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Arsenico. Quando la salute si perde in un bicchiere d’acqua

Di sicuro non correremo rischi con il vino di sambuco corretto all'arsenico diventato famoso nel film di Frank Capra “Arsenico e vecchi merletti” perché sarà invece solo e semplicemente l'acqua, l'elemento che molti cittadini italiani dovranno temere di più. E soprattutto se risiedono in alcune regioni e nella provincia di Viterbo in particolare.

A dirlo è una ricercatrice oltre che medico dell'ISDE, l'Associazione medici per l'ambiente, vincitrice del Premio Donne Pace e Ambiente Wangari Maathai per la sezione Acqua, Antonella Litta.

L'occasione per parlarne è qui a Civitavecchia, nel quartiere periferico della Borgata Aurelia, al confine con il comune di Tarquinia, che lamenta da sempre la presenza superiore ai limiti di legge dell'arsenico nell'acqua, dichiarata non potabile e neanche utilizzabile per lavarsi, secondo un'ordinanza dello scorso anno. Eppure, come afferma il Forum Ambientalista, organizzatore della manifestazione, le bollette sono regolarmente pagate dai cittadini che pensavano si potesse risolvere tutto con un semplicissimo dearsenificatore, promesso ma mai arrivato.

Ma è davvero così nocivo l'arsenico anche in dosaggi di qualche microgrammo per litro?

Certamente sì, ma solo l'Italia, unico fra i paesi europei, ha continuato a fare deroghe sui limiti ignorando – sottolinea Antonella Litta – la direttiva europea del dicembre 2004 in cui si riconoscono arsenico, nickel, cadmio e alcuni IPA (idrocarburi policlicici aromatici) “agenti genotossici e cancerogeni per l'uomo”. E per fugare qualche residuo dubbio in quanti sono ancora convinti che gli etruschi bevevano quell'acqua senza problemi, oggi è certo che “non esiste neanche una soglia identificabile al di sotto della quale queste sostanze non comportino un rischio per la salute umana”.

Noi siamo l'acqua che beviamo e quella che hanno bevuto i nostri antenati” si legge in una slide proiettata sullo schermo ma anche questo è un fatto ignorato dalla maggioranza degli uomini che pensano ad una miracolosa rigenerazione dell'acqua nelle viscere della terra, a prescindere da quello che ci finisce dentro, solventi, pesticidi o diossine e simili.

Niente si dissolve nel nulla, tutto finisce da qualche parte e con sette miliardi di abitanti, in crescita, tutto diventa estremamente preoccupante, non solo in Italia ma sul pianeta. Ma l'acqua è sicuramente un elemento indispensabile e insostituibile da quando l'uomo ha fatto la sua comparsa sulla terra. Basterebbe considerare – ricorda Antonella Litta – che un embrione è fatto per l'85% di acqua, un neonato tra il 75 e l'85% e un uomo tra il 65 e il 75%. E quello che entra nella nostra alimentazione contiene percentuali altissime di acqua. Frutta e verdura arrivano al 95%, il latte all'88% ma anche il pane arriva anche al 40%. Questo significa che l'acqua che contiene arsenico finisce anche nei nostri alimenti quotidiani aumentandone esponenzialmente i rischi nel consumo.

Ma a sostenere l'estrema nocività dell'arsenico c'è anche il supporto della più famosa pubblicazione medica mondiale The Lancet, che ha dimostrato la stretta correlazione tra arsenico e tumori del polmone, della vescica, della cute, del rene, senza contare gli effetti sul DNA e quelli epigenetici che agiranno nelle prossime generazioni.

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Lancet, maggio 2009

25.000 nuovi casi di tumore ogni anno nel Lazio non sono esattamente numeri da sottovalutare in un contesto dove Civitavecchia, tra centrale a carbone, porto con navi da crociera da 4-5000 passeggeri ciascuna e depositi costieri, ha il primato regionale.

L'incontro ha anche visto la partecipazione del Comitato Prato Cecco di Bassano Romano, un paese in provincia di Viterbo, che qualcosa ha a che fare con Civitavecchia. Risulta infatti che vi sia una discarica, dismessa da qualche decennio, che non è stata ancora bonificata nonostante la Regione Lazio lo abbia definito sito di alta priorità. Il percolato è quindi in grado, a distanza di anni, di inquinare le falde acquifere e anche il fiume Mignone, utilizzato in parte per l'approvvigionamento idrico del comune laziale.

Da sinistra: Simona Ricotti (Forum Ambientalista), Maurizio Puppi (Cittadini Borgata Aurelia), Antonella Litta (ISDE-Medici per l'ambiente)

Nella fase di chiusura della manifestazione il Forum Ambientalista insieme al Comitato dei residenti, in considerazione dei forti disagi personali e dei costi economici notevoli sopportati, ha preannunciato la presentazione di una diffida che sarà consegnata al Commissario prefettizio cui è affidata la gestione del comune in attesa delle prossime elezioni. In caso non vengano avviati i lavori per la messa in esercizio del dearsenificatore, i residenti si rivolgeranno alla Procura della Repubblica.

 

Ma di arsenico si continuerà a parlare anche a Viterbo, all'Aula Magna dell'Università della Tuscia, il 10 dicembre prossimo nel convegno Arsenico: aspetti biomedici, agroalimentari e idrogeologici. Interverrà il professore Fabrizio Palitti, coordinatore del progetto “Effetti genetici, immunologici, e metabolici dell’esposizione cronica all’arsenico nell’uomo (carta d’ identità dell’arsenico)”. Presenteranno relazioni su aspetti specifici anche ricercatori dell'Istituto superiore di sanità, di ARPA Lazio oltre che dell'università viterbese.

C’è tuttavia un interrogativo che rimane spesso senza risposta: se gli effetti dell'arsenico sono sufficientemente noti non sarebbe bene concentrarsi sui mezzi per limitare i danni sulla salute, aumentando i controlli sull'intera catena alimentare ed avviando lo screening delle popolazioni interessate ed in particolare dei bambini?

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