adeguate secondo il meccanismo del price cap (individuazione del prezzo massimo) e comunque in misura non inferiore al tasso programmato di inflazione per l’anno di riferimento”

Ma non solo. L’aumento dei consti del biglietti è dovuto anche “alla limitatezza delle risorse finanziarie regionale” per l’anno 2011, “nonché alla contrazione dei finanziamenti statali”.Insomma i soldi non ci sono o peggio sono spesi male e a rimanere “ a piedi “ dovranno essere i cittadini.

Tutto questo “sia al fine di garantire il mantenimento del sistema, sia al fine di sostenere i servizi minimi, quantitativamente e qualitativamente sufficienti a soddisfare la domanda di mobilità”. Ma quali sono i “servizi minimi” che dovrebbero essere garantiti?

Certamente non quelli che vengono oggi offerti in Campania, basti pensare alla Ferrovia Cumana che per coprire meno di 20 km impiega oltre 45 minuti, senza considerare le condizioni in cui si trovano a viaggiare gli utenti, costretti a fare i conti con ritardi che sono all’ordine del giorno e con mezzi che andrebbero sicuramente rottamati.

Dunque si chiede un aumento del prezzo del biglietto senza che a questo corrisponda un miglioramento del servizio reso al cittadino, per colpa della cattiva amministrazione del sistema. Un assaggio di federalismo. “Ben vi sta!” direbbe Tremonti (e non avrebbe tutti i torti se non fosse stato proprio lui a tagliare i fondi per il trasporto pubblico).

Ma non è tutto. Non più di due mesi fa il comune di Napoli con ordinanza n. 35 del 30 dicembre 2010 ha stabilito il “rinnovo del dispositivo di limitazione programmata del traffico esteso all'intero territorio cittadino fino al 31 dicembre 2011” per contenere “i rischi per la salute umana connessi al livello delle concentrazioni di PM10 in atmosfera” ma anche per “rilanciare il trasporto pubblico, per favorire un consapevole utilizzo delle risorse e per sviluppare comportamenti virtuosi e ambientalmente compatibili”. Insomma da una parte si invitano i cittadini a non usare l’auto, dall’altra si aumenta il costo del biglietto dei mezzi pubblici.

Una politica davvero degna del celebre protagonista del libro di R.L Stevenson, Dottor Jekyll e mr. Hyde.

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