Ashraf Fayadh non può morire per avere scritto poesia
Ashraf Fayadh artista e poeta palestinese di 35 anni vive, o almeno cerchiamo che possa vivere, in Arabia Saudita: a novembre del 2015 è stato condannato a morte per apostasia. Nei primi mesi del 2014 era stato condannato a quattro anni di carcere e 800 frustate, un uso "normale" della pena in quel Bel Paese ricco però di petrolio.
Eh si, ha osato scrivere poesie intrise di ateismo e versetti beffardi del Corano in pubblico, anche se lui l'ha negato e la punizione è che sia decapitato come si usa in Arabia Saudita. Le autorità saudite, secondo Amnesty International, hanno già fatto fuori 151 persone nel corso del 2015.
C'è anche da dire che nel corso del processo che seguì, il procuratore accusò Ashraf Fayadh di «relazioni sessuali improprie con persone del sesso opposto» - sulla base della scoperta di foto di donne sul suo cellulare - con una conseguente sentenza a quattro anni di detenzione e 800 frustate. Le foto divennero un capo di accusa sebbene, per il poeta, fossero di «donne vestite».
Fra i versetti di Ashraf Fayadh tradotti in Occidente vi sono quelli in cui definisce il petrolio «incapace di fare del male a eccezione delle tracce di povertà che si lascia alle spalle», descrive l’anziano nonno «come una persona a cui piaceva stare in piedi, completamente nudo» e parla di «danzatrici seducenti» per affermare anche che «i profeti si sono ritirati e aspettarli è oramai inutile». Per il giudice del tribunale saudita si tratta di strofe «malefiche» e ha così dato luce verde alla pena di morte, senza tuttavia indicare la data dell’esecuzione.
Su internet è partita la campagna #freeAshraf e in molti, tra organizzazioni e artisti, si sono mobilitati per chiedere la grazia per il poeta palestinese. Tra loro anche Sevag Kechichian, ricercatore sull’Arabia di Amnesty: "La sentenza di morte dopo un processo farsa ai danni di Ashraf Fayadh è un’ulteriore dimostrazione di come le autorità del regno intendono piegare i diritti umani ai loro bisogni privati".
In questo post alla fine, pubblico anche alcune sue poesie. Vi chiedo di firmare la petizione "Re Salman bin Abdelaziz al Saud, Arabia Saudita: Libertà per il poeta #AshrafFayadh": abbiamo ancora alcuni giorni di tempo.
Ashraf Fayadh non può morire per avere scritto poesia. Restiamo vivi e umani.
Doriana Goracci
Asilo: Stare in piedi in coda alla fila.
Ricevere un boccone di pane.
Resistere! Qualcosa che tuo nonno era solito fare.
Senza saperne la ragione.
Il boccone? Tu.
La patria: Un documento da mettere nel portafoglio.
Denaro: Carta con sopra immagini dei leader
La foto: Il tuo sostituto previo tuo ritorno.
E il ritorno: mitologica creatura… uscita dai racconti di tua nonna.
Fine della prima lezione.
Ignorerò l’odore del fango, e il bisogno di ammonire la pioggia, e il fuoco che da allora m’imperversa in petto.
O di spazzare via le gocce di nebbia dai tuoi petali rossastri
O di abbassare il livello di ossessione che mi schiaccia se mi accorgo che non mi sei accanto in quel momento
E non lo sarai… Quando sono costretto a giustificare la mia posizione davanti al silenzio punitivo della notte
Fare come se la terra fosse muta, mentre la vediamo in distanza, e che tutto quel che tra noi è avvenuto non fosse altro che un brutto scherzo spinto troppo oltre!
Delle parole evaporate tanto in fretta dalla dal mio greve dolore?
Dei nodi che mi sono stati posti in petto come alghe morte?
Ho scordato di dirti che ci siamo abituati all’assenza (tecnicamente parlando)
E che le speranze hanno perso la strada per i tuoi desideri
E la mia memoria è roccia che subisce l’erosione.
Che sono ancora a caccia della luce, non per vedere, ma perché il buio fa paura… anche se ci siamo abituati!
Basteranno le mie scuse? Per tutto quel che avvenne mentre cercavo d’inventarmi scuse convincenti.
E affermare che ho dormito bene.
Ho dovuto stracciare le domande
Che sono giunte in cerca di fondamento, per avere risposte convincenti.
Le domande che, per motivi molto personali, sono giunte dopo il crollo del punto di domanda.
Spazza via quel mucchio polveroso di parole e respira a fondo.
Ricorda quanto ti ho amata e come il tutto si mutò in cortocircuito che avrebbe potuto causare un enorme incendio… in un magazzino vuoto!
Traduzione italiana di Chiara De Luca dalla versione inglese di Mona Kareem. Mona Kareem è una poetessa e scrittrice apolide originaria del Quait. Ha pubblicato due raccolte poetiche in arabo ed è attualmente dottoranda presso il Dipartimento di letterature comparate dell’Università di Binghamton.
video https://www.youtube.com/watch?v=n4Htedl4DjE
riferimenti:
https://www.hrw.org/news/2015/11/23/saudi-arabia-poet-sentenced-death-apostasy
http://irisnews.net/ashraf-fayadh-poems-poesie/
petizione http://snipurl.com/2acklt6
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