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Appello al popolo del 57%

Molto scioccamente (o molto furbescamente) Napolitano fa appello ai partiti affinché facciano pulizia al proprio interno, e la cosa suona come un appello agli squali di diventare vegetariani.

Contemporaneamente bacchetta severamente i “demagoghi” e gli “antipolitici”, come se proporre l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, limitare a due le legislature oltre le quali si è ineleggibili, chiedere al Parlamento di fare una legge per buttare fuori i condannati, sia antipolitica e non già regole indispensabili di salute pubblica per riportare la politica ad una credibilità da tempo perduta.

Se io fossi Grillo (che poi è l’unico destinatario dell’indignazione presidenziale) non mi contenterei di un (temutissimo) 10%, ma farei appello a quel 57% di italiani che, votando contro il governo di Berlusconi che voleva mantenere la legge ad personam per restare impunito, contro l’acqua privata e il nucleare, ha scritto la fine politica del dittatore-sultano, per dire loro:

 “Voi (57%) avete dimostrato di non essere sudditi e avete deciso il destino di chi sembrava inamovibile. I partiti politici (TUTTI) sono disposti a cambiare facciata e nome, ma direttamente o indirettamente saranno gli stessi a comandare e a spartirsi il potere, la RAI, i contributi pubblici.

Voi, 57%, li dovete costringere a cambiare strada nell’unico modo conosciuto in democrazia, togliendogli il voto alle prossime elezioni politiche che devono diventare un referendum propositivo che si può così riassumere: date al Movimento 5 Stelle la maggioranza assoluta dei voti per poter legiferare sui punti che cancellano i vecchi partiti (abolizione finanziamento pubblico ai partiti, 2 legislature e poi a casa - retroattivo, ineleggibilità per i condannati in primo grado, nuova legge elettorale). Fatte queste leggi il Movimento 5 Stelle garantisce l’immediato ritorno alle urne con le nuove regole”.

Caro Grillo, pensaci! Napolitano dovrà riconoscere in te un salvatore della patria e della democrazia e ammettere che lui è un vecchio trombone sfiatato, difensore vero dell’antipolitica.

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