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 Home page > Attualità > Istruzione > Annullata la tassa sulle borse di studio: il no della Camera

Annullata la tassa sulle borse di studio: il no della Camera

E' di pochi minuti fa il verdetto della Commissione Finanza della Camera riportato dall'Ansa:

 La Commissione Finanze della Camera ha approvato un emendamento al dl fiscale che esenta le borse di studio. Lo riferisce Maurizio Bernardo del Pdl a margine dei lavori. In Senato era stato invece deciso che si pagassero tasse sulle borse di studio superiori agli 11.500 euro. Questa norma ora è cancellata

Quali erano le disposizioni che da qualche giorno avevano creato scalpore nel mondo dell'Università e della ricerca a seguito dell'approvazione in Senato risalente al 4 aprile del maxiemendamento “recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie” (ddl 3184), il quale avrebbe introdotto la tassazione dell'IRPEF sulle borse di studio superiori agli 11mila 500 euro annui?

Per comprendere di cosa si trattava leggiamo direttamento le modifiche al dl n.16/2012 che il suddetto emendamento avrebbe introdotto all'art. 3, comma 16 ter e quater:

16-ter. Al testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 52, comma 1, alla lettera a-bis) è premessa la seguente:

«a.1) le somme di cui alla lettera c) del comma 1 dell'articolo 50 concorrono a formare il reddito per la parte eccedente 11.500 euro»;



b) all'articolo 13, comma 1, alinea, dopo le parole: «50, comma 1, lettere a), b),» la parola: «c),» è soppressa.

16-quater. Le somme da chiunque corrisposte, a titolo di borsa di studio o di assegno, premio o sussidio per fini di studio o di addestramento professionale, per gli importi eccedenti l'ammontare indicato nell'articolo 52, comma 1, lettera a.1), del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, costituiscono reddito ai sensi dell'articolo 50, comma 1, lettera c), del medesimo testo unico, anche in deroga alle specifiche disposizioni che ne prevedono l'esenzione o l'esclusione, ferma restando l'applicazione dell'articolo 51, comma 2, lettera f-bis), del predetto testo unico.

[Qui l'analisi normativa dei commi]

Questo avrebbe voluto dire che le borse di studio il cui ammontare fosse stato superiore agli 11 mila e 500 euro annui sarebbero state considerate reddito da lavoro dipendente e che sarebbe stato calcolato l'ammontare della tassa IRPEF sulla somma eccedente (e solo su quella) i suddetti 11mila e 500 euro. Ciò avrebbe comportato di conseguenza che le categorie maggiormente penalizzate sarebbero state quelle dei medici specializzandi i quali attualmente percepiscono circa 25 mila euro lordi all'anno (attualmente esenti dalle tasse) e che, stando al calcolo percentuale, avrebbero subito un prelievo mensile di circa 300 euro, pari al 23%. Accanto a loro sarebbero stati ugualmente colpiti tutti i dottorandi di qualsiasi Facoltà la cui borsa di studio ammonta ad una cifra superiore a quella indicata dalla norma, sebbene la tassazione avrebbe avuto un peso decisamente inferiore o tendente allo zero.

Francesco Vitucci, segretario dell'ADI (Associazione Italiana dottorandi) aveva dichiarato che i dottorandi sarebbero stati più colpiti perché costretti a "diventare quindi dei lavoratori, non più a carico del nucleo familiare con la rinuncia a tutte le tutele per gli studenti, pur essendo considerati da tutti come studenti. Oltre al danno la beffa, dunque. Allora delle due l'una: o riconosciamo che i dottorandi siano dei lavoratori a tutti gli effetti oppure evitiamo di tassarli. Questa diventa una questione di principio. L'esclusione dei dottorandi di ricerca dalle maglie di questo provvedimento deve essere riconosciuta come una priorità".

Il punto della questione dunque era questo: se le borse di studio fossero state considerate reddito, allora i borsisti avrebbero dovuto essere considerati lavoratori ed avere quei diritti che competono appunto ai lavotori, ivi comprese ferie, maternità e tredicesima.

In particolare ai medici specializzandi, i quali avevano indetto una due giorni di sciopero per oggi e domani che sarebbe culminata con una manifestazione a Montecitorio, vengono richieste competenze e affibiate responsabilità che vanno ben oltre quelle di uno studente in formazione.

Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Cultura, e Alberto Fluvi, capogruppo Pd in commissione Finanze aveva fatto sapere poche ore fa che erano riusciti ad "ottenere un passo indietro sulla irragionevole tassazione delle borse di studio inserita al Senato" a seguito delle proteste sollevatesi all'unanimità dell'intero mondo della politica e della cultura.

Adesso, a quanto pare, possiamo comunicare la notizia che le proteste per una volta sembrano essere state ascoltate.

E' essenziale ribadire saldamente il principio che le borse di studio non possono e non devono essere tassate per garantire quel diritto allo studio ormai costantemente violentato in un Paese in cui la ricerca, in tutti i settori è già ampiamente penalizzata e già presenta le condizioni e le retribuzioni tra le più svantaggiose d'Europa.

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